Un’autocandidatura stuzzicante

250px-Spaletti[1]La decisione sul successore di Allegri sembra ormai presa. Il prescelto sarà quasi sicuramente Clarence Seedorf, pupillo del nostro presidente onorario, conoscitore profondo dell’ambiente rossonero, persona di grande carisma e cultura, ma con zero esperienza in panchina.

La scelta del tulipano nero è stata fatta trapelare ai media con largo anticipo, ed ormai mi sono abituato all’idea, nonostante gli ovvi dubbi su quanto un esordiente assoluto possa fare bene in un contesto difficile come quello rossonero.

Tuttavia, Spalletti ieri ha rilasciato delle dichiarazioni in cui manifesta interesse per la panchina rossonera. Il tecnico toscano, secondo me, anche se non è da considerarsi della caratura dei Capello, Mou, Guardiola o Klopp, sarebbe stato un passo avanti rispetto ad Allegri. Un allenatore esperto, con un buon CV, invece che un totale salto nel buio, con molte doti che lo renderebbero, a mio parere, ottimo per il Milan:

  • Duttilità tattica. Spalletti non ha preconcetti sul modulo, ma lo adatta agli effettivi a sua disposizione. Ad Udine, viste le caratteristiche dei suoi difensori e centrocampisti, alternava 3-4-3 al 3-5-2, a seconda del tipo di partita che voleva fare, con risultati ottimi. A Roma, dopo un periodo di ambientamento, ha fatto molto bene con il 4-2-3-1 e Totti centravanti di manovra. Allo Zenit ha alternato 4-2-3-1 e 4-3-3, con due scudetti ed un secondo posto in tre anni.
  • Risultati ottenuti.  Ad Udine ed a Roma, se si tiene conto degli organici che ha avuto a disposizione, ciò che è riuscito a fare è eccellente. Ha preso due squadre reduci da stagioni deludenti e, con una crescita graduale, le ha portate su livelli imprevedibili. Un quarto posto con l’Udinese nella serie A pre-Calciopoli è tantissima roba, così come portare la Roma a lottare punto a punto con l’Inter di Mancini, nonostante la differenza ingente di investimenti e la necessità da parte dei giallorossi di cedere un pezzo pregiato ogni anno.
  • Esperienza in squadre di alta classifica. Negli ultimi anni, è sempre stato in lotta per lo scudetto ed è abituato a gestire il doppio impegno (anche se il prossimo anno, al Milan, molto probabilmente non sarà così).
  • Aziendalismo.  Non è allenatore che fa sceneggiate per il mercato o che vuole imporre i suoi pupilli a tutti i costi. Prende ed allena quello che gli viene messo a disposizione, valorizzando i suoi giocatori. Cosa dimostrata sia a Udine (lanciati Pizarro, Jankulovski, Muntari, Kroldrup, Iaquinta) che a Roma.
  • Cultura del lavoro. Con Spalletti non si scherza. E’ pignolo fino all’impossibile, chiede impegno ed attenzione assoluti. Le sue squadre hanno sempre corso, peccato che il suo preparatore atletico storico, Bertelli, sia finito ai gobbi.
  • Gioco gradevole. Roma ed Udinese avevano un gioco strutturato, in cui era chiara l’impronta dell’allenatore, ed in cui per buoni tratti si vedeva anche una manovra piacevole e propositiva.

Certo, ci sono anche dei lati negativi. Non è un simpaticone, spesso ai limiti del presuntuoso, un po’ piangina, ed anche piuttosto permaloso, aspetto che potrebbe risultare molto negativo con un presidente come Berlusconi.  Inoltre, non “buca lo schermo”, cosa che nella Milano rossonera ha un certo peso.

Ma c’è, purtroppo, un ostacolo ad oggi insormontabile: il contratto con lo Zenit, che scade nel 2015. E’ improbabile che un Milan che ha tenuto Allegri ogni oltre ragionevole dubbio pur di risparmiare i soldi dell’ingaggio vada a trattare con i russi un indennizzo per liberare in anticipo il loro allenatore.

Aspettiamo, dunque, il buon Clarenzio, tra fascino e dubbi.

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