FU-SIO-NE

Una riflessione, nata dalle dichiarazioni dell’ex dirigente dell’Inter Ernesto Paolillo sull’eventuale fusione tra rossoneri e nerazzurri. Tempo fa mi è capitato sott’occhio un fantastico post sulla natura del tifo, pubblicato su In coma è meglio da Astutillo Smeriglia: Esperimenti sul tifo. Le considerazioni, condite dalla tipica e fantastica satira del blog, in realtà mi hanno portato a pensare ai motivi del mio amore verso il Milan, a capire se il battito di cuore fosse più o meno legato ai giocatori, ai dirigenti (?), ai colori sociali, alla storia o a quant’altro. Al solito, è venuto Milan Kundera a rispondere alle mie domande, nel suo La lentezza: “L’amore è per definizione un dono non meritato; anzi, l’essere amati senza merito è la prova del vero amore […] Quanto è più bello sentirsi dire: sono pazza di te sebbene tu non sia né intelligente né onesto, sebbene tu sia bugiardo, egoista e mascalzone!”. Uno schiaffo la domanda, quindi, e uno schiaffo la risposta. Ceffone e manrovescio.

Pensa, Behemot, pensa: perché il Milan? Certo, il retaggio familiare ha la sua importanza, così come i colori, che restano l’accostamento cromatico più bello e passionale che esista. I grandi pezzi di vita vissuti insieme, fin da pargoletto. Le maglie regalate ai compleanni, il freddo preso allo stadio nei Milan-Pescara, o il caldo soffocante d’agosto nei preliminari di Champions, le serate con gli amici in giro a divertirsi e la ragazza che ti reclama e tu inchiodato alla sedia davanti al televisore. Le vittorie e le sconfitte, che non sono mai state dell’uno o dell’altro, ma condivise in improbabili simulazioni empatiche. Ne abbiamo passato tante, eh?

Come reagirei se la mia compagna un domani si presentasse mora, lei che è sempre stata ambrata, mi chiedesse di chiamarla con un altro nome e cambiasse definitivamente alcuni punti del proprio essere (come se fosse qualcosa di definito e definibile, poi…)? Probabilmente non cambierebbe nulla, perché come dice Kundera l’amore è senza merito, e tanto meno sono i meriti che possiamo elencare nella nostra testa, tanto più la prova d’amore cresce.

Ragiono ad alta voce: è lo stemma o il colore della maglia a rendermi così innamorato del Milan? I milanisti di vecchia data ricorderanno che lo stemma era differente fino a qualche anno fa. Il colore della divisa non mi impedisce di tifare Milan quando la maglia è bianca, nera, o dorata. Inoltre non provo alcun tipo di simpatia per il Foggia, per esempio, solo perché condivide gli stessi colori sociali. Amo alla follia le foto di Kilpin in bianco e nero. Quindi definirei questi due punti molto importanti, ma solo fino ad un certo punto.

Sono forse le persone che compongono il Milan, a stabilire il legame tra me e la mia squadra? Direi definitivamente di no, in quanto le persone, siano essi calciatori o dirigenti o allenatori, passano, ma il Milan resta.

Lo stadio, nemmeno. Quanti tifosi, e parlo di tifosi veri, non hanno la possibilità di seguire la squadra a San Siro ma mantengono intatto il proprio sentimento?  Tral’altro anche San Siro nel corso degli anni è cambiato in maniera assolutamente radicale, e cambierà in futuro, sempre che non venga abbandonato; non è questo il motivo fondante dell’amore.

Può essere la storia, a tenermi ancorato a questa splendida squadra? Personalmente ho trovato sempre più orgoglio nelle vittorie vissute, rispetto alle vittorie del passato.  Sarei pronto a sacrificare tutti questi fregi antichi per le vittorie del futuro, e lo farei anche ora, firmando col sangue. Eppoi, parlando onestamente, non tiferei meno il Milan se invece di 7 Champions ne avesse 4, o magari 2 o, esageriamo, zero.

Le conclusioni quali sono? Non ci sono. Penso solo che nemmeno un cambio radicale, enormemente radicale, mi porterebbe a disinnamorarmi del né intelligente né onesto, bugiardo, egoista e mascalzone Milan.

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