Due amministratori delegati, ma dai! (Zvonimir Boban)
Eh già, mentre mezzo mondo milanista intravedeva la luce in fondo al tunnel ed un club finalmente rinnovato e con un organigramma in cui ciascun dirigente facesse solo il compito per cui era stato preposto, mentre l’altro mezzo mondo milanista minacciava di incatenarsi davanti a San Siro per non far andare via il vecchio cravatta gialla, il boss anziano e decaduto ha pensato bene di giungere ad una soluzione degna del re Salomone, vero padre ideologico della Democrazia Cristiana: due amministratori delegati.
Il mese delle accuse di Barbara ha avuto risvolti comici e un po’ patetici: dalle sue pesantissime parole alla reazione gallianesca trascorrono quasi tre settimane, tre settimane di silenzio.
Ma perché si ostinava a tacere? Semplice: una vittoria, una cazzo di qualsiasi vittoriucola, non arrivava mai, solo figuracce assortite. Poi arriva Glasgow ed eccolo rispuntare con una penosa intervista in cui si vanta dei calzini portafortuna rossoneri, ecco Catania con tre punti in campionato che mancavano da oltre un mese, e finalmente dopo queste due memorabili imprese, arriva il veleno, l’indignazione per essere stato leso nella sua onorabilità, la rabbia per il danno d’immagine, le minacce.
Perché per anni e anni ci siamo sciroppati da Galliani dichiarazioni d’amore per Berlusconi, inviti urbi et orbi a ringraziare il presidente, ma a molti è sfuggita la tempistica dello sfogo dell’A.D.: la stessa settimana in cui è stata decisa la decadenza politica del suo “amico”, non la settimana successiva, per carità; di fronte al rischio di perdere il proprio feudo e con il rischio di non aver più vittorie da sbandierare, molto meglio far scoppiare subito il bubbone, e chi se ne frega del momento difficile del vecchio capo.
La ridefinizione delle competenze poi è stata paradossale: da anni si dice che Galliani sia bravo nell’opera di aumento del fatturato del club, di partnership importanti e prestigiose che aumentino il valore del brand Milan, e totalmente deficitario sul fronte sportivo e del mercato. La soluzione? Barbara all’area commerciale e di sviluppo del brand Milan, Galliani all’area tecnico-sportiva.
Esatto: come se scoprissi che quel dipendente mi fa saltare ciclicamente 50 euro dalla cassa, decidessi di ridurre le sue competenze, lasciandolo tranquillamente a fare il cassiere.
Molto si deve ancora dire di questa vicenda, da voci precedenti al casino si diceva che Galliani avesse già fatto sapere di voler mollare nel 2015, ora pare che il nuovo incarico sia pluriennale, si parla di incarichi svariati, candidato sindaco di Milano, parlamentare nella nuova Forza Italia…una cosa è sicura: farlo fuori non è cosa semplice, vuoi per il rapporto ultra trentennale che lo lega al proprietario del club, vuoi per i trascorsi comuni agli albori dell’impero mediatico brianzolo, e si sa che le nascite di certi imperi smisurati nascondono segreti e peccati più o meno gravi.
La cosa su cui si dibatte e che sta raggiungendo vette di assurdità degne dei Monthy Python, è l’entità della liquidazione di Galliani: 50 milioni, 120 milioni, addirittura Serafini bacchetta mezzo web dicendo che è ingenuo pensare che il top manager di un club con un simile bagaglio di trofei possa avere una liquidazione normale e parla serenamente di 300 milioni.
Caro Luca, Romiti se n’è andato dalla FIAT con 65 milioni di liquidazione, dalla FIAT Luca. Galliani guadagna 900.000 euro all’anno col Milan, consentici di pensare che una liquidazione che vale quasi mezzo club, Milanello compreso, sia una sparata degna di chi ritene di voler 10.000 euro per la sua Punto giallo-oro del 1994.
La sensazione è che ci si trovi nel mezzo di una guerra sotterranea, a bassa intensità come operazioni sul campo, ma sempre sul punto di provocare danni ingenti, guerra di cui sarà il Milan a pagarne le conseguenze.
Al Galliani che si vanta di Cristante, sarebbe opportuno ricordare che, ancora un paio di giorni prima della sua ottima prestazione contro l’Atalanta, l’italo-canadese era impacchettato con destinazione Cagliari.
Al Galliani che ci spiega che là davanti nove giocatori sono troppi, andrebbe domandato il perché della fretta di strapagare un broccaccio come Matri a fine mercato, senza nessuna altra pretendente, nella classica situazione in cui lui si presenta dal club che ha voglia di liberarsi del giocatore offrendo zero o, al massimo, un prestito con diritto di riscatto. Il vassallaggio verso Torino perdura da un decennio almeno, ma questa volta l’arrivo in soccorso della Juve che aveva bisogno di alleggerire un bilancio appesantito dagli acquisti di Tevez e Ogbonna, è stato davvero spudorato.
Se ora giungesse pure il prestito gratuito di costui alla Fiorentina, club che è andato avanti per sei mesi ad insultare il Milan, che ha detto a Ljajic che non avrebbero detto sì al Milan qualsiasi cifra sarebbe arrivata, si certificherebbe in maniera ufficiale, al di là del clamoroso fallimento di mercato, il totale disinteresse verso il club da parte del pelato, preso ancora oggi dal suo orticello di rapporti da mantenere buoni o da ricucire per interessi che nulla hanno a che vedere con futuri, eventuali, successi della squadra.
Mi auguro, ovviamente, che l’ex bionda ora rossa, non manchi di lanciare qualche macigno sulla vicenda, nella speranza che il C.D.A. di aprile riveli più cose di quanto non accaduto a dicembre.
“Il cielo è alto, l’imperatore lontano.” Questo è un vecchio detto cinese che spiegava in maniera poetica l’assoluto potere dei mandarini nel territorio di loro competenza. Da ciò che sto vedendo in questo preciso momento del mercato di gennaio, giocatori che ci servirebbero che si accasano altrove, un Fernando a cui è già stato promesso un eventuale ingaggio da tre milioni netti (Nainggolan a Roma prenderà 1,4 milioni più bonus all’anno, con l’ingaggio di Matri paghi in un anno il belga e Borja Valero), un Essien che si aggira come uno spettro all’orizzonte, trentaduenne e strafinito, temo che l’imperatore sia ancora lontano e il feudo del mandarino ex gobbo ancora incline alla vecchie, decadenti abitudini.
17 comments for “Il cielo è alto, l’imperatore lontano”