“Non mi rattristate parlando di Europa League, l’abbiamo giocata solo una volta negli ultimi 12 anni”. (A. Galliani)
Queste parole dell’ad milanista interpretano in pieno ciò che prova la dirigenza ed anche buona parte del tifo rossonero: l’Europa League è una coppetta di serie B, non ha il minimo fascino. E poi è un dispendio di energie inutile: si gioca nei campetti polverosi e spelacchiati dell’Est europeo, al gelo, ed anche di giovedì. Inoltre, i soldi elargiti dall’Uefa per la partecipazione a questa coppa sono irrisori rispetto all’oro con cui ricopre le squadre che giocano la Champions League. Insomma, quasi quasi non vale proprio la pena inseguire il quinto posto (o sesto, a seconda dell’esito della semifinale di Coppa Italia tra Udinese e Fiorentina) per questa sfacchinata inutile, che potrebbe partire addirittura da fine luglio.
Il mio parere è totalmente opposto: credo che la squadra debba puntare al massimo traguardo raggiungibile (ragionevolmente, il quinto posto). Innanzitutto perché è bene che Seedorf porti avanti il cambio di mentalità di cui ha tanto parlato e che abbiamo visto a sprazzi nelle prime uscite del suo Milan. In secondo luogo, perché non ha senso buttare via questi mesi, dato che la Champions è una chimera irraggiungibile, ed anche, perché no, per lo spirito sportivo che imporrebbe di dare sempre il massimo, anche se il traguardo non sarebbe allettante.
La partecipazione all’Europa League, inoltre, ha una serie di aspetti positivi da non sottovalutare:
- Porterebbe punti nel ranking Uefa, facendo in modo che il Milan non parta da fasce basse nel momento in cui dovesse tornare in Champions League. Anzi, una buona Europa League porta molti punti in cascina, basti vedere l’Atletico Madrid testa di serie nell’ultima Champions grazie agli ottimi risultati ottenuti nell’altra coppa.
- Manterrebbe l’abitudine di giocare una partita ogni tre giorni, cosa che i giocatori e lo staff devono saper gestire, in un club come il Milan. Inoltre, il doppio impegno darebbe un senso ad una rosa delle dimensioni pachidermiche come quella rossonera.
- E’ l’unico trofeo che manca nella storia rossonera e non mi dispiacerebbe affatto che la società provasse a vincerla (qui sogno, lo so). Anche perché, dopo la riforma del 2009, il livello della competizione è cresciuto e bisogna avere comunque una squadra più che buona per fare strada.
- Aiuterebbe i giocatori meno abituati a gestire i turni andata-ritorno, in cui pensare in ottica 180′, ed a fare esperienza internazionale.
- Qualche soldo nelle casse della società, comunque, lo porterebbe. Sempre meglio di zero.
- Se la squadra dovesse fare risultati in Europa League, il morale e la fiducia rimarrebbero alti per il campionato e viceversa. Non è sempre vera la convinzione, tutta italiana, che non si possano portare avanti due competizioni in parallelo.
Insomma, anche se la Champions è tutta un’altra cosa, vedo una serie di motivazioni valide per cui vale la pena tentare la rincorsa all’Europa League, decisamente prevalenti rispetto ad uno snobismo non giustificato ed anche anacronistico, considerando la decadenza della serie A ed un organico del Milan di certo non in grado di giocarsi la Champions.
Forza ragazzi, non lasciate nulla di intentato!
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