Balotelli chi!?!

balo-coverCi si attende una correlazione tra buone prestazioni di un attaccante e risultati positivi della squadra. Se il bomber segna, probabilmente la squadra fa punti. Ma non sempre è così, anzi talvolta i tabellini dicono poco o nulla sull’identità di un centravanti. Alcuni attaccanti fanno bene solo se la squadra gioca per loro, altri la prendono per mano quando è in crisi. Alcuni attaccanti ruggiscono in provincia e si perdono nei big match, altri trovano gli stimoli solo con grandi avversari. Alcuni attaccanti sono bravi a far salire la squadra, altri non sanno giocare spalle alla porta.

L’incipit sarebbe ideale per un test tipo “Sei un Inzaghi o un Gilardino? Scoprilo!”. E invece oggetto dell’indagine è il solito Mario Balotelli, “why always me?”. In questa stagione di pochi alti e molti bassi il cugino (semi) redento ha collezionato un buon bottino di realizzazioni, ma senza riuscire a trascinare una squadra piantata al suolo come un somaro che non vuol mettersi in marcia.

Se è innegabile che le partite si vincono e si perdono in undici, lo è altrettanto che ogni giocatore che fa bene il proprio mestiere aiuta a giocare meglio tutti i compagni. Quindi è colpa di Balotelli se la squadra non ha fatto bene o è merito suo se le cose non sono andate peggio? Nel futuro diavolo ridimensionato Balotelli farà la differenza o si rivelerà un lusso ingiustificato? Cerchiamo di capirlo analizzando i numeri di questa stagione.

SuperMario è partito forte con tre reti e un assist nei primi quattro incontri, in cui tuttavia il Milan ha messo in cascina quattro miseri punti. Poi il buio, complici anche squalifiche e guai fisici. E’ tornato a marcare la rete a dicembre, in una partita soffertissima stretto nella morsa di Spolli e Rolin. Le due segnature della successiva trasferta a Livorno valgono al Milan solamente un punto. E nuovamente il buio fino a nuovo anno. La sensazione a suo tempo ricavata era quella di un Balotelli con problemi di integrazione tattica che non riusciva a reggere il peso dell’attacco, consentendo alle difese avversarie di chiudere sulle fonti di gioco rossonere. Disastrose alcune prestazioni come nei deludenti pareggi interni con Lazio e Genoa e nella debacle di Parma. Frustrato dai risultati inverecondi, Mario si è talvolta reso insopportabile diventando in breve tempo uno dei capri espiatori di questa stagione travagliata. Nel girone di andata raramente è stato incisivo nei big match: squalificato contro la Juventus e inoffensivo contro Roma ed Inter. Ha fatto bene contro il Napoli centrando la rete, ma la squadra non ha centrato i tre punti.

 Nel 2014, al netto di infortuni e squalifiche, Balotelli ha segnato con maggiore continuità capeggiando la rimonta con la r minuscola del Milan targato Seedorf. Il suo sigillo è valso quasi sempre tre punti, con poche brucianti eccezioni: i due poker emiliani e la prematura eliminazione dalla Coppa Italia. In queste occasioni, è doveroso precisarlo, Mario non è stato certamente tra i peggiori in campo.

Sulla base di quanto visto nel 2013, se due indizi fanno una prova, Balotelli trova la sua forma migliore in primavera. Tuttavia, sempre se due indizi fanno una prova, conferma la sua tendenza a perdersi nelle partite di cartello. Dopo aver ciccato quasi tutti i big match di campionato fa una pessima figura -in associazione con tutti i compagni- nella tragicomica disfatta madrilena. E dire che fino a quel punto in Europa aveva sempre fatto benino, compreso il match di andata e compresa l’abituale trasferta al Camp Nou. Fuori dai confini nazionali ha segnato contro Ajax e Celtic: quattro punti coi quali il club rossonero ha afferrato per i capelli la qualificazione agli ottavi di Champions.

Complessivamente i goal di Balotelli sono valsi 9 vittorie e 4 pareggi, mentre in 4 altre circostanze la squadra è uscita sconfitta nonostante le sue reti. Le marcature sono equidistribuite tra scontri casalinghi ed esterni, ma è veramente curiosa la distribuzione temporale: in campionato ha segnato tre reti nel primo quarto d’ora e dieci nell’ultima mezz’ora, mentre in Europa ha segnato solo e sempre nella fase centrale dell’incontro. Ben otto delle reti segnate provengono da calcio piazzato.

L’identikit che emerge è quella di un attaccante certamente valido ma che necessita del supporto di una squadra più che collaudata, altrimenti fatica a trovare il bandolo della matassa, soprattutto contro avversari di buon livello, contro cui raramente si rivela pungente.

Le caratteristiche fisiche suggerirebbero un centravanti puro, ma lui preferisce giocare guardando la porta piuttosto che fare sponde e dialogare con i compagni. Quando la squadra fatica a portare palloni giocabili nella trequarti avversaria, Balotelli è spesso avulso dal gioco finendo per gravare sul rendimento di tutta la formazione. Tuttavia, la dedizione incostante all’aspetto tattico ne sconsiglia l’impiego in posizioni più arretrate come Delvecchio nella Roma di tanti anni fa. Su questo occorre indubbiamente lavorare.

La cifra tecnica del giocatore non è in discussione, tuttavia preoccupano gli scarsi progressi che ha mostrato dal suo ingresso nel calcio che conta, quando era considerato un baby prodigio. A distanza di anni il suo livello è rimasto pressoché invariato, ed ora mantiene la fama di top player nonostante non sia più né baby né prodigio. Il giudizio sulla stagione è da sufficienza stirata (5,92 la media voto Diavoltaire) frutto di una prima parte disastrosa ed una seconda parte complessivamente positiva.

Per la prossima stagione pare plausibile che il suo procuratore lo dirotterà su piazze più ambiziose e soprattutto danarose. Il parere di chi scrive è che Balotelli possa rivestire un ruolo chiave nel ridimensionato Milan del futuro, ma solo ad una condizione. La condizione non è che “metta la testa a posto” come dicono tutti, che non significa proprio un cazzo. La condizione è che smetta di sentirsi arrivato e si metta a lavorare duramente per migliorarsi.

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