Anche quella mattina Riccardo Montolivo stava lanciando il suo suv a velocità slogata sulla A8, direzione Solbiate, destinazione Milanello, quando ricevette una telefonata inaspettata, forse la più importante della sua vita.
Fuori era grigio, pioveva, a volte forte a volte meno ma comunque in modo fastidioso, pungente. A volte non pioveva affatto, ma lo spettacolo desolante non migliorava di certo. Gli alberi erano angoscianti monoliti senza foglie, la nebbia all’orizzonte era così densa da dargli l’impressione che al di la il mondo che lo aspettava fosse un brutto sogno. Fuori dall’abitacolo di quel suv il mondo era triste, ma dentro arrivò il sole.
“La Nostra Età è Difficile” dei Pooh si interruppe e subentrò la telefonata col vivavoce: “Pronto, Riccardo?” Quella voce penetrò nella testa di Montolivo come una lama calda nel burro. Il cuore prese a calpestargli il torace con veemenza, sempre più forte, sempre più forte, sempre di più. La bocca si prosciugò all’istante, gli sembrava di avere la sabbia tra i denti. Un vortice soffocante di emozioni lo pervase dalla punta dei piedi fino alle orecchie, che divennero subito rosse come gli stop del suv. Sorpresa, gioia, terrore, reverenza, ammirazione, angoscia, non poteva essere vero, non poteva essere lui: “Pronto, Riccardo, ci sei? Mi senti?”
Montolivo cadde dal metro e mezzo di altezza dove stava mentalmente volando, tornò nel mondo dei mortali e con la voce di un bambino di sei anni che scopre Babbo Natale in salotto la notte della vigilia disse: “Ca… Capitano?”
Maldini dall’altra parte rise: “Ma quale capitano? Sei tu il capitano ora… E io non sono mai stato il tuo. Ma chiamami Paolo no?! Tra colleghi! Ah ah ah! Anzi… A dire la verità io sono un ex ormai.” Lo stato d’animo di Montolivo peggiorò. Quelle parole ebbero l’effetto opposto di quello che Maldini avrebbe voluto avessero. Quella mano tesa aveva lo scopo di rilassarlo, ma Montolivo si agitò ancora di più, strozzò in gola lacrime di gioia e involontariamente pensò ad alta voce: “Mi considera un suo pari! Posso morire felice!”, “Come hai detto Riccardo? La voce va e viene…”, “N… No, no, niente capitan… Paolo… Mi è entrata l’autoradio… Emmm… Si.. Si è disattivato il vivavoce… Ma dimmi, dimmi, come mai questa telefonata…” Che aspetto da una vita e mi sento morire dentro al solo pensiero che tu stia parlando con me: “…Hai bisogno di qualcosa?”
La voce di Maldini si fece più seria: “Si. Ma per prima cosa ti chiedo di non dire a nessuno di questa mia chiamata.” Montolivo stava già messaggiando a tutti i suoi contatti sull’iPad «STO PARLANDO CON DIOOOOO!!! (faccina che piange) (faccina che ride) (faccina che piange) (faccina che ride)», cancellò il messaggio e gettò l’iPad dietro le spalle come se Maldini lo stesse guardando, l’iPad si frantumò ai piedi del sedile posteriore, Montolivo gemette mordendosi a sangue il labbro inferiore: “Cosa è stato? Hai rotto qualcosa? Hai tamponato?”, “No, niente… Vai tranquillo, continua pure.” Disse soffrendo dentro.
“Senti, vengo al dunque subito. A me Seedorf non piace e questa non è una novità. Ma sono combattuto capisci? Ho la figlia del capo che mi chiama un giorno si e l’altro pure, vuole che entri in società, vuole che faccia da tramite tra la dirigenza e la rosa, allenatore compreso. Ma a me avere a che fare con Seedorf non va giù.”, “Capisco cap… Paolo. Ma come posso esserti utile io?”, “Prima di accettare l’incarico voglio sapere se Seedorf è cambiato o è sempre il solito pallone gonfiato, quello che pretendeva di comandare nello spogliatoio anche se il capitano ero io. Vorrei capire se il suo modo di fare il gradasso e fancazzista è rimasto invariato anche ora che fa un altro mestiere. Insomma Riccardo, dimmi, cosa ha fatto finora Seedorf a Milanello? Leggo in giro di ritrovato entusiasmo… Metodi alternativi… Dimmi di più!”
Montolivo non sapeva che fare. Violare la sacra segretezza di Milanello è un reato punibile con la castrazione chimica. Ma dall’altra parte del telefono non c’era una persona qualsiasi, era Paolo Maldini porca miseria! Così si ritrovò tra l’incudine e il martello. Tradire il suo nuovo allenatore? O deludere il suo dio? Non finirà mai di stupirsi di come una telefonata può cambiargli la vita. Rimase in silenzio qualche secondo, poi parlò: “D’accordo. Ti racconto tutto…”
Clarence Seedorf volle mettere subito le cose in chiaro, prima di iniziare l’allenamento aveva bisogno di fare a tutti un bel discorso, così radunò sul campetto i giocatori, o almeno quelli che non erano in infermeria o all’ospedale, li volle in fila uno accanto all’altro di fronte a sè, sotto la pioggia, col vento freddo che tagliava le orecchie e pungeva i nasi: “Mister ma non potevamo riunirci in palestra?” Chiese Nocerino: “Il filippino ha appena pulito il parquet e non si è ancora asciugato.” Rispose seccato il mister: “ricordami di cedere Nocerino al primo pirla che ce lo chiede.” Aggiunse poi a bassa voce all’orecchio di Tassotti che annuì in silenzio accanto a lui, sfuggendo allo sguardo del giocatore come se potesse leggerglielo negli occhi.
Seedorf cominciò il suo discorso con voce chiara e possente: “Vi starete chiedendo perché vi abbia riuniti tutti qui…”, “Lo sappiamo, in palestra è bagnato…” Disse Zaccardo: “lui è il prossimo” disse Seedorf di nuovo a bassa voce a Tassotti, e dopo aver fulminato con lo sguardo Zaccardo, proseguì: “Dicevo… Prima di cominciare l’allenamento di oggi, mi sembra corretto mettervi al corrente dei cambiamenti che voglio approntare qui.” Seedorf parlava in italiano ma la sua magnificenza permetteva agli stranieri di ascoltarlo nella loro lingua.
“Si… È una cosa che fa spesso. Mette i brividi vero? All’Inter lo chiamavano La Torre Di Babele, ma pensavo fosse per le sue doti pelviche.” Disse Maldini: “L’avevo sentita anche io questa leggenda… Ma aspetta, lasciami finire…” Riprese Montolivo.
Braccia dietro la schiena, petto in avanti, mento alto e fiero, Seedorf parlava a tutti loro riuscendoli a guardare dall’alto in basso nonostante tra loro ci fossero giocatori più alti di lui: “A partire da oggi dimenticatevi tutto quello che avete erroneamente imparato dal mio predecessore che, vi ricordo, da questa mattina è fatto assoluto divieto nominare.” Cominciò a passeggiare avanti e indietro passando in rassega uno per uno tutti i giocatori.
“Per prima cosa l’inizio degli allenamenti sarà alle ore 8:00 antimeridiane. A quell’ora faremo l’appello, a chi non sarà presente verrà confiscato il cellulare per tre giorni. Chi persevererà nel presentarsi in ritardo verrà dapprima multato, poi messo fuori rosa un mese, poi ceduto al Palermo.”, “No al Palermo no!!” Scappò di bocca a qualcuno: “Si! Al Palermo si!” Disse Seedorf rivolgendosi a tutti.
“Dalle ore 8:00 alle ore 9:00 faremo meditazione, per permettere a tutti i nostri chakra di aprirsi. Non abbiate paura se a qualcuno di voi non dovesse riuscire di aprire i chakra, vi aiuto io, che per aprire i chakra conosco un metodo infallibile.” Alcuni si guardarono in faccia preoccupati, altri instintivamente si misero una mano sull’ano, altri erano inspiegabilmente felici.
“Dalle ore 09:00 alle ore 11:00 yoga…”, “Ma chi? Quello di Guerre Stellari?” Chiese a bassa voce Amelia ad Abbiati accanto a lui: “Marco ti ho sentito…” Disse Seedorf con tono ammonitore: “Lo yoga è importante. Rilassa i muscoli, dona elasticità, svuota la mente… Tu Antonio sei avvantaggiato… Stimola la diuresi e la digestione.” Involontariamente a Muntari scappò un rutto: “Vedo che tra voi c’è già chi pratica yoga, bene.”
Dopo qualche secondo di pausa, Seedorf tornò di fronte a tutti: “Dalle ore 11:00 alle ore 13:00 si passa al pilates…” uno di loro alzò la mano: “Chi sei? Non ti conosco… Non ti vedo proprio.”, “Sono Saponara, mister, Riccardo Saponara. Volevo sapere… Ma… Non si pranza?” Seedorf trattenne a stento la rabbia per quella domanda insolente: “Giusto… Bella domanda… Non si mangia. Qui a Milanello si fa digiuno! Il cibo appesantisce il corpo. Un bicchiere d’acqua a testa alle ore 13:00 sarà più che sufficiente.” Tra i presenti cominciò a crescere della perplessità.
“Dalle ore 13:00 alle ore 15:00 si farà giardinaggio zen. Ho già ordinato quarantacinquemila bonsai. Dovrebbero arrivare qui in tempo per oggi. Il resto dell’attrezzatura la trovate in magazzino.” I giocatori erano confusi.
“Dalle 15:00 alle 16:00, sesso tantrico fra compagni! Che aiuta a cementare l’amicizia, il gruppo…”, “Io sto con Adil!” Si affrettò a dire Mexes strappandosi la tuta e mostrando una tenuta sadomaso da Frank ‘N’ Furter: “Le coppie le decido io.” Tagliò corto Seedorf.
“In fine… Dalle 16:00 alle 17:00 dipingerete lo steccato, dalle 17:00 alle 18:00 passerete la cera sulle auto, poi tutti al tempio a preg…”, “Maestro Myagi mi perdoni. Ma quando ci alleniamo? E la partitella? La tattica?” Ebbe il coraggio di chiedere Vergara, quel coraggio tipico dei giovani, quella pericolosa sfrontatezza: “Tu, chiunque tu sia, da domani ritieniti un giocatore del Parma.” Rispose il mister.
Seedorf visibilmente adirato, salì in piedi su uno sgabello, per dare più enfasi a quel che stava per dire: “Allenamenti? Puah! Partitelle? Tsk! Tattica?! Ma per piacere! Non avete capito nulla! Qui non contano queste cose! L’importante è la filosfia! L’importante è la serenità dell’ambiente! L’importante è la gioia nei vostri cuori e la spensieratezza nelle vostre menti! Tasso! Accendimi un paio di incensi! Al mango e vaniglia possibilmente!” Tassotti obbedì.
“Ma che cos’era prima questo luogo?! Un lager?! Un campo d lavori forzati?! Per la miseria! Non avete mai fatto yoga, pilates, meditazione… Sesso tantrico tra compagni!! Ma come si fa?! Ve l’ho detto all’inizio e ve lo ripeto! Da oggi si fa filosifia, si pensa zen, si fa digiuno dello stomaco ma ci si abbuffa di serenità mentale!”
“Basta ti prego. Ho sentito abbastanza…” Interruppe il racconto Maldini: “Ho dovuto accoppiarmi tantricamente con Muntari, Paolo… Con Muntari.”, “Che brutta cosa…”, “E oggi mi tocca de Jong…”, “Mi dispiace, davvero. Speravo che Seedorf fosse migliorato ma a quanto pare no. Anzi, è peggio di quanto pensassi. Credo che non accetterò l’incarico.” Montolivo si sentì morire: “No capit… Paolo! Ti prego! Ti supplico! Salvaci tu! Da settimane a Milanello sembra di essere a Woodstock! Balotelli crede di essere Jimy Hendrix!! Vienici a salvare! Temo che Abate sia incinto e non si sa di chi!!”
Ma Paolo Maldini non si piegò alle suppliche, chiuse la telefonata con un “In culo alla balena.” E nella mente di Montolivo apparve il volto sorridente di de Jong. Spense la radio. Spense il telefono. Pianse su quel che restava dell’iPad. I pochi chilometri che separavano il suv dai cancelli di Milanello, li percorse in silenzio, lasciando che la pioggia, la nebbia e la tristezza che vivevano la fuori entrassero nell’abitacolo fin dentro il suo cuore: “tanto basta un’ora di meditazione… Poi passa.” E pianse ancora.
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