Prossimo ostacolo: Atletico Madrid

Come ogni anno nonostante la squadra con un gioco improponibile, gli infortunati, la partenza shock in campionato e Eupalla contro, il Milan è approdato agli ottavi di Champions come unica italiana. Ora però arriva il difficile. Centrare i quarti rimarrà quasi sicuramente il massimo che si potrà fare ma c’è un ostacolo, che porta il nome di Atletico Madrid.

Tirava una strana aria di euforia dopo i sorteggi: a mio modesto avviso si può essere contenti di non aver beccato il Bayern Monaco, il Real di Carletto, il Borussia Dortmund, ma per “festeggiare” avrei preferito trovare il sempre più in crisi Manchester United, o il Chelsea addirittura. Invece è capitata la squadra di Simeone che ok, sarà anche interista, ma ha trasformato letteralmente un impianto intero di gioco e di personalità. Analizziamo il prossimo avversario di ACM parlando prima con il linguaggio dei numeri, inerenti a questa prima parte della stagione: su 17 gare in Liga, 15 sono state le vittorie, uno il pareggio e una sola la sconfitta, 46 punti in classifica a pari merito col Barcellona -primo per differenza reti- 46 gol fatti e solo 11 incassati. Primi nel loro girone Champions con ben 5 vittorie e solo un pareggio, 13 reti all’attivo e 3 subìte. Una macchina da vittorie, se si può così definire, e che gioca un calcio efficace e a tutto campo. Non ha fenomeni, ma un assemblaggio di ottime individualità trascinate da gran carattere e da entusiasmo. Il Cholo usa passare dal 4-4-2 al 4-2-3-1 perchè può permetterselo, perché ha la mediana, fasce comprese, di un livello più che competitivo. E’ un organico che fa entrambe le fasi: sa impostare ma sa anche ripartire, e lo fa con una velocità esagerata. Il faro dell’impostazione, dai cui piedi passano almeno l’80% delle trame dei biancorossi, è Koke, classe 1992. In patria lo chiamano il piccolo Xavi, e non sembra per nulla un’esagerazione: è un regista duttile, che imposta e si muove coprendo l’area che va dalla mediana alla tre quarti, rientrando a difendere, se c’è necessità. E dalla parte opposta, l’allenatore argentino può fare affidamento su un pendolino come Arda Turan. In attacco, dopo la partenza di Radamel Falcao, c’è il capocannoniere della Primera Division, che proprio nell’ultima gara contro il Levante ha superato Cristiano Ronaldo nella classifica marcatori: quel Diego Costa nato in Brasile ma naturalizzato spagnolo. Fa coppia con un certo David Villa, ma è lui il titolare nel 4-2-3-1. In difesa, che ricordiamo è la seconda meno battuta in Europa al momento anche se, paradossalmente, è il reparto meno “forte”- a parte tra i pali uno dei più interessanti emergenti del calcio europeo che risponde al nome di Courtois- Miranda e Godin sanno il fatto loro; non due fenomeni, ma guidano la retroguardia con molta attenzione e collaborazione. Stessa cosa vale per i terzini.

Con un Balotelli in palla e supportato degnamente dai compagni però, potrebbe essere più semplice cercare affondi pericolosi. Il vero punto debole dell’Atletico è sicuramente la panchina: corta, soprattutto in attacco. Se li avessimo incontrati oggi, ci avrebbero asfaltato senza passare dal via. Tra due mesi potrebbero essere calati fisicamente, visto anche la loro voglia di vincere il campionato –ricordiamo che l’andata sarà a Milano il 18 febbraio, mentre il ritorno il 19 marzo in Spagna. Sperarlo non è reato. Di certo, uno come Simeone lo vorrei di corsa al Milan.

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