Salvate il soldato Clarence

Clarence-Seedorf-on-Dutch-TV-gameshow[1]Cinque vittorie consecutive. Lasciamo stare lo spessore degli avversari: resta sempre una serie di risultati che il Milan non otteneva da due anni e mezzo, quando la rosa era di altra caratura e gli obiettivi erano diversi. L’Europa, anche se di serie B, un mesetto fa chimera, ora è raggiungibile. Un girone di ritorno per ora a ritmi da zona Champions, quasi in media inglese, dopo un’andata chiusa a soli 6 punti dalla zona retrocessione.

Eppure l’allenatore del girone di andata godeva di una stampa stra-favorevole, mentre quello del girone di ritorno è traballante, sotto accusa, deve compiere un’impresa difficilissima per meritarsi la conferma. A mia memoria, non c’è un allenatore milanista oggetto di una campagna stampa denigratoria come il Seedorf attuale.

Sembra quasi che la difficilissima trasferta di venerdì, contro una Roma che ha fatto un campionato eccellente e che si gioca le residue possibilità di rinviare l’ineluttabile scudetto gobbo della terza stella, caschi a fagiolo per soffiare su un fuoco tenuto vivo solo da alcuni scrivani ammaestrati.

E’ ovvio che tutto ciò vada oltre all’antipatia che possa provare un giornalista nel sentirsi dare risposte scortesi alle domande scomode. Se si dispone di una memoria superiore a quella di un pesce rosso, si può ricordare il trattamento simile, riservato ai giocatori di cui la società aveva deciso di disfarsi (da Kakà a Boateng, fino ad El Shaarawy). Evidente, quindi, che dietro a tutto ciò ci sia qualcuno di forte all’interno della società, con contatti importanti nelle maggiori testate nazionali.

Seedorf è stata un’imposizione di Berlusconi. Galliani aveva ed ha massima stima di Allegri, la scorsa estate è stato il principale artefice della sua conferma e non avrebbe esonerato il tecnico toscano nemmeno dopo la figuraccia di Sassuolo. Senza contare che, anche nel momento dell’addio ad Allegri, Galliani avrebbe virato su Inzaghi, uomo di sua fiducia, inserito per tempo nel settore giovanile per farsi le ossa.

Trovarsi tra i piedi uno dalla personalità forte, con una sicurezza di sé ai limiti della superbia, abituato da sempre a dire la sua su tutto, anche a costo di diventare insopportabile (nella biografia di Ancelotti c’è un passaggio chiaro a proposito di questo), non deve essere stato facile dopo anni in cui, grazie al beneplacito di una proprietà colpevolmente sempre più assente ed ad allenatori molto aziendalisti e scelti da lui (Ancelotti, Leonardo, Allegri), Galliani ha di fatto avuto potere quasi assoluto sul Milan, riunendo di fatto su di sé i ruoli di ad, ds e responsabile del marketing.

Ed infatti, alle prime, ovvie, difficoltà di Seedorf sulla panchina rossonera, è subito arrivata la guerra. L’olandese, essendo uno non capace di stare zitto, ci ha subito tenuto a precisare che il brutto Milan che si vedeva non era colpa sua, che ha ereditato una squadra fisicamente e moralmente a terra, ad un incontro con la tifoseria organizzata ha specificato che la rosa è costruita male e zeppa di giocatori mediocri (frase mai smentita). Chi quella rosa l’ha costruita, a suon di banchetti con i procuratori amici e con una particolare predilezione per le torte, non l’ha presa bene e ha mollato i cani dietro a Clarenzio (scusate cani, è un semplice modo di dire, ho troppo rispetto per voi per paragonarvi a gente simile).

Così, da un lato leggiamo offensive su un quinto posto da raggiungere ad ogni costo per meritarsi la conferma (senza mai ricordare che Seedorf ha preso la squadra all’undicesimo posto, a -10 dal quinto e dal sesto posto), articoli ridicoli che parlano di uova strapazzate fatte portare in camera o di comportamenti dal punto di vista della comunicazione mal digeriti dai vertici societari, fuori onda piccati pubblicati senza pietà; mentre dall’altro escono frecciatine su un sesto posto più obiettivo societario che di Seedorf, battutine sulla forza dei terzini disponibili o su un gioco poco brillante che però piace all’ad se porta punti, reprimende su spifferi che sono usciti dagli spogliatoi.

Contrapposizioni interne evidenti, a meno che si voglia difendere a prescindere uno o più degli attori in gioco, stracci che volano, espressioni funeree di uno dei due ad ai goal del Milan, assenza dell’altro ad ai cda, presidenza totalmente lontana dalla squadra, che non ha speso mezza parola per difendere l’allenatore che aveva scelto. Cose da Inter di Moratti, insomma. Non fosse il Milan, ci sarebbe da godersi il teatrino con una grassa risata. Cosa che sicuramente staranno facendo cugini e (soprattutto) gobbi.

PS: Sia chiaro, non ritengo Allegri la causa di tutti i mali di questa stagione balorda, così come non credo che ora la maggior parte dei problemi siano risolti, nonostante le vittorie consecutive. Avrei preferito un allenatore più esperto, alla Hiddink o alla Van Gaal, per ricostruire dalle basi, con gioco definito e redditizio. Tuttavia, dato che la scelta è caduta su Clarenzio, trovo che sia giusto dargli la possibilità di far vedere quanto valga, in serenità, e senza bastoni tra le ruote. Il suo bilancio per i primi mesi, per quanto mi riguarda, è già positivo. Dovesse arrivare sesto, o addirittura quinto, si può parlare tranquillamente di impresa. Per vedere quanto valga in generale come allenatore ci vuole tempo, con una squadra costruita ed allenata da lui fin da inizio stagione ed i frutti del suo lavoro valutati dopo mesi. Capisco che nell’era di Internet si voglia tutto e subito, ma giudizi assoluti in un senso o nell’altro dati dopo poco più di tre mesi di carriera da tecnico (per giunta da subentrante), dal mio punto di vista, sono frutto di malafede e/o di poca conoscenza della materia.

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