Torniamo a noi

Le norme astruse della giustizia sportiva e la loro applicazione in base all’”udito”, con annesse polemiche, ribellioni ultrà ed infiniti dibattiti sulle sanzioni a strisce di zebra hanno aiutato non poco la vita alla comunicazione rossonera.

Le battaglie contro Milan-Udinese a porte chiuse sono state portate avanti in maniera efficace, hanno proprio ieri raggiunto una soluzione di compromesso e di buon senso, e soprattutto hanno spostato alla grande l’attenzione dalla durissima realtà che i rossoneri stanno vivendo dal punto di vista sportivo.

La classifica piange, 8 punti in 7 partite sono pochi, soprattutto considerando che il calendario era abbastanza abbordabile (Verona, Torino, Bologna e Juve in trasferta, Cagliari, Napoli e Samp in casa). Lo scudetto secondo me è definitivamente andato, il terzo posto utile per i conti rossoneri è difficilissimo, ed è triste constatarlo già ai primi di ottobre, con una rosa che sulla carta dovrebbe combattere nei quartieri alti della classifica.

Ci ritroviamo quindi a commentare la solita partenza in salita, con la solita squadra imballata,  la solita infermeria stracolma, le solite cappelle difensive, i soliti errori imperdonabili di un portiere che ormai è un gatto di marmo e sembra che sia incollato alla riga di porta col Vinavil, i soliti calci piazzati che ci fanno morire, il solito mercato fatto negli ultimi tre giorni che costringe a fare gli esperimenti durante le prime giornate un allenatore che già di suo ha difficoltà ad inizio stagione.

Vedere giocare il Milan in questi primi 11 impegni ufficiali è stata roba per cuori e stomaci forti. Manovra prevedibile per colpa di una circolazione di palla lentissima, fase difensiva approssimativa nelle prime partite, con troppo pochi giocatori che vi partecipavano, in miglioramento nelle ultime, ma con le solite distrazioni individuali che fanno in modo che ormai il povero, anziano, Abbiati soffra di mal di schiena causa numero di palloni che deve raccogliere nella rete (quasi 2 a partita).

Allegri non è esente da colpe in tutto questo, ma resto dell’idea che un cambio di allenatore non farebbe cambiare di molto la situazione. Il gruppo sembra compatto, a sostegno del tecnico toscano, come dimostrano i tanti goal segnati negli ultimi minuti, a raddrizzare match che sembravano già persi o a limitare il passivo di sconfitte altrimenti pesanti, e secondo me l’unica motivazione valida per cambiare un allenatore a stagione in corso è la rottura dei rapporti col gruppo.

Poi c’è la solita questione del mercato estivo. E’ ancora prematuro dare una valutazione, ma per ora i due acquisti principali, Kakà e Matri, sono stati una delusione. Il primo si è infortunato dopo poco più di un’ora in campo, il secondo si sbatte, corre, lotta, ma per ora non segna nemmeno col pennarello. E questi due innesti sono anche stati il motivo del cambio di un modulo che, tutto sommato, funzionava, soprattutto come meccanismi difensivi. La mia sensazione è che con quei due colpi si sia parzialmente rovinato il buon lavoro di ringiovanimento e contenimento dei costi effettuato tra giugno 2012 e gennaio 2013, andando poi a penalizzare uno dei pochi talenti di cui questa squadra dispone per, forse, valorizzare il più possibile il nostro miglior giocatore.  Inoltre, il mercato estivo ha lasciato dei buchi evidenti in rosa, come il portiere ed un difensore centrale di livello, sacrificati sull’altare degli acquisti mediatici. Si cercherà di mettere una pezza a gennaio, con Rami che è un buon colpo, sperando che non sia troppo tardi.

Ora si spera che con il miglioramento della condizione, il rientro degli infortunati e la maggiore integrazione dei nuovi acquisti, le cose migliorino da dopo la sosta. Raggiungere l’obiettivo minimo dichiarato significa arrivare davanti ad una tra Juve, Roma e Napoli. I punti dell’anno scorso, a naso, non basteranno e, ad oggi, non sembra ragionevole ipotizzare un’altra, clamorosa rimonta rossonera che porti ai preliminari di Champions.

 

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