Le tribù dello stadio

Congresso di tifosi di Calcio

Congresso di tifosi di Calcio

In Nordamerica, nello stato del Minnesota, esiste una cava, dalla quale gli indiani d’America estraevano la creta con la quale modellare le teste delle loro pipe di guerra o di pace. Quando membri di varie tribù si incontravano con l’intenzione di fare una scorta di creta si rispettavano e addirittura si sedevano spesso intorno allo stesso fuoco prima di intraprendere il pericoloso e lungo viaggio di ritorno nei loro villaggi. Nei paraggi di questa cava tutte le tribù – senza eccezioni – osservavano rigorosamente un patto di non-belligeranza, incuranti del fatto che potevano incontrarsi membri di tribù divise da secoli di odio e guerra.

Vi chiederete perché mai io incominci il mio post con questa alquanto inusuale premessa….

Ebbene il 18 e 19 gennaio di quest’anno si è svolto il secondo “Congresso di tifosi di Calcio” in quel di Berlino. E anche qui si è avuta una prova di rispetto e civiltà da parte di quelli che troppo spesso e troppo facilmente vengono chiamati “le tribù dello stadio”, “il male del calcio”, “delinquenti”, e che spesso e volentieri si odiano a tal punto tra di loro da non aspettare altro che una buona occasione per darsene di santa ragione. Ma come nei paraggi della citata cava di creta nel lontano Minnesota, nulla di violento e spiacevole è accaduto. Ci si è incontrati con il massimo rispetto, ci si è seduti insieme a parlare, discutere e, certo, anche a polemizzare, ma sempre lasciando che la controparte finisca di parlare e senza insulti, minacce o scorrettezze.

E pensare che in quell’edificio c’erano presenti membri di più di 80 gruppi di tifosi (Ultras e non), rappresentanti di Enti Sportivi, giornalisti, rappresentanti di Polizia, la Lega Calcio Tedesca e vari rappresentanti ufficiali di club organizzati. Interessante: c’erano tifosi dello Schalke 04 seduti accanto ad ultras del Dortmund. Si osservavano tifosi del Hansa Rostock che discutevano con gente del Sankt Pauli. Amburgo e Brema, Francoforte e Magonza, Stoccarda e Friburgo. Gente che allo stadio non aspetta altro che caricare l’odiato avversario in quei due giorni sedeva fianco a fianco, per parlare della sempre più difficile situazione nelle curve tedesche. Tutta in “divisa” ufficiale del gruppo, mostrando fieramente i propri colori, simboli, sciarpe.

Ebbene sì, questo è possibile usando un poco di buon senso e nel nome di una causa comune a tutti, rinunciando per due giorni al proprio campanilismo. Anche noi MilanFansBerlin abbiamo preso parte per la seconda volta a questo evento. In varie sale hanno avuto luogo diverse discussioni con diversi temi delle quali vorrei farvi una breve sintesi.

La prima alla quale abbiamo preso parte aveva come tema principale “La trasferta” (da sempre il momento più importante dell’ essere tifoso) sotto il punto di vista del “Modello St Pauli” (in breve, il modello St. Pauli prevede che alla tifoseria ospite venga concesso un grado di libertà relativamente alto, se non ci sono stati eventi spiacevoli durante l’ultima visita. Quindi la tifoseria ospite potrà portare aste, bandiere, gonfaloni e altri oggetti per ornare la curva. Fumogeni e torce sono comunque vietati, anche se le curve continuano a fare di questo divieto oggetto di discussione, con risultati incerti). Da notare che sul palco non c’erano persone sconosciute o gente che cerca pubblicità gratuita, bensì capi riconosciuti delle curve di Colonia, Hannover, il responsabile della sicurezza stadio del St. Pauli, il rappresentante della tifoseria del Dortmund e un accademico che si occupa dell’aspetto sociale della cultura del tifo calcistico all’Università di Hannover.

Aspetti principali: la domanda su chi possa e debba regolare il comportamento nella curva (autogestione della curva), il fatto che non si possa preventivamente arrestare tutti i tifosi, senza sapere esattamente chi abbia commesso quale reato ed infine, chi decide quale comportamento effettivamente rappresenti un reato?

La seconda riunione aveva come tema principale la relazione con i mass media. Argomento scottante, vista l’influenza sull’opinione pubblica che i mass media continuano ad avere. Il “fare tendenza”, “creare o disfare opinioni” è una responsabilità della quale i mass media spesso abusano, con il fine di fare notizia (e talvolta politica), ma a spese di chi spesso non ha la possibilità di difendersi. Da una parte ci sono i mass media, dall’altra ci siamo noi tifosi. Come esempio viene citato il concetto di sicurezza, tanto lodato dalla società quanto odiato dai tifosi (la protesta 12:12 ne sia un esempio, seguito da tutte le tifoserie tedesche, che ha avuto anche reazioni dall’estero).

Secondo alcune inchieste, quasi il 100% dei frequentatori degli stadi tedeschi dichiara che allo stadio si sente al sicuro, mentre – stranamente – il 60% di gente che NON va allo stadio dichiara che non ci andrebbe perché secondo loro non è sicuro. Ed ecco che i mass media possono fare la differenza tra il bene ed il male. Giornalisti (o presunti tali) con già un nome nel campo fanno il bello ed il cattivo tempo, a seconda di chi li paga… Mentre magari blogger indipendenti oppure aspiranti giornalisti – ma tifosi – scrivono da “dentro”, ma senza avere voce in capitolo. Sul palco un rappresentante di Amnesty International, un noto giornalista sportivo (indipendente) ed un rappresentante dell’organizzazione Football Supporters Europe.

L’ultimo evento è stato la discussione generale, con un pubblico di 700 persone. Argomento scottante: relazione tra la polizia ed i tifosi.

Sul palco: rappresentanti di tifoserie, il responsabile della sicurezza dell’Olympiastadion Berlino, il responsabile sicurezza della Lega Calcio Tedesca, un professore di sociologia, un criminologo, un alto rappresentante di polizia (questa costellazione di gente su un palco sarebbe già di per sé causa di zuffe in altri Paesi).

È chiaro che in questa occasione gli argomenti e le opinioni siano stati oggetto di calorose discussioni, anche fatte ad alta voce. Ma ripeto MAI, in nessuna occasione si è degenerati in insulti, spintoni o si è scesi a livelli bassi. Chiunque avesse la parola, dal palco o dal pubblico, ha avuto la possibilità di finire la sua frase senza essere interrotto da urla o parolacce. E, nel vivo della discussione, il rappresentante della polizia ebbe la notizia che in quel momento a Colonia si registravano scontri violenti tra tifosi dello Schalke 04, ospiti in occasione di una partita “amichevole” (se cosí si può chiamare), e nel corso dei quali un tifoso dello Schalke veniva ricoverato con prognosi riservata. Anche in quel momento, i tifosi presenti del Colonia e dello Schalke non si sono lasciati andare in aggressioni od insulti.

Ed alla fine cosa resta? Resta la consapevolezza che ci si deve incontrare, ma a pari altezza. Resta la voglia di collaborare, anche se vuol dire fare un passo avanti, quando magari non lo si vuole. Certo questi eventi non fermeranno il mondo, ma aiutano a costruire un rispetto reciproco, se è questo che si vuole. Le curve tedesche non sarebbero quello che sono, se non ci fossero persone disposte ad incontrarsi per unirsi per una causa comune. E come nel lontano Minnesota, il rispetto tra gente che è divisa da colori o appartenenza, ma unita da una cosa molto più grande, aiuta a sopravvivere… Anche nei tempi del calcio moderno.

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