UFFICIALE: Milan e Allegri, la fine

trofei-allegri-milan178 partite, 91 vittorie, 49 pareggi e 38 sconfitte. Uno Scudetto, una Supercoppa italiana vinta contro l’Inter, un secondo posto, un terzo posto e una stagione disastrosa ancora da concludere. Questo è tutto ciò che Massimiliano Allegri lascia in eredità ai rossoneri dal 25 giugno del 2010 ad oggi.

Allegri resta un allenatore che non ha mai convinto tutti, dal presidente che, parole sue il giorno del raduno nel 2010, lo volle e lo considerò “uno con le sue stesse idee di calcio”, fino alla maggioranza dei tifosi. Non ha mai convinto sin dalle prime partite e con l’andare delle giornate, dei mesi, dei campionati, ne ha convinti sempre meno, nonostante mentre sulla panchina del Milan siedeva Leonardo, il livornese fu uno dei nomi che compariva nei sondaggi tra i tifosi come sostituto dell’amante del 4-2-fantasia portami via. Lui con Spalletti, Guidolin e Van Basten. Ma nessuno di questi tre verrà chiamato, a quanto pare, a sostituirlo.

Difatti, ora è ufficiale, al posto di Allegri siederà sulla panchina del Milan Mauro Tassotti, almeno provvisoriamente. In attesa che arrivi il più gettonato Clarence Seedorf. Attualmente ancora giocatore del Botafogo. Questo il comunicato ufficiale del Milan:

L’AC Milan comunica di aver sollevato dall’incarico di allenatore della prima squadra, con effetto immediato, il Signor Massimiliano Allegri e il suo staff.
L’AC Milan desidera ringraziare il Signor Allegri e il suo staff per l’opera svolta e augura loro i migliori successi professionali.
La squadra è provvisoriamente affidata alla guida tecnica del Signor Mauro Tassotti.

Paradossale pensare che fino alla fine della scorsa stagione, la media partite vittorie di Allegri di 54,10%, era persino superiore a quella di Sacchi (51,36%) e di poco superiore a quella di Capello (53,67%), eppure di titoli in bacheca dopo la supercoppa, nemmeno l’ombra. Soprattutto a livello europeo. La disastrosa stagione attuale ne ha sancito il definitivo declino, facendolo precipitare col 51,12% di media vittorie, al diciottesimo posto nella classifica degli allenatori di tutti i tempi passati al Milan.

Se si considerano solo gli allenatori con più di 100 partite all’attivo, peggio di lui troviamo dei nomi illustri come Liedholm col 45,71% (280 partite 128 vittorie), Zaccheroni col 43,20% (125 partite, 54 vittorie) che ha avuto una vita in rossonero molto simile allo stesso Allegri, e poi Koning, Banas e Baloncieri, quest’ultimo il più disastroso allenatore del Milan in più di 100 anni di storia, al Milan dal 1934 al 36 e poi nella stagione post bellica del 45/46.

Allegri comunque può “vantare” la nomea del peggior allenatore del Milan dell’era Berlusconi, anche se non solo per i numeri, diciamo che se la potrebbe giocare benissimo con Zaccheroni, Leonardo e Tabarez, ma nessuno di loro ha avuto a disposizione quasi quattro stagioni sulla panchina del Milan, l’uruguaiano solo 22 partite per esempio.

Allegri non ha convinto. Non hanno convinto i suoi pochi risultati. Non ha convinto il suo gioco, troppo semplice, troppo monocorde, troppo brutto. Non hanno convinto alcune sue scelte tecniche, di formazione e di sostituzioni, indipendentemente dai risultati. Se giocava col 4-3-3 doveva giocare col 4-3-1-2, se giocava col 4-3-1-2 doveva giocare col 4-3-2-1, se giocava col 4-3-2-1 doveva giocare col 4-3-3. Se giocava Emanuelson in attacco doveva farlo giocare terzino, se lo metteva terzino doveva tenerlo in panchina, se lo teneva in panchina doveva farlo giocare in attacco. Così dicendo anche per gli altri 29/30 giocatori.

A lui è stato attribuita totalmente la responsabilità dei tanti infortuni subiti dal Milan, dimenticandosi che anche i suoi predecessori hanno avuto a che fare spessissimo con la stessa media di defezioni e che lo staff medico e atletico è sempre lo stesso da prima ancora che lui iniziasse ad allenare il Cagliari. A lui è stata attribuita quasi totalmente la paternità di tutti gli acquisti e le cessioni del Milan. Addirittura per gli esperti, era praticamente certo che tenesse sotto scacco Galliani e Berlusconi per farsi comprare gente come Traoré, Muntari, Matri e via dicendo, evidentemente un allenatore con un carisma e un carattere di ferro se riesce a comandare sui suoi capi che non hanno la forza di opporsi dove dovrebbero comandare loro, appunto nel calciomercato, uno che manco Capello era a questi livelli.

Invece al contrario a lui viene attribuita la totale mancanza di “palle”, riconducibile, sempre secondo gli stessi esperti, in quel che si vedeva in campo diverse volte, con giocatori che vagavano disperati alla ricerca di un segno divino per capire cosa fare per ribaltare un gol subìto, e riconducibile in quel che diceva nelle interviste e in che tono lo diceva, una cosa di vitale importanza per vincere trofei. Quando dalla panchina urlava non doveva urlare, quando non urlava era un pappamolla.

Allegri è stato questo, non certo un genio ma un modesto allenatore come ce ne sono tanti in giro, arrivato in una nobile decaduta del calcio italiano che ha iniziato la sua parabola verso l’inferno nel 2006 per mano di Galliani e Berlusconi, una società allo sbando con pochissime luci e tantissime ombre, Allegri non ha convinto e non convincerà mai.

A lui vanno i nostri saluti, ci ha provato, non ci è riuscito, avanti il prossimo.

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