Da diverso tempo Presidente e AD giustificano l’allestimento di squadre attrezzate peggio dell’esercito italiano nella campagna di Russia piangendo miseria e puntando il dito contro vari problemi di natura fiscale, amministrativa, infrastrutturale, ecc. Contemporaneamente, i migliori giocatori della serie A emigrano in campionati in cui la crisi pare non esistere, anzi non è raro vedere club di medio/bassa classifica sborsare cifre ragguardevoli per giocatori mediocri.
Dopo aver analizzato a fondo il bilancio del club rossonero, vediamo in che situazione versano i principali competitor nazionali ed internazionali, iniziando dai vicini di casa.
Il bilancio della “Fc Internazionale S.p.a.” non è stato depositato, ma sul web è possibile rinvenire una notevole quantità di informazioni. Stando alle stime, il risultato economico negativo di quasi 80 mln bissa quello dello scorso anno. La grande contrazione di ricavi da gare e sponsorizzazioni vanifica lo sforzo di comprimere i costi di gestione, con il forte “dimagrimento” del monte stipendi che lo porta ad un livello notevolmente inferiore a Juventus e Milan (140 mln, -37 rispetto al 2012). Le perdite subite sono state ricapitalizzate dalla “International Sports Capital HK Limited” con una sottoscrizione di azioni da 10,5 mln con sovrapprezzo di 64,5 mln, per un versamento complessivo nelle casse interiste di 75 mln. L’abbondante sforbiciata ai costi d’esercizio e la disponibilità ad investire dei nuovi azionisti di maggioranza fanno sperare in un futuro migliore, ma lo spettro di sanzioni per mancato rispetto del fair play finanziario è piuttosto concreto.
La Juventus parte da una situazione economica di base analoga a quella rossonera, sfociata in una perdita al 30/06/2013 di 15 mln. Tuttavia, la composizione delle entrate si differenzia per il livello più elevato di ricavi da gare e da sponsorizzazioni (90 mln) e per la minore incidenza di plusvalenze da cessioni calciatori (11 mln). I costi di esercizio sono quasi sovrapponibili, con due macro-differenze costituite da: 1) costo del personale rossonero superiore di quasi 20 mln; 2) costi per godimento beni di terzi e per servizi rossoneri superiori di quasi 15 mln. Dunque una Juventus parsimoniosa nelle uscite ed efficace nelle entrate, consegue una perdita d’esercizio “moderata” ed ampiamente assorbita dall’elevato grado di patrimonializzazione consentito dall’emissione di azioni. Inoltre, la presenza di beni immobile di valore notevole (stadio) consolida ulteriormente la stabilità del club. Fino ad ora, le scelte di entrare in borsa e di realizzare lo stadio di proprietà hanno premiato la zebra. Nella relazione sulla gestione gli amici del fischietto si fregiano di 31 scudetti: ero rimasto a 29, due devono averglieli assegnati per cori razzisti.
Fuori dai confini nazionali girano ben altri numeri. Il Barcellona ha un parco calciatori valutato circa 180 mln (quasi doppio di ACM e FCJ) ed un costo per stipendi di quasi 240 mln. Viene da due stagioni piuttosto positive in termini di risultato economico (+48 mln e +32 mln), tuttavia l’esposizione debitoria è elevatissima. I debiti a breve termine sono di quasi 400 mln, e altri 100 sono quelli a medio-lungo termine; complessivamente oltrepassano il livello del fatturato, che pure sarebbe di quasi 450 mln. Tra i debiti, solo un centinaio sono nei confronti di istituti di credito, mentre oltre 50 mln sono nei confronti dello stato spagnolo. Occorre precisare che la nota integrativa non consente di scindere i numeri riferiti al calcio da quelli afferenti atri sport come basket, hockey, pallamano ecc. Tuttavia, alcune tabelle evidenziano che il calcio produce un risultato economico nettamente migliore rispetto alle altre discipline sportive e che se fosse isolato darebbe luogo ad un utile molto elevato (nella situazione provvisoria 2013/14 l’utile afferente la sfera calcistica oltrepassa i abbondantemente i 100 mln #sifottalapallamano).
In raffronto al Barça, il Real presenta una solidità che da le vertigini. Il fondo sociale del club ammonta ad oltre 300 mln, laddove il patrimonio netto dei blaugrana è in attivo solo grazie all’utile conseguito lo scorso anno. Il patrimonio netto del Milan è.. meglio voltare pagina. Anche l’esposizione debitoria del Real Madrid è piuttosto preoccupante (500 mln) ma meno sbilanciata di quella dei rivali: sono ben 200 mln i debiti a medio-lungo termine e “solo” 300 mln quelli scadenti entro l’esercizio successivo. Galattico il parco calciatori di 267 mln, tra le attività è oltrepassato solo dal valore delle immobilizzazioni materiali (300 mln), che includono gli impianti sportivi (non ditelo a Galliani però). Anche i madrileni vengono da due ottime stagioni in termini di risultato d’esercizio (+24 e +36 mln), quello in corso promette di essere meglio.
I rivali stracittadini dell’Atletico versano in condizioni ben peggiori. Sono oltre 340 i debiti a breve termine (140 nei confronti dello stato spagnolo) a cui vanno sommati 200 scadenti a medio lungo termine (60 nei confronti dello stato spagnolo). Tale esposizione debitoria è da raffrontarsi ad un netto patrimoniale di 30 mln ed un valore del parco calciatori di 60 mln. Con il bilancio che chiude quasi in pareggio sarà difficile rientrare da questa situazione critica, la speranza è che non siano i proventi della Champions a salvare i colchoneros.
Una vera lezione di gestione arriva dai club tedeschi. Il fatturato del Bayern Monaco rasenta i 400 mln, di cui 150 per ricavi da gare (34 quelli rossoneri), 100 mln per sponsorizzazioni e proventi commerciali (35 quelli rossoneri), 83 mln dal merchandising (45 quelli rossoneri), 44 da diritti radio-televisivi (140 quelli rossoneri). Anche il livello dei costi è molto elevato (200 mln il monte stipendi), ma le ingenti entrate consento ai bavaresi di guadagnare 14 mln e di consolidare ulteriormente l’attivo patrimoniale di 286 mln (quello rossonero è pesantemente negativo). Anche nel caso dei bavaresi, l’azionariato popolare di oltre 200.000 tifosi-azionisti pare aver garantito notevoli benefici, così come la realizzazione del nuovo stadio.
Anche il bilancio del Borussia Dortmund è un piacere per gli occhi: l’utile di 53 mln consolida la già solidissima situazione patrimoniale, con un capitale di 182 mln. I due terzi degli investimenti vengono effettuati con capitale proprio e l’esposizione debitoria è risibile in rapporto al fatturato complessivo di 275 mln. Il parco calciatori (valutato 24 mln contro i 109 rossoneri) comporta un monte stipendi complessivo di 100 mln (contro i 185 rossoneri). Si tratta di un vero e proprio esempio virtuoso di club in equilibrio economico finanziario, che produce profitti destinati all’autofinanziamento, in netta antitesi con quanto visto circa le tre italiane, ma anche con quanto accade con in Gran Bretagna.
Il Manchester United, una volta “club più ricco al mondo”, con il passaggio di mano ai Glazers si è notevolmente indebitato. Ha chiuso gli ultimi esercizi con perdite di modesto ammontare. I margini operativi del club si sono progressivamente compressi nell’ultimo quinquennio e l’aumento del fatturato (da 278 mln £ nel 2009 a 363 mln £ nel 2013) è stato assorbito dall’aumento dei costi di esercizio, in particolare dal monte stipendi (da 123 a 180 mln £ nel medesimo periodo). Gli incassi da radio e televisioni dei reds sono in linea con quelli dei rossoneri (100 mln £ contro 140 mln €). In compenso, i proventi da gare ed abbonamenti (100 mln £) e da marketing e merchandising (152 mln £) oltrepassano il quadruplo di quelli del diavolo. La gente va allo stadio, compra i gadget, mentre San Siro è deserto. L’entità notevole dei costi per servizi (74 mln £) non è esplosa analiticamente nell’annual report, ma l’aumento rispetto alle passate stagioni è attribuito ai costi per polizia e sicurezza. Altra cosa su cui meditare. La situazione finanziaria è piuttosto stabile grazie all’elevato livello di capitalizzazione (patrimonio netto pari a 427 mln £) e all’equilibrio tra crediti e debiti a breve scadenza. Tuttavia, gli oltre 400 mln £ di debiti a lungo termine sono piuttosto preoccupanti, anche se controbilanciati da un attivo patrimoniale costituito da impianti ed attrezzature (250 mln £) e parco calciatori (120 mln £). Nell’ultimo esercizio è stato iscritto in bilancio un credito fiscale di 155 mln £ che andrà a compensare i futuri esborsi tributari del club, derivante da una variazione nella disciplina delle detrazioni fiscali introdotta dall’ordinamento tributario degli Stati Uniti, dov’è residente la capogruppo Red Football Limited Partnership.
I rivali del City non sono messi meglio. I ricavi d’esercizio sono inferiori di quasi 100 mln £, di cui quelli da gare ed abbonamenti sono pari a poco più di un terzo di quelli dei reds, livello che potremmo considerare “da Italia”. I proventi commerciali ammontano, comunque, a 140 mln £, +40 in dodici mesi, livello stellare come il monte ingaggi (233 mln £). Le perdite sono roboanti: 80 mln £ al 31/05/2013, 114 mln £ al 31/05/2012 ed oltre 660 mln £ quelle complessivamente subite e riportate a nuovo intaccando il patrimonio da capogiro di oltre un miliardo di sterline.
Più equilibrata è la situazione dell’Arsenal, che chiude l’esercizio con un utile di 6 mln £ contro i 30 del 2012. Il forte aumento degli introiti (+40 mln £) è assorbito dall’aumento dei costi operativi (+45 mln £) e dal realizzo di minori plusvalenze da cessione calciatori. Il club londinese si distingue per la grande stabilità finanziaria: i depositi bancari (153 mln £) e i crediti a breve termine (88 mln £) sommano il doppio dei debiti a breve termine e il patrimonio netto oltrepassa i 300 mln £.
I club francesi non depositano il bilancio d’esercizio preferendo pagare la sanzione amministrativa e mantenere il riserbo. Sui loro conti si susseguono tante voci, tranne quella di Platini. Parrebbe che il Paris Saint Germain abbia tutt’ora un bilancio in forte perdita ed un patrimonio netto negativo nonostante l’aumento di capitale deliberato a metà 2013 di 50 mln €.
In conclusione, visto che nel calcio sono sempre i risultati che ti danno torto o ragione, non si può che affermare che secondo il trend attuale il modello vincente è quello tedesco. Osservando il cambiamento di pelle che club come Bayern e Borussia hanno vissuto nell’ultimo decennio c’è sicuramente molto da imparare, sicuramente con riguardo alla gestione dell’autofinanziamento, della massimizzazione dei proventi e della crescita delle scuole calcio. Anche se correggere il nostro modello sarà un percorso lungo e faticoso, analizzare i fattori chiave del successo altrui è sicuramente il primo passo. A Torino lo stanno già facendo. Attendiamo di sapere chi sarà al timone per capire la rotta che vorrà intraprendere.
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