La notizia del giorno è che il Milan sarebbe stato scavalcato dall’Al Ahly nella speciale classifica per club più vincenti a livello internazionale. Al di là del malumore che potrebbe derivarne dal non poter più fregiarsi dei famosi caratterini gialli sulle casacche (piacevole abitudine nata da quel famoso derby natalizio, stagione 2007-2008, condita dall’ennesima didata), desta perplessità l’ennesima presa di posizione del nostro ammin. delegato, il quale ha tranquillizzato tutti asserendo che con una piccola aggiunta (“Il club europeo più titolato al mondo” ) la frase non verrebbe meno. Esigenze di merchandising, ovviamente, a cui però avremmo volentieri replicato con una domanda: “che ne pensa, piuttosto di escogitare rimedi di questo tipo, di rimboccarsi le maniche insieme al Presidente e tornare a far del Milan un club di primissimo piano?”. E invece no, pare che tutto ciò che egli dica sia inappellabile, anche la più becera delle dichiarazioni.
Stiamo attraversando un’ altra stagione da nobile comparsa del campionato italiano, il che sarebbe tollerabile se solo ci fosse una seria programmazione. Basti pensare solo alla scorsa stagione, dove venne a più riprese dichiarato che si sarebbe puntato su un Milan all’insegna dei giovani. Guardiamo oggi, dove con un Cristante in rampa di lancio, si è acquistato un Essien lontano parente di quello ammirato un lustro fa. Siamo costretti ad assistere ancora ad un Bonera titolare, quando costui era la quarta riserva nel 2007 dietro Maldini Nesta e Kaladze. Un giocatore poco al di sopra della mediocrità, che non ha mai rispettato le potenzialità lasciate intendere ai tempi di Brescia e Parma. Peraltro, già nel Milan di leonardiana memoria si ricordano sue prestazioni da incubo, come quella nel doppio confronto ai quarti di Champions contro il Man. Utd., dove riuscì nell’impresa di far segnare Rooney due volte di testa tra andata e ritorno.
Che dire poi del capitolo portieri. Nulla di personale contro Abbiati, memorabile protagonista dello scudetto ’99 e di parate fondamentali come quella su Kallon nell’euroderby ’03, ma credo che alle soglie dei 37 anni sia tempodi dire basta, quanto meno nel riproporlo titolare. Stento a ricordare un investimento concreto compiuto dalla nostra dirigenza in quel reparto, magari è arrivato proprio il momento di investire su un numero 1 di spessore, giovane e di personalità. Le basi da cui ripartire ci sono e vanno sfruttate, abbiamo in rosa giocatori come De Sciglio, El Shaarawy, Cristante e Saponara, giovani e sicuramente competitivi come coloro che giocano più spesso, basti pensare a Muntari e Robinho.
In queste settimane poi stiamo apprezzando la qualità espressa da Taarabt, un ’89 che a mio parere il prossimo anno dovrà essere assolutamente riscattato, andando così a comporre con El Shaarawy il tandem di trequartisti esterni voluto da Seedorf. Non resta che augurarci una presa di coscienza da parte della società nel prossimo mercato di luglio, anche perché le altre squadre non resteranno a guardare.
Il purgatorio dell’anno senza coppe europee dovrà essere sfruttato appieno, tornare ad essere grandi in Europa significa tornare ad esserlo prima in Italia, passando attraverso un gioco propositivo come quello che mister Seedorf vuol praticare. Il tutto, ovviamente, va ricondotto ad un unico comun denominatore: tornare ad investire. Il che non significa necessariamente spendere 40-50 milioni sul mercato, ma consiste anche e soprattutto nell’agire con oculatezza sul mercato, compiendo operazioni alla Pogba-Llorente in stile Juve, o spendere i 12 mln di Matri per i Nainggolan o i Benatia, in reparti cioè dove occorre da anni una serie di innesti di spessore. Non resta che attendere e sperare anche in virtù del progetto per il nuovo stadio, perché il futuro dell’ex, ahinoi, club più titolato al mondo passa soprattutto da queste scelte.
Angelo P.
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