I numeri dicono

rami-milanStagione conclusa e come ogni anno è tempo di bilanci. Finora ci siamo “limitati” a dire che il Milan da quando è arrivato Seedorf è migliorato, lo dice la classifica. Nessuno però si è veramente soffermato ad analizzare i numeri e a scoprire come è migliorato, in cosa è migliorato, dove invece è peggiorato. Ci siamo qui noi a colmare queste lacune.

Con l’arrivo di Rami, Taarabt, Honda e Seedorf e con la partenza di Nocerino, Niang, Matri e Allegri, si sono visti dei cambiamenti ma non dove ci avevano assicurato sarebbero arrivati. Molti addetti ai lavori, tantissimi tifosi e lo stesso Seedorf ci avevano quasi assicurato che avremmo visto un Milan nuovo, col 4-2-3-1 che lo avrebbe reso più propositivo in attacco al contrario del Milan “allegriano” troppo difensivo, così dicevano. Che sarebbe aumentato il possesso palla, sarebbe stato più preciso nei passaggi, avrebbe avuto un gioco migliore, insomma ci avevano fatto credere che avremmo visto gli avversari del Milan impegnati più a non prenderle che a darle. Non tutti la pensavano così, diversi addetti ai lavori e diversi tifosi facevano comunque notare che la rosa era quella che era, più di tanto non si potevano migliorare certi aspetti. I numeri infatti vanno proprio in questo senso.

Dati ufficiali della Lega Serie A alla mano, il campionato del Milan fino alla partita di andata col Sassuolo registrava un possesso palla mediamente del 55% e solo in tre occasioni fu più basso degli avversari, precisamente contro il Torino 46%, il Bologna 34% e la Roma 48% tre partite che fruttarono tre pareggi. Il picco massimo di possesso palla l’abbiamo registrato contro il Chievo, 68%, che ha fruttato un altro pareggio. Nella seconda parte di stagione la media del possesso palla è scesa al 54% ed in quattro occasioni è stata inferiore all’avversario; contro il Parma 49%, la Fiorentina 43%, il Genoa 49% e ancora la Roma col 40%, due vittorie e due sconfitte. In un’occasione è stato del 50% pari, contro la Sampdoria. Il picco massimo di possesso palla, 64%, l’abbiamo raggiunto contro il Bologna. La prima previsione dunque, quella di un Milan più padrone del campo, è stata disattesa.

A supporto di questo risultato abbiamo anche la media di palle giocate durante una partita. Nel girone di andata era di 634,4 e nel girone di ritorno la media è scesa a 585,7, in aggiunta a questo anche la supremazia territoriale ha fatto un leggero passo indietro, da 12,7 minuti a partita di media agli 11,7.

Anche la seconda previsione, quella che voleva un attacco più prolifico e preciso, è rimasta disattesa. Se andiamo ad analizzare i numeri scopriamo che la media tiri a partita è rimasta praticamente identica, 302 tiri in totale sia nella prima che nella seconda parte della stagione, che dividendoli per 19 partite risulta 15,89. Sono calati invece i tiri in porta, passati da una media di 6 all’andata (115 tiri) a 5,6 al ritorno (108) un lieve passo indietro, nulla di così preoccupante. Anche la pericolosità è diminuita, passata dal 56,72% di media azioni pericolose a partita al 53% nella seconda parte di stagione. Curioso invece rilevare come la percentuale di attacco alla porta, che è una cosa diversa dall’azione pericolosa, sia lievemente aumentata passando dal 46,92% all’andata al 47% al ritorno. Per concludere il discorso attacco, andiamo a vedere in soldoni quanti gol si sono fatti. Siamo passati dai 31 gol segnati nel girone d’andata, per una media di 1,63 gol a partita, ai 26 gol segnati al ritorno, per una media più bassa di 1,36 gol a partita.

Ma allora se la supremazia territoriale, la pericolosità, l’attacco sono rimasti invariati o in alcuni casi peggiorati, dove caspita siamo migliorati? Beh come la storia del calcio insegna, per fare punti serve prima di tutto una buona difesa. Infatti siamo migliorati lì. Proprio il reparto del quale a nessuno fregava niente quando arrivò il nuovo allenatore. Proprio dove tutti erano certi che non sarebbe cambiato nulla nonostante l’innesto di Rami. Invece anche in questo caso i numeri smentiscono le previsioni. Con l’arrivo di Rami accanto all’amico Mexes, con il totale accantonamento di Zapata e il parziale di Bonera, ma soprattutto con una maggiore attenzione da parte di Abbiati, che all’andata prendeva gol anche dalla panchina avversaria su rimessa da bordo campo, i numeri dicono che nonostante la percentuale di protezione dell’area sia calata passando dal 53,29% del “difensivista Milan di Allegri”, al 52% del “Milan dal calcio bailado di Seedorf”, la media gol incassati è scesa dal 1,5 di media a partita (30 gol subiti) a 1 partita (19 gol subiti).

Questa solidità difensiva ci ha permesso di racimolare 11 vittorie, 2 pareggi e 6 sconfitte a fronte delle 5 vittorie, 7 pareggi e 7 sconfitte del girone d’andata, per un totale come sapete, di 35 punti contro 22. Ecco dove sta il miglioramento veramente significativo, anzi l’unico miglioramento del Milan tra la prima e la seconda parte di campionato.

A questo punto viene da chiedersi se non sia davvero il caso, senza pensarci due volte, di riscattare prima di tutto Rami (prima ancora dell’ottimo Taarabt) e se non sia il caso di cambiare una volta per tutte il portiere già che ci siamo, come purtroppo ci auspichiamo da anni ed anni e mai veniamo accontentati. Poi ovviamente c’è anche tutto il resto, e tutto il resto è cacciare a pedate Galliani e la sua cricca di procuratori che stanno lentamente affossando il Milan da quasi 8 anni, e dare il Milan a dei dirigenti capaci e soprattutto che conoscano il calcio di oggi non quello degli anni ottanta, visto che la proprietà, nella fattispecie Berlusconi senior, del Milan se ne strafotte.

Un pensiero gentile alla dirigenza lo riservo sempre, non vorrei mai si abituasse bene.

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