Carissimi lettori, dopo una lunga estate ricca di capovolgimenti e colpi di scena, ritorniamo al calcio giocato e ci vediamo costretti a costatare con amarezza (ma senza alcuna sorpresa) che si ricomincia da dove si era finiti.
E’ proprio così, miei cari. Come nell’oroboro, il vetusto simbolo del serpente che si mangia la coda, ieri abbiamo avuto la fortuna (mi perdonerete un pizzico di ironia) di ammirare un Milan intrappolato in un ciclo orrifico che pare non possa aver fine. Un Milan il cui futuro è ostaggio del germe del passato. Un germe di nome Massimiliano Allegri.
Ancora una volta siamo stati deliziati dall’ormai consueto spettacolo di ciò che è il Milan in mano di Allegri. E nelle immortali parole di Orfeo:
“qual bene or più m’avanza se fuggi tu, dolcissima Speranza?”
Speranza, dicevamo. Quale speranza, infatti, ci rimane di fronte ad un futuro che si stende d’innanzi noi con la stessa tetra aria di minaccia di un passato ancor indigesto?
Potremmo sperare, ad esempio, che al nostro sommo stratega non piaccia il panettone, il noto dolce della gastronomia lombarda tradizionalmente legato al periodo natalizio. Non siate sorpresi, miei cari lettori, del riferimento decembrale! Ci riferiamo, infatti, ad una metafora sportiva ormai d’uso comune, il panettone figurativo che secondo la tradizione del giornalismo sportivo premierebbe un allenatore che ha avuto successo nella stagione invernale. Ebbene, colti da uno spirito di altruismo a dire il vero immeritato, ci tocca sperare che ad Allegri questo panettone metaforico non piaccia, perché con ogni probabilità (e con un pizzico di divina provvidenza) trattasi di una portata che salterà.
Il nostro “Patton” (generale statunitense del XX secolo) quest’anno non ha scusanti. Chi nella stagione scorsa lo aveva difeso attaccando la società per avergli “strappato la spina dorsale” lasciando partire giocatori del calibro di Nesta, Gattuso e Inzaghi, quest’anno cosa potrà dire mai? Quali sono i campioni svenduti da questa nostra società arcigna? Quali i talenti cacciati via contro la propria volontà? Qualcuno abbia la cortesia di elencare i nomi dei partenti. No, miei stimati lettori, lo possiamo ammettere senza remore – il Milan di quest’anno è identico alla squadra che abbiamo lasciato a Maggio, con l’aggiunta però del piccolo fuoriclasse Poli, il quale anche ieri ha lasciato intravedere lampi di una classe inimmaginabile, in una partita impreziosita da una rete (o “goals”).
Ma al nostro eroe purtroppo nulla di tutto ciò basta.
Non gli basta l’acquisto da parte della società del campioncino Poli, o neanche di Saponara, ieri non solo non in campo, ma addirittura assente dalla panchina, ricordandoci il noto proverbio sull’inadeguatezza della perla quale dono per un suino.
Non gli basta che questi sia affiancato da un certo Nocerino, il quale (ricordiamolo) appena due stagioni fa chiuse l’annata con ben otto centri, tanto da essere paragonato addirittura all’attaccante brasiliano Riccardo “Kakà”.
Non gli basta il recupero di “De Jong”, la lunga assenza del quale venne invocata quale scusante per la mancata vittoria dello scorso campionato.
Non gli basta poter schierare in porta Abbiati, non l’ultimo arrivato ma addirittura il primo, vantando ben quindici anni di gloriosa esperienza in questa squadra.
La squadra dell’anno scorso, dicevamo. Addirittura più forte. Eppure il “gioco” (se mi permettete questo ironico controsenso) rimane identico. Eppure i cambi tardivi sono gli stessi. Eppure l’atteggiamento in campo dopo aver segnato un “goals” è sempre quello. Così come, purtroppo, è sempre lo stesso lui.
Ah! Come ci era mancato il nostro prode condottiero! Come ci mancavano le sue abitudini, le sua usanze, i suoi, se vogliamo, “tic” (termine inglese che indica moti o atteggiamenti ripetuti, spesso a causa di una qualche disfunzione neurale). E come nel caso dell’oroboro, ieri le sue sostituzioni tardive, le sue confuse indicazioni (ma ci vuole davvero così tanto a capire che sulle palle alte bisogna che i tuoi giocatori saltino più in alto degli avversari?), il suo ossessivo schierare titolare Mario Balotelli a prescindere da quale sia l’avversario, ci hanno proiettati in un oscuro passato che, come un soldato afflitto da terrore post-traumatico, avremmo preferito dimenticare, offrendoci in cambio solamente un rinnovato apprezzamento per l’accuratezza filosofica del sommo Giambattista Vico.
Amici, ci saranno giorni più lieti. Giorni in cui potremmo ammirare un Milan libero, non più in mano all’inadeguatezza di un condottiero megalomane quanto incompetente. Non più ostaggio dell’oroboro di antica memoria. Fino ad allora assisteremo però ad un Milan che si mangia la coda, ostinato nel ripetere gli errori del passato finchè non sarà il Presidente a rimediare al proprio di errore passato, portandoci qualcuno che possa finalmente spezzare questo avvilente ciclo.
Sempre vostro,
L. Ciottafava
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