Griglia di partenza – parte seconda

Benvenuti al secondo capitolo della nostra breve presentazione delle sette big, o presunte tali, che partono davanti a tutte le altre nella nuova serie A.

Oggi visitiamo la capitale e poi attraversiamo il Naviglio.

Roma

Dall’arrivo dello zio Sam, noto ai più come Pallotta, nella capitale si assiste a fenomeni curiosi nella tribù giallorossa, per lo più dovuti ad una dirigenza dai comportamenti del tutto ambivalenti.

Coloro che, negli ultimi due anni, hanno arricchito il calcio italiano di giovani talenti quali Lamela, Pjanic, Marquinhos, Dodo, sono gli stessi dirigenti che hanno messo i suddetti talenti nelle condizioni di lottare per traguardi prestigiosi quali strappare l’ultimo posto utile per l’Europa League o provare a battere la Lazio in un derby, obiettivi peraltro sempre o quasi bucati…

Già, perchè all’abilità nel selezionare i cadetti non corrisponde un’illuminazione divina nello scegliere gli addestratori: prima il tenero e filosofeggiante Luis Enrique, poi lo Zeman irremovibile nella sua concezione di calcio dai tempi del Licata, inadatti a quel ruolo e comunque tutelati malissimo dalla società.

La medesima società che non ha saputo contenere le polemiche tra Osvaldo e la piazza prima che degenerassero in una frattura insanabile, la medesima società che non riesce a prendere posizione, in un senso o nell’altro, verso un De Rossi che per questi colori ha sacrificato un decennio in cui sarebbe stato giocatore di riferimento in una qualsiasi big vera del calcio europeo.

Roma è una piazza difficile, Capello ha vinto facendo da allenatore, team manager, direttore sportivo ma soprattutto vallo inespugnabile a tutela del gruppo verso un ambiente che i suoi colori è solito stringerli in un abbraccio mortale. Auguri monsieur Garcia, si ricordi che nel suo attuale club argomenti quali il rinnovo contrattuale al trentasettenne capitano Totti o la sua titolarità indiscussa, sono dogmi che non possono essere accolti da un’ironica scrollata di spalle.

Impossibile rifiutare una follia come quella arrivata per Marquinhos che non è ancora Thiago Silva e non è dato sapere se lo sarà mai, ottimo colpo Strootman in prospettiva, meno per il morale di De Rossi , un bel bah per Maicon che pare scoppiato dal 2011, bel colpo quello di Benatia, mentre Gervinho mi puzza di cocco del nuovo tecnico.

Certo, se esplodesse, ridarebbe nuova linfa al filone dei berrettini con le treccine, cari a noi rossoneri dai tempi del grande Ruud.

Sul capo della Roma pende ancora la sostituzione di Osvaldo e la possibile, probabilissima cessione di  Lamela : Sabatini ha piazzato le tende a Londra in zona Tottenham proprio nel periodo in cui, a White Hart Lane, sta per concretizzarsi la conclusione del mostruoso affare Bale; bruttissimo segnale per i tifosi giallorossi, si vedrà…

Per tutte le incertezze elencate fin qui, fare un pronostico sulla Roma 2013/2104 equivale a compiere una traversata del Bianco in canotta e infradito: un’ attività inutile e pericolosa.

Lazio

I Dioscuri biancazzurri, Klose e Hernanes, sono ancora al loro posto, Marchetti, attualmente il miglior numero uno d’Italia, difende ancora la porta degli aquilotti, nessuno di questi fattori era scontato a fine maggio scorso.

A ciò si deve aggiungere un Biglia che ha finalmente deciso di mollare le birre trappiste belghe a 27 anni, un Candreva tutto della Lazio, una promessa come Perea dritta dall’under 20 colombiana, recente fucina di giovani interessanti e, dulcis in fundo, uno dei migliori prospetti del calcio brasiliano come Felipe Anderson.

Credo che il buon Tare sia il migliore tra i direttori sportivi emergenti, si prenda la trattativa per Felipe Anderson che pareva già conclusa a gennaio ma non giunse a buon fine per motivi tempistici: ha mantenuto i rapporti col Santos sottotraccia e con discrezione, dovendo pure confrontarsi con uno dei famigerati fondi d’investimento sudamericani che deteneva parte del cartellino del calciatore, e alla fine il ragazzo è arrivato lo stesso per 8,5 milioni, la medesima cifra che già era stata pattuita a gennaio.

Ora facciamoci del male: immaginiamoci un Galliani che fosse partito in pompa magna per il Brasile, avesse avvisato Suma di tenere i motori accesi su MC, domandato a Ruiu di piantare la tenda alla Malpensa per attendere l’atterraggio dell’aereo col ragazzo di rossonero sciarpato, rilasciato dichiarazioni ricolme di “vedremo”e “non lo vendono al 99,99%”…

Come minimo il presidente del Santos gli avrebbe domandato 30 milioni per il cartellino, rifiutandosi di pagare pure il conto della consueta, luculliana, cena di lavoro.

Se lo tenga stretto il gigante albanese Lotito, è lui che gli consente di fare bella figura e di potersi esibire in motti latini e voli di rapaci alquanto trash…

Il punto dolente della Lazio risiede in quello che è anche il suo punto di forza: Klose e le sue trentacinque primavere, costrette a portare la croce di un attacco troppo incentrato su di lui. E’ questo aspetto che , presumibilmente, renderà la stagione laziale di nuovo simile ad un ottovolante, con momenti esaltanti mixati a sequenze di risultati deludenti.

Peccato perché una mediana rinforzata con Biglia e un Hernanes che potrà spartire col suo giovane connazionale le invenzioni per l’attacco, senza dimenticarsi di Lulic e Candreva, potrebbero davvero trovare la via della continuità con una spalla degna di questo nome per Miro.

Occhio a Petkovic e ai suoi poteri divinatori: la scorsa stagione , da quando la stampa riconobbe giustamente il buon livello di gioco praticato dalla Lazio, il ragazzone serbo si lasciò andare ad una serie di proclami tra Europa League e corsa per il terzo posto dagli esiti disastrosi.

Quest’anno ci ha già riprovato alla vigilia della Supercoppa italiana con risultati ancora più pirotecnici…insomma Vlado: taci e allena che è meglio.

Inter

Finalmente il matrimonio tra l’allenatore più piangina dello stivale e la squadra che si ritiene vittima della gran parte di complotti e trame oscure italiane dal secondo dopoguerra ad oggi, è stato celebrato.

Il suo “abbiamo avuto 6-7 palle gol”, al termine di un’amichevole estiva col Real persa per 3 a 0 e caratterizzata dalla totale assenza di gioco da parte dei nerazzurri, è il gustoso antipasto di un lungo, lunghissimo, banchetto nuziale. Aspettatevi di sentire tirati in ballo arbitri, avversari scorretti,Al-Qaeda ed il signoraggio bancario, anche solo per uno scialbo pareggio casalingo.

L’Inter è un bel rebus dopo le ultime disastrose stagioni.

Persino l’attacco, quello che dovrebbe essere il suo punto di forza, non fornisce garanzie immediate: Milito e Palacio fanno in due un anno in più dei nostri tre crestati, El Principe per di più è reduce da uno di quegli infortuni vigliacchi a qualsiasi età, ma tremendo quando gli anni sono trentaquattro.

Icardi e Belfodil , giovani interessantissimi, sono ancora giocatori di picchi e fiammate più che di continuità. L’argentino dei dieci gol segnati lo scorso anno, ne ha fatti quattro in una gara al derelitto Pescara, l’algerino si è perso nel girone di ritorno ma ha doti notevoli, da preservare dal tritacarne del pubblico nerazzurro che ama bocciare giocatori dopo ben 15-20 minuti giocati alla prima di campionato in casa.

Kovacic , il gioiellino croato, per le caratteristiche che ha potrebbe diventare il nuovo Hamsik di Mazzarri , anche lui va preservato da pressioni eccessive, ma il tecnico nerazzurro ama quel tipo di giocatori e sa renderli micidiali nei suoi meccanismi di squadra.

Taider al momento non mi pare aggiunga molto, Wallace è da valutare ma si tratta solo di un prestito, ottimo Campagnaro a zero, resta da capire perché il Rolando quasi mai impiegato da Mazzarri l’anno scorso a Napoli, abbia accettato per il suo rilancio di tornare a sudare sotto il medesimo tecnico…fino ad un paio di anni fa era una certezza a livello continentale, se riuscisse a ritrovarsi sarebbe un colpaccio per un’Inter che ha ancora in un Samuel tenuto col fil di ferro il suo miglior difensore. Da rivedere Ranocchia in una squadra che non sia più l’immenso casino che è diventata l’Inter all’indomani del derby perso per 3 a 0 il 2 aprile 2011; non è il nuovo Nesta, ma ai livelli dell’attuale, utilissimo Barzagli può arrivare tranquillamente, e non sarebbe un male neppure per l’Italia.

L’unica certezza resta il portiere: senza Handanovic e magari con un Abbiati in porta nell’ultima stagione, il tutto unito con la scienza calcistica di Strama, il team manager dell’Inter, adesso, starebbe organizzando aerei e alberghi per trasferte a Trapani e Crotone.

Per ora è la più debole e con più lavori in corso, ma una stagione senza un’ecatombe di infortunati come quella scorsa, l’assenza di impegni europei e la presenza di Mazzarri che, piangineria a parte, è un ottimo tecnico in grado di creare gruppi solidi ed estrarne il massimo, potrebbe farla risalire in seconda fila vicina alle incostanti e pazzerelle romane.

Ci vediamo domani con il nostro amato Milan!

 

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