Il Milan del futuro

sprecodenaroDopo la batosta di martedì al Calderon, in cui si è vista decisamente la differenza tra una buona squadra a livello europeo ed il Milan attuale, la stagione 2013-14 è andata in archivio sotto la voce “fallimenti”. Fuori dalla lotta per lo scudetto già a fine settembre, fuori dalla Coppa Italia alla prima (anche se mediocre) avversaria di serie A che è stata incontrata, fuori dalla Champions al primo turno ad eliminazione diretta, dopo un girone passato tra mille sofferenze. L’obiettivo Europa League fissato da Galliani non so quanto sia realmente sentito in società, quindi ora ha senso guardare alle prossime stagioni, cercando di capire gli scenari che ci sono davanti.

La prima questione da affrontare è l’assetto societario e dirigenziale. Complici la vecchiaia di Silvio Berlusconi e la povertà tecnica della rosa, le voci che vogliono la società Milan sul mercato sono sempre più insistenti ed arrivano anche da fonti di solito attendibili come Bloomberg. I segnali che si sono susseguiti negli ultimi mesi sono contrastanti. Alcuni eventi recenti possono far pensare ad una famiglia Berlusconi ancora a lungo nel Milan, come BB che ottiene un assetto dirigenziale diverso, con più poteri per lei e lo staff diviso in due, o come le trattative per costruire uno stadio di proprietà. Dall’altro lato, oltre alle suddette voci di cessione, il riequilibrio dei conti può essere visto come una mossa per rendere la società più appetibile per eventuali compratori, così come la politica di mercato basata sulla navigazione a vista può far supporre ad un Milan più sopportato che supportato dai Berlusconi.

Per quanto riguarda l’assetto dirigenziale, a dicembre, dopo il comunicato di BB, l’esperienza di Galliani al Milan pareva ormai al capolinea. Lo stesso esonero di Allegri e l’anticipo dell’arrivo di Seedorf sulla panchina rossonera sembravano aver delegittimato il ruolo di Galliani. BB sembrava mordere il freno e sui giornali comparivano le sue critiche alla gestione societaria degli ultimi anni ed alcune linee guida per migliorare (es., puntare sullo scouting, fare acquisti non solo tramite la solita cerchia di procuratori). Tuttavia, il mercato di gennaio, fatto di parametri zero ed occasioni ai saldi (ma se si guardano gli ingaggi nemmeno così tanto) è chiaramente di marca gallianesca. Così come un ds forte come Sogliano, che fino a qualche tempo fa sembrava già rossonero, ora è orientato a rimanere a Verona, perché preferisce un club piccolo in cui ha un ruolo operativo rispetto ad un grande club in cui i nomi che segnala vengono sorpassati dai raiolati o dagli acquisti col nome pesante di turno. Ed anche i profili dei giocatori accostati al Milan per il prossimo anno (Agazzi, Alex) sono più in linea con la politica societaria degli ultimi anni che con la rottura che chiedeva BB. Indizi che farebbero pensare che nel cda di aprile verrà mantenuto l’assetto dirigenziale attuale, con il re del mercato nel suo regno e Barbara che si limiterebbe alla parte di marketing e gestionale.

L’altra questione spinosa da affrontare è quella della rosa. Quest’anno, per vari motivi, ha reso sicuramente sotto il valore dei singoli, ma comunque è zeppa di elementi che sono inguardabili a certi livelli. Abbiati, Bonera ed Emanuelson titolari sono uno sfregio, ma se si spulcia la rosa, si scopre che, per un motivo o per l’altro, ci sono ben pochi giocatori su cui poter fondare il Milan futuro. Un po’ per scarsezza, un po’ per età, alla fine metterei come inamovibili per il prossimo anno solo De Sciglio, Montolivo, De Jong, Poli, El Shaarawy e Balotelli, con Honda, Rami e Taarabt sotto osservazione. Il valore della rosa sul mercato è bassissimo: detto che Rami, Poli e Taarabt sono da riscattare, a mio parere solo De Sciglio, Montolivo, El Shaarawy e Balotelli possono venir pagati più di 10 milioni in caso di vendita. D’altro canto, con i rientri dei prestiti, la rosa rimane mastodontica, e ci sono i Kakà, i Mexes, gli Essien, i Robinho, che, con i loro stipendi monstre abbinati a prestazioni dal non eccellente all’imbarazzante, sono estremamente difficili da piazzare, rendendo i margini di manovra per il mercato del prossimo anno vicini allo zero. Eh sì, perché non credo proprio che vedremo una proprietà milanista che mette soldi sul mercato, dopo il pareggio di bilancio faticosamente raggiunto. Vedo più facile una cessione eccellente per coprire i mancati introiti per la Champions ed un mercato in entrata fatto con ciò che eventualmente avanza e qualche altra cessione di chi ha ancora un minimo di valore (Abate? De Jong? Matri?). Senza dimenticare mai, per quanto riguarda gli acquisti, delle solite “occasioni” ai saldi che però, alla luce dei fatti, lo sono solo per gli slogan, in quanto il risparmio sui cartellini viene pagato con gli interessi con gli ingaggi, spropositati per il valore della rosa attuale.

Alla luce degli sprechi attuali, che si pagheranno anche l’anno prossimo, con le entrate in calo, senza investimenti da parte della proprietà, senza nessun segnale di cambiamento di una politica societaria che sceglie il nome a fine carriera, vicino se non oltre la bollitura e con ingaggio pesante al giovane emergente scoperto dagli osservatori, con un allenatore inesperto, tutto da scoprire, un ambiente depresso, una distanza tra tifosi e società mai vista ed una rosa di partenza mediocre, direi proprio che ripartire è impresa molto, ma molto ardua. Mai come ora, spero di venire clamorosamente smentito.

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