Innanzitutto la ringraziamo per aver accettato di rispondere alle nostre domande. Intendiamo parlare con Lei di questo Milan, squadra in palese ridimensionamento ormai da diversi anni, sia in fatto di progetto a lungo termine che nei risultati in campo. Con gli ultimi, quelli del 2011, che paiono più frutto di investimenti occasionali.
Partiamo subito con una domanda inerente alla società: il connubio Galliani-Berlusconi e’ indissolubile o pensa che un giorno si possa sciogliere con la rimozione di Galliani (vedi comunicato di Berlusconi a Biscardi con successivo ripensamento)?
Ormai credo che sia indissolubile, per quanto concerne il Milan.
Abbiamo notato che spesso, se un giocatore è in odore di cessione, partono voci su comportamenti non professionali. Possibile che al Milan queste voci siano così sistematiche negli ultimi tempi?
E’ un aspetto singolare. Il fatto certo è che da qualche tempo, chi se ne va dal Milan sbatte la porta. Fino a un po’ di tempo fa, se ne andavano con giri di campo, lacrime e applausi.
Le risulta che a El Shaarawy venga contestato dal Milan scarso impegno negli allenamenti o comunque una condotta non professionale fuori dal campo?
No, mi risulta semplicemente che gli venga chiesto di maturare nel suo gioco e nel suo senso tattico, ma El Shaarawy va difeso, sostenuto e protetto, non accusato e tanto meno mandato in panchina.
Che cosa pensa della gestione della preparazione atletica e degli infortuni degli ultimi anni?
Tognaccini è al Milan dal 1999, Milan Lab è una struttura che viene visitata e studiata da tutto il mondo. Credo che prima ci sia stata un’infornata di “senatori” diventati fragili, ora ci sia un’infornata di giocatori che forse si dovrebbero adeguare ai modi e ai metodi. C’è sicuramente una causa nella preparazione, comunque. Visti anche i risultati del gioco.
Prendendo in esame gli ultimi 10 anni di Milan, da Manchester ad oggi, è chiaro il ridimensionamento di cui sopra. Ritiene anche lei che la maggior responsabilità dell’attuale situazione sia data dalla cattiva gestione del primo fatturato in Italia nonché ottavo in Europa?
La responsabilità maggiore è nella comunicazione. Nel 2012 sarebbe bastato dire che tra lodo Mondadori, politica, magistratura e crisi del Paese, Berlusconi non avrebbe più potuto sostenere finanziariamente il Milan come una volta e che sarebbe stato dato il “largo ai giovani”. Invece ci sono stati i teatrini Thiago Silva e Allegri, invece ci sono Saponara, Salamon, Cristante dispersi nel nulla, invece ci sono gli arrivi dei trentenni Matri e Kakà e la possibile partenza del ventenne El Shaarawy.
Riguardo le intenzioni della proprietà sul futuro stanno davvero lavorando per riportare il Milan al top, o semplicemente questa società è talmente vecchia, logora e appagata da navigare a vista tirando a campare, anche pensando a una cessione, magari a un investitore straniero?
Non so cosa ci sia nella testa, nei programmi e nel futuro della proprietà. La presenza di Barbara in sede è l’unica speranza che hanno in questo momento i tifosi rossoneri.
Lei e Pietro Mazzara avevate detto che il Milan aveva ceduto Kakà al Real perché ormai aveva le ginocchia di un sessantenne. E’ anche un acquisto totalmente fuori dalla logica del “progetto giovani” sbandierato la scorsa estate. Secondo lei quali sono i motivi per cui Galliani se l’è ripreso?
Non ho mai detto in vita mia che Kakà sia stato ceduto per problemi fisici. Mai. Ho detto che è stato ceduto, e basta, non che avesse chiesto lui di andarsene. I motivi per cui è tornato sono che il Real Madrid lo ha regalato e che il suo stipendio è stato spalmato in 2 anni.
Abbiamo la chiara impressione che Galliani faccia ormai mercato solo tramite determinati procuratori. Braida che fine ha fatto? Ha ancora un ruolo importante?
Galliani è un ministro senza portafoglio, deve arrangiarsi. Tutti hanno atteso il passaggio dei preliminari illudendosi di un mercato importante, invece i proventi Champions finiscono in cassaforte e i 12 milioni di Boateng spesi per un attaccante che poi va in panchina.
Essere un giornalista che parla di Milan è più difficile rispetto a essere uno che si occupa di altre squadre italiane?
E’ difficile essere un giornalista sportivo che dal primo giorno della sua carriera ha ammesso di essere tifoso. Non sono molti i miei colleghi che lo rivelano, eppure non ne conosco uno che non abbia simpatia o addirittura amore per qualche squadra. Ritengo sia la forma più corretta per non prendere in giro chi ti legge o ti ascolta. Il mio orgoglio è di avere un dialogo molto bello anche con i tifosi di altre squadre.
Conclusa la sua esperienza con Milan Channel, ha intenzione di portare avanti una sua iniziativa strettamente personale e indipendente dove continuerà a parlare di Milan come ha fatto fino a ora?
Continuerò a fare il giornalista per le testate per cui lavoro da tanti anni, Mediaset, Telenova, MilanNews, e avrò più tempo per curare libri di narrativa lontana dal calcio. Il prossimo uscirà nella primavera del 2014 e parla della giornata di un 50enne single incallito, al quale viene chiesto di essere il padrino del figlio di amici. Spero che faccia ridere e che faccia anche riflettere su alcuni temi.
La ringraziamo per la disponibilità.
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