Esclusiva “Diavoltaire”: Francesco Battaglia ci parla del settore giovanile rossonero

Il settore giovanile va conosciuto e tutelato, importante fucina di calciatori di domani. Noi di Diavoltaire abbiamo intervistato Francesco Battaglia, uno dei conoscitori più competenti che segue le gesta dei piccoli rossoneri dai pulcini alla primavera, e creatore della pagina Milan Next.

Ciao Francesco, partiamo subito dalla attuale realtà rossonera. Con che spirito un membro dello staff tecnico del settore giovanile del Milan può operare con dei ragazzi che, per quanto possano mettere determinazione ed impegno nell’attività calcistica, sanno che difficilmente potranno avere spazio in prima squadra, visto il trend storico degli ultimi tempi?

Perdonatemi il “filosofeggiamento” iniziale, ma è necessario. Secondo me nella vita uno deve impegnarsi nel fare al meglio quel che gli compete. Ognuno influenza in maniera più o meno intensa chi lo circonda, nella sfera personale e lavorativa. Non è perché non siamo Obama quindi non possiamo/dobbiamo cercare con i nostri comportamenti di influenzare in positivo le vite altrui. Ciò premesso, i membri dello staff tecnico del Settore Giovanile devono cercare il più possibile di aiutare i nostri ragazzi nella crescita prima di tutto come uomini e poi come giocatori. E a mio modo di vedere già lo fanno. Poi se questo aiuto permetterà ai giocatori del Settore Giovanile di giocare nel Milan, nel Forte dei Marmi o a calcetto, loro non lo possono sapere, va oltre la loro sfera di influenza. Ma avranno fatto il loro dovere, di più non possono fare. Comunque credo che lo spazio per i nostri ragazzi crescerà e non poco. Per tanti motivi, a partire dalla crescente qualità dei giocatori e del lavoro di chi li segue.

A tuo parere quali sono stati i fattori determinanti il rapido e progressivo deterioramento dei prodotti delle scuole calcio italiane? In particolare, secondo te per quali ragioni sembra essere in forte declino la nostra storica scuola dei difensori?

Premessa: non sono un addetto ai lavori, quindi rispondo basandomi un po’ sul’intuito e un po’ su quello che mi raccontano.
Credo che il problema di base sia la mentalità italiana, che ti porta a dover vincere sempre e comunque, anche a livello giovanile e anche a livello di scuola calcio. Chi segue il mondo delle scuole calcio mi segnala la crescente importanza della fisicità a discapito della tecnica, perché a livello giovanile se sei più pronto fisicamente degli avversari è più facile vincere. Si insegnano meno i fondamentali, ci si sofferma meno sul gesto tecnico, pensando solo a correre più degli avversari e ad essere più grossi.
Il Milan fortunatamente ha una filosofia differente.

Saresti a favore dell’introduzione delle squadre B anche in Italia? Visto che per ora Macalli si oppone, non converrebbe al Milan trovare una squadra di Lega Pro disposta ad accaparrarsi i migliori giovani in modo da far fare loro gradualmente esperienza, anziché il salto da primavera a serie A?

Sono assolutamente a favore, infatti mi innervosisco ogni volta che leggo le dichiarazioni di chi si oppone. Forse preferiscono vedere fallire ogni estate 10-20 società locali, piuttosto che vedere le Squadre B di società professionistiche. Le squadre B non solo favorirebbero la crescita dei giovani, creerebbero anche maggiore interesse in campionati che hanno bisogno di sponsor e audience. Forse una squadra satellite potrebbe essere una buona alternativa, ma c’è sempre il rischio rigetto da parte dei tifosi locali. Qualcosa comunque bisogna fare. Il Campionato Primavera non ti prepara adeguatamente al salto nel professionismo, ci sono giocatori dominanti in Primavera che nei primi anni di professionismo fanno panchina fissa. A volte perché effettivamente non sono pronti, altre volte perché i giocatori in prestito spesso vengono panchinati indipendentemente dalle loro qualità, a favore dei giocatori di proprietà delle squadre a cui li presti. Tutti problemi superabili con le squadre B.


Secondo te è un’idea vincente quella del modello olandese che segue i giovani dalle giovanili fino alla prima squadra, tutte con lo stesso modulo e lo stesso modo di giocare? Sarebbe possibile in Italia?

Il Milan del presidente Berlusconi ha vinto tanto con allenatori che giocavano in maniere differenti: Sacchi, Capello, Ancelotti. Credo che nel settore giovanile si debba imporre un modello Milan non dal punto di vista del modulo, ma della mentalità. Il Milan ha vinto imponendo il suo gioco e mantenendo solidità difensiva, questi devono i capisaldi.

Perchè, tranne rarissime eccezioni, il giovane in Italia deve essere un Pogba, un Kovacic o un El Shaarawy per avere opportunità in squadre da parte sinistra della classifica? Ok le pressioni, ma oggi il calcio italiano vede delle figure che secondo noi negli anni passati avrebbero fatto fatica in serie B. Perché giovani probabilmente talentuosi vengono messi in comproprietà o inseriti in trattative di mercato, quando all’estero si punta molto su di loro anche se ancora acerbi?

In primo luogo perché in Italia c’è la tendenza a pensare al presente, al’ottenere il massimo del risultato oggi, magari compromettendo il domani. D’altra parte con i giovani i risultati non arrivano immediatamente e a volte proprio non arrivano, l’Arsenal lo insegna. Come se non bastasse, la condizione attuale delle società italiane ti obbliga a non prescindere dai risultati per avere un equilibrio economico. Se non vai in Champions il pareggio di bilancio è quasi impossibile, se non vinci il tifoso non viene allo stadio e non compra merchandising, se perdi non valorizzi la rosa etc. Quando i bilanci prescinderanno dai risultati, potremo lavorare con maggiore serenità coi giovani. Per quanto riguarda le comproprietà, se le squadre minori non hanno almeno la metà della proprietà del giocatore non hanno interesse a farli giocare. Pochi giocatori in prestito secco vengono valorizzati come si deve.


Dove può nascere il punto di svolta per la serie A, visto che sia il calo tecnico che economico hanno spostato davvero di poco la filosofia?

Forse dagli stadi di proprietà, sempre che si arrivi mai alla legge che dovrebbe favorirne la costruzione. Però si torna al problema di prima: se non vinci il tifoso non li riempie. Quindi puoi avere lo stadio più nuovo e bello del mondo, ma se è sempre vuoto è un costo in più. E se investi solo sui giovani, prima che il tifoso si accorga dei cambiamenti positivi passano anni. Le vittorie aiutano a vincere, sempre che poi si sia in grado di sfruttarne l’onda positiva.

Quali metodi poco ortodossi arrivano ad utilizzare le squadre per accaparrarsi giocatori neanche 16enni, ovvero promesse alle famiglie ecc.?

Fino ai 14 anni i giocatori non possono essere vincolati dalle loro squadre, quindi sono liberi di scegliere la società che offre il progetto per loro migliore. Ci fossero metodi non ortodossi, chi li applica verrebbe squalificato, visto che a livello giovanile c’è grande severità. Il vero problema sono le squadre straniere, nei confronti dei quali i vincoli servono poco o nulla. Fortunatamente c’è un patto di non belligeranza tra grandi squadre, con qualche eccezione. Ma le piccole non possono fare nulla per difendersi.

Secondo te come si pone il settore giovanile del Milan rispetto a quelli delle rivali dirette in Italia ed in Europa in relazione a scouting, metodi di allenamento e talenti sfornati? In quest’ottica come giudichi l’ingaggio dei due consulenti belgi?

La rinascita del settore giovanile del Milan è iniziata da pochi anni. Il gap nei confronti delle società italiane è pressoché colmato, mentre bisognerà ancora lavorare per raggiungere le eccellenze europee. In particolare occorre migliorare nello scouting estero.
Poi ovviamente anche nel calcio giovanile più disponibilità economica si ha e meglio è. Inter e Juventus stanno spendendo tanto a livello di mercato giovanile, mentre noi stiamo investendo molto nel miglioramento delle strutture del Vismara, per permettere a ragazzi e staff di lavorare in un ambiente sempre più moderno e funzionale, e nel’attività di base. Tra qualche anno vedremo chi sarà stato più lungimirante.

Guardando solo i tabellini, sembra che Mastour stia rendendo sotto le attese, perlomeno in termini di goal ed assist. Tu che lo hai visto all’opera che impressione hai avuto? Secondo te la sovraesposizione mediatica a cui è sottoposto può nuocere alla sua crescita?

Settimana scorsa ha segnato un gran bel gol da fuori area e servito 1 assist e mezzo (più un altro non sfruttato da un compagno). Non ero alla partita, ma da un video della partita mi è sembrato di notare una crescente disponibilità nei confronti della squadra.
Hachim ha mezzi tecnici pazzeschi, uniti ad una buona fisicità sui cui lavora con serietà, deve essere lui a capire che queste qualità sono e saranno vincenti solo se messe a disposizione dei compagni. La sovraesposizione mediatica è inevitabile, proprio per le sue grandi qualità. A maggior ragione in un periodo storico in cui chiunque può creare contenuti video virali e in cui le notizie vengono prese da Facebook e YouTube più che dai campi di gioco. Può nuocere, nel senso che la pressione può schiacciare chiunque, ma può anche far bene, abituando il ragazzo a quel che lo aspetta da grande: i giornalisti non aspettano altro che distruggere i giocatori di talento alla prima partita storta.

Un tuo parere su 3 prospettive future: Vido, Modic e Di Molfetta

Vido ha tecnica da trequartista e fisico da punta, con una grande capacità di giocare con e per la squadra. Se diventerà anche cinico ci divertiremo. E il fatto che Pippo, che di attaccanti un po’ se ne intende, lo faccia giocare spesso titolare pur essendo 97 in una squadra fondata principalmente sui 95 è un segnale non da poco. Modic sta giocando poco, proprio perché a centrocampo c’è un forte nucleo di 95 (più il 94 Pedone) . Di fatto è il vice-Piccinocchi, che però sta facendo una stagione pazzesca. Potrebbe giocare dietro le punte, ma in quel ruolo al momento Pippo preferisce un centrocampista più d’inserimento che di fantasia (Benedicic, Pedone, Mastalli). Ha visione, gran piede, è forte su punizione. Deve però migliorare nel passo, che al momento gli impedisce di giocare in posizioni più laterali. Di Molfetta dopo una passata stagione difficile sul piano realizzativo e un inizio di stagione altrettanto faticoso, è finalmente esploso. Mi pare abbia già segnato 8 reti, oltre ad aver fornito svariati assist (peccato che quest’anno non sto prendendo nota di questa statistica, secondo me è vicino alla doppia cifra!). Tecnicamente è sempre stato molto forte, con in più una discreta capacità di fare gol. Il salto di qualità però credo sia arrivato dal punto di vista fisico: DiMo impressiona per la continuità che dimostra, per la capacità di corsa, per lo spirito di sacrificio. Qualità che saranno fondamentali “da grande”.


Come vedi la gestione dei giovani approdati in prima squadra negli ultimi anni, in particolar modo con la gestione Allegri? A tuo parere è stata saggia e meritocratica o gli è mancato un po’ di coraggio?

Come ho già detto, il salto nel professionismo è in generale sempre difficilissimo, soprattutto perché il Campionato Primavera non ti prepara in maniera adeguata. Le condizioni (modelli positivi nello spogliatoio, concorrenza nel proprio ruolo, schemi adatti al proprio stile di gioco, qualità del gioco espresso etc…) in cui un giocatore giovane viene inserito facilitano o meno questo salto. Non sempre ci sono state tali condizioni, il che ne ha reso più difficile l’inserimento.

Ringraziamo Francesco Battaglia per la sua cortesia e disponibilità

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