Luci a San Siro…

san siroQuell’otto maggio del 1977 è una data che il sottoscritto non si scorderà tanto facilmente, e l’inevitabile polvere del tempo che ricopre qualsiasi ricordo non potrà mai togliermi dalla mente e dal cuore quelle sensazioni indescrivibili a parole ma assolutamente indelebili dentro di me…

Mario Mereghetti, mio allenatore dell’epoca, una decina di giorni prima di quella data ci prese tutti da parte prima di un allenamento e ci disse “Ragazzi vi devo dire una cosa bellissima, fra due domeniche facciamo una partita di esibizione a San Siro prima di Inter-Juventus, cosa ne dite?”…
Non ricordo ovviamente in modo preciso quale possa essere stata la mia, la nostra reazione a queste parole, ma credo che il misto di incredulità, gioia e terrore allo stato puro che ci pervase abbia indiscutibilmente dato ad ognuno di noi un’espressione che non avevamo probabilmente mai avuto e che si sarebbe anche difficilmente ripetuta in seguito…
Già, perchè ai tempi c’era la consuetudine di far disputare alle squadre giovanili delle partite di esibizione per intrattenere il pubblico prima dei match della prima squadra, e quella volta era stato deciso che toccasse a noi, e fra l’altro quella partita non è che fosse una come le altre, era il cosiddetto derby d’Italia, come avrebbero continuato a denominarlo anche in seguito provocandomi un notevolissimo fastidio che fra l’altro prosegue tuttora…
E’ d’uopo anche un’altra premessa, qualcuno di voi penserà “Ma perchè prima di Inter-Juventus e non di Milan-Juventus ?”…E la risposta è che il sottoscritto giocava nelle giovanili dell’Inter, tutti d’altronde abbiamo scheletri più o meno nutriti negli armadi, e poi sfido chiunque di voi ad essere a nove anni un giocatore della Pejo Lorenteggio,quartiere dell’hinterland milanese, vedere arrivare un osservatore dell’Inter che ti propone di indossare la maglia nerazzurra e rispondergli “No grazie, io sono tifoso del Milan, grazie comunque per l’interessamento…”

Sta di fatto che arriva quella benedetta domenica e ci dicono che il ritrovo è davanti ai cancelli di San Siro alle 13.30, non ricordo sinceramente come arrivai allo stadio visto che mio padre non ha mai avuto la macchina e neanche la patente, lui era un tranviere, e presumo quindi che in piazzale Axum ci siamo arrivati col tram, magari non guidato da lui, visto che probabilmente l’emozione che lo attanagliava, pari a quella di suo figlio, avrebbe rischiato probabilmente di farlo anche deragliare…
Da lì in poi i ricordi sono ovviamente offuscati, anche perchè ridendo e scherzando sono passati la bellezza di quasi 38 anni ed anche il più bel ricordo assume per forza di cose l’essenza di qualche flash qua e là, di sensazioni e di odori più che di ricordi chiari e descrivibili, però una cosa me la ricordo benissimo come fosse successa ieri, ed è la sensazione che provai quando dopo aver salito quelle scalette mi ritrovai catapultato in una dimensione inconcepibile fino ad allora, un ragazzino undicenne che si trovava per la prima volta nella vita a calpestare il più bel prato che avessi mai visto fino ad allora, e soprattutto a trovarmi di fronte una autentica ed impressionante muraglia umana che ebbe su di me lo stesso effetto di un cazzotto di Tyson, ottantamila teste e centosessantamila occhi che sembrava guardassero tutti verso di me…
L’atmosfera ovattata e silenziosa, quasi religiosa degli spogliatoi era totalmente e traumaticamente cambiata, improvvisamente ci trovammo, io ed i miei 10 compagni a percorrere di corsa quei 50 metri che ci avrebbero portato al cerchio di centrocampo in uno stato di ebbrezza mista ad incoscienza, io non avevo mai calpestato un prato di siffatta bellezza, mi sembrava quasi non di correre, ma di rimbalzare su di esso, sembrava che fosse il prato stesso a darmi la spinta,mi sembrava di essere quasi come un’astronauta sulla luna in assenza di gravità, e ricordo distintamente che inciampai sui piedi del mio compagno che mi precedeva e rischiai anche di cadere in modo abbastanza inglorioso…
Della partita non ricordo moltissimo, se non che credo sia durata due tempi di quindici minuti ciascuno, che credo sia finita 0-0, e che ebbi un’occasione abbastanza clamorosa quando su un cross dalla fascia di Lovotti, ala destra vecchio stampo tutta finte e cambi di passo, mi catapultai in anticipo sul primo palo, quella che sarebbe in seguito diventata un pò la mia specialità, e da circa 10 metri andai di piattone a colpo abbastanza sicuro ma non mi ricordai di quello che Mereghetti mi diceva sempre, e cioè di accorciare il passo e di tenere il corpo in avanti quando andavo al tiro, io invece mi sbilanciai e ne uscì una mezza ciabattata che sorvolò la traversa di circa 30 cm…
Non abbastanza per segnare il gol decisivo, ma abbastanza per udire il più grande boato umano dedicato al sottoscritto, qualcosa di molto simile ad un’esplosione, che non si sarebbe più ripetuto in seguito visto che la mia carriera mi ha portato a livelli medio bassi ed ovviamente mai più al cospetto di cotanto pubblico…

Non mi ricordo molto altro, se non lo sguardo del mio allenatore appena rientrato negli spogliatoi che sembrava dirmi “Come ti ho detto che si deve andare al tiro?”, idem con patate per quanto riguarda mio padre che in tribuna dopo avermi abbracciato mi disse “Ma come hai fatto a sbagliarlo ? Bravo comunque, dai, andrà meglio la prossima volta…”
Ah, per la cronaca rimanemmo ovviamente a vedere la partita in tribuna d’onore, che altrettanto ovviamente vinse la Juve per 2-0 con reti di Gori e Tardelli, e che francamente non me ne fregava assolutamente niente di quello che succedeva intorno a me, a me che oltretutto non tifavo nè per una nè per l’altra squadra, ma che avevo appena trascorso il pomeriggio più incredibilmente eccitante e sconvolgente della mia esistenza fino ad allora…

Altri sconvolgenti ed eccitanti pomeriggi sarebbero venuti da lì in poi a contrassegnare la mia vita, ovviamente non sto parlando solo di questioni calcistiche ma anche di altro, ma il ricordo di quell’otto maggio è riaffiorato prepotentemente in me in questi giorni nei quali si dicute molto di stadi nuovi, di nuove location, di marketing, di merchandising…

E la nostalgia ha ovviamente preso il posto di tutto, la nostalgia verso la mia famiglia, la nostalgia verso un calcio che non esiste più, e chiaramente la nostalgia verso un’età spensierata ed un’emozione tanto forte che mi sembra di risentire ancora in questo istante il profumo di quel prato e quel boato forte come un’esplosione…

“Ma dammi indietro la mia 600, i miei 20 anni ed una ragazza che tu sai…
Milano scusa, stavo scherzando, luci a San Siro non ne accenderanno più…”

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