Onestà non autorizzata

culonioTempo addietro, mentre la carriera milanista di Allegri si avviava verso il contenitore dell’umido e si profilava la corsa a due Seedorf-Inzaghi per la panchina, ebbi l’ardire di definire il Milan un talent-show per aspiranti allenatori.
Ero fuori strada: un talent-show, nonostante il livello culturale degno delle precipitazioni nevose annue a Pantelleria, presuppone organizzazione produttiva, coordinamento e lavoro per far apparire il tutto sberluccicante agli occhi di quindicenni infoiate.
Qua ci troviamo in uno studio di provincia, abbandonato dall’emittente, con una telecamera fissa e due seggiole sbrecciate su cui si sono dimenticati Scanzi e Sgarbi. Assetati, affamati e da 24 ore senza uno specchio.

Alle enormi difficoltà comunicative di un club con pochi amministratori delegati e pochi canali comunicativi e d’informazione a disposizione – povero Milan – ha provato ieri ad ovviare il perfido Clarence Seedorf, regalando al mondo rossonero un tesoro divulgativo inestimabile per ciò che si è scoperto.

Quando ci sono dubbi sul rapporto tra giocatori e tecnico, un giornalista può andare lì e domandare il tutto al tecnico medesimo, addirittura evitando di dovere ricamare pure sulle uova.

In un’azienda che deve far soldi (vado bene così, dottoressa?), chi la amministra può perfino doversi assumere responsabilità per andamento della medesima e scelte effettuate, sia che si parli di vecchi dirigenti che hanno importato il “Mastella style” nel mondo del calcio, sia che si parli di filosofe che hanno mollato Heidegger per oscuri pensatori dai cognomi pesanti come Merchandising o Brand.

Ma veniamo a noi e sotto con l’esegesi. Niente Dante o Ariosto, tranquilli profeti del telecomando, solo Clarenzio da Paramaribo.

Balotelli

“Convivo con lui, credo che la crescita si sia vista chiaramente. Solo chi non vuole vedere non vede, venerdì è uscito dal campo composto. Mi ha chiesto delle cose come fanno quasi tutti i giocatori quando escono dal campo, lo stesso che aveva fatto Honda qualche settimana fa.”

E poi:

“Però si tratta di Balotelli e bisogna fare un polverone. Non avete aiutato la crescita del ragazzo, lasciatelo stare un po’. Anche io gli parlo e gli faccio critiche costruttive, ma non lo faccio attraverso la stampa. Certe volte lo avete criticato giustamente, altre volte no. La pressione è inevitabile? Sono d’accordo, però bisogna riconoscere la sua crescita. Sono tante partite che si comporta bene, tiene le mani dietro la schiena quando parla con l’arbitro, dà la mano.”

Nulla. Potrebbe passare anche due anni senza un cartellino, per voi sarà sufficiente una partitaccia per azzannarlo, per far partire campagne per portare Toni, Gilardino, o mediocri similari in Brasile.
In fondo per voi ha smesso di essere un negro viziato giusto quando ha fatto due gol alla Germania. Lui. Quello che non segna nelle gare importanti.

Spogliatoio e vogatori avversi

“Ho letto che a qualcuno non andrebbe bene il modulo, qualcuno vorrebbe giocare di più… Ma internamente non c’è stata nessuna lamentela.”

E ancora:

“Quando leggo che gli italiani si lamentano, poi vedo i numeri, e gli italiani sono quelli che hanno fatto più minuti di tutti. Montolivo di cui si parla, è il terzo giocatore più utilizzato. Perché stanno scrivendo queste cose gratuite? Perché non riconoscono che la squadra è uscita da una situazione delicata facendo numeri dignitosi?”

Qua nessuno ha avuto le palle di venirmele a dire in faccia certe cose. Se personaggi divenuti senatori nel modo più triste e lontano dalla meritocrazia possibile, per anagrafe e invendibilità, si sono davvero ridotti a portare “pacchettini” ai giornalisti o ad alcuni dirigenti del club, stanno semplicemente concludendo la carriera nel modo in cui l’hanno trascorsa: nella mediocrità umana e nella viltà. In ogni caso io vi dico “numeri dignitosi”, voi a leggere terzo posto nel girone di ritorno fino ad oggi, non dovreste avere difficoltà. Sono numeri semplici in fondo, potreste farcela.

Rapporti coi piani alti e futuro

“Ho un rapporto con Galliani da 10 anni. Non voglio il suo posto, non voglio essere presidente, direttore generale o amministratore delegato. Voglio essere l’allenatore del Milan. Le voci che leggo non sono il mio pensiero, ho grande rispetto per Galliani. Mi ha dato tantissima fiducia, è stato tante volte vicino alla squadra, anche se non è riuscito a venire spesso come avrebbe voluto, ma la vicinanza della società è fondamentale. Il tutor? Non ho bisogno di un tutor. L’ho avuto per tutta la mia carriera, con i migliori allenatori al mondo. I consigli di Galliani però sono sempre i benvenuti. Ho chiesto dall’inizio la sua vicinanza. Anche ieri sera ci siamo sentiti. Ho lasciato una carriera importante da un giorno all’altro, sarebbe un’offesa alla mia intelligenza accettare una chiamata del genere senza sentire la fiducia, sia nelle parole sia nei fatti. Mi hanno fatto due anni e mezzo di contratto, chiedendomi di finire la stagione al meglio e preparare la prossima. Abbiamo migliorato la situazione. Avendo lasciato una carriera da un giorno all’altro, credo sia stato fondamentale capire che ci fosse fiducia e supporto, non c’è bisogno che arrivi una conferma una volta a settimana, perché mi è già stata dimostrata con i fatti”

No, carissimo re. Ma manco mezza parola offensiva su di te, non parliamo dell’altro che è così giuovane da prestare servizio civile presso i nonnini.
I servi e lacchè vogliono raccontare al mondo che è tutto merito tuo quando vinciamo e che sono mie le colpe se le buschiamo a casa della mediocre Roma di questa stagione? No problem. Mi avete preso per valutare la rosa e lavorare con calma, senza ansia da punti, in vista della prossima stagione, per poi dirmi che bisognava fottersene del gioco purché si facessero punti, per poi dirmi che non contavano punti e vittorie consecutive se non arrivavo quinto? Va benissimo! Volete rimanere in assoluto silenzio di fronte a qualsiasi domanda mi riguardi, lanciare le competenze su di me sul coppino del condivisore di poltrona, far levare domande sul Milan in interviste da paccottiglia preelettorale per evitarvi imbarazzi? Io sono d’ accordo! E torno al punto iniziale: da me non uscirà mezza parola negativa su di voi, solo ringraziamenti per la fiducia accordatami. D’ altra parte il furbone che ha fatto ad un allenatore neofita un contratto da top per due anni e mezzo mica sarò io? Li onoro eccome i termini contrattuali se vi va. Nel caso non vi andasse, quei soldi sapete già che me li dovete fino all’ultimo centesimo. Io di sicuro cause per il giusto licenziamento non ve le fornisco. Hai voglia a far lavorare gli avvocati per due uova in camera o per un’intervista piena di lodi e gratitudine, ma non autorizzata. Male che vada, vi spillano soldi anche loro. In fondo, con un cliente come il vecchio, spesa legale più spesa legale meno…

Per capirci: il buon Seedorf ha messo spalle al muro e di fronte alle rispettive responsabilità giornalisti e capoccia del Milan, senza alzare la voce, senza dire una cattiveria che fosse una a chi quelle su di lui le ha messe in giro, e a chi ha gongolato mentre venivano messe in giro.
Arrogante quanto si vuole, sicuro di sé fino a sfociare nell’autocelebrazione, tutte cose che sollevavano in me dubbi enormi sin da quando venne fatto il suo nome come possibile tecnico del Milan, che mi spingevano a volere altro sulla nostra panca.
Ma tremendamente intelligente e onesto in mezzo ad un mare di vigliacchi e voltagabbana, nel Paese che queste caratteristiche dovrebbe enunciarle al punto zero della Costituzione.

Tante cose avrei da chiedergli sulla conduzione tecnica della squadra: De Sciglio lo preferisco a sinistra, Poli gradirei fosse qualcosa in più di un semplice tappabuchi, Cristante vorrei vederlo schierato in un campionato che non ha più nulla da dire. Altre ne avrei su moduli e altre quisquilie terribilmente serie per noi malati di pallone. Ma ciò significherebbe essere su un piano successivo, su un piano sportivo in una realtà, la nostra, che di sportivo ha ben poco al momento.

Quindi per ora mi accontento di avere alla guida del club che amo uno che la schiena la tiene dritta, che con eleganza e senza mandare avanti insulsi straccivendoli chiede semplicemente che ciascuno si assuma le proprie responsabilità. Che il Milan, se non può da subito tornare Milan, inizi però da subito a lavorare per tornare ad esserlo.

PS: tranquillo Silvio: non ha offuscato un bel niente. Anche se Clarenzio fosse rimasto in silenzio ieri pomeriggio, di ascoltare i tuoi racconti su guaiti e merdine di un barboncino dal nome stupido, non ce ne sarebbe fregato una mazza.

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