Un’estate al mare, stile balneare

Il sole batteva sulle teste dei ragazzi. Alto nel cielo dipingeva raggi di luce accecante. Molti di loro restavano in acqua in ammollo per mantenere la temperatura su valori umani, altri, i più temerari e resistenti all’afa, si allenavano sul bagnasciuga, o giocavano a racchettoni: “Ragazzi… Biglie?” Disse Riccardo spezzando l’atmosfera: “si dai!” Gli fece eco Antonio: “Usiamo il culo di Bakayè per fare la pista!” Propose Nigel: “Ma se c’è la ghiaia…”, “Usiamo la testa!”
Mario da buon bresciano prese le redini della situazione e progettò una pista di biglie con fossato per gli squali, ponti levatoi, incroci pericolosi, giri della morte, paraboliche, tunnel, vie di fuga, box per il pit stop e le gradinate per il pubblico: “Mario…” Disse Riccardo: “Ora che la finiamo viene Natale”, “Infatti se vedi c’ho messo pure il pupazzo di neve.” Optarono per una semplice pista a forma di otto, ma per iniziare a giocare dovettero attendere che Bakayè si riprendesse dal trauma. Tornato di nuovo nel mondo dei vivi e toltosi una decina di sassolini dalle orecchie, poterono cominciare.

Nel frattempo Massimiliano era sotto l’ombrellone a fare il Sudoku, ma riusciva solo a mettere quattro, tre e tre negli schemi, il Sudoku non gli riusciva mai. Neanche quello semplificato. Accanto a lui, a prendere il sole leggiadro come una balena spiaggiata, c’era Adriano. Nonostante si fosse messo la crema solare a protezione 175 era riuscito a scottarsi lo stesso: “colpa della fiscalità della riviera.” sentenziò, e tutti furono d’accordo con lui. Era evidente.

All’improvviso alle loro spalle si udì una voce: “Ecco dove vanno a finire tutti i miei soldi! Scansafatiche!” era il tifoso che stagliandosi contro il sole, proiettava la sua maestosa ombra sulla rotonda pancia di Adriano: “Mi lasci spiegare…” provò timidamente a dire Adriano mentre goffamente e ansimando, cercava di sollevarsi dalla sdraio senza rimanerne incastrato col sedere: “Ma cosa vuoi spiegare? Cosa vuoi spiegare? Qui si va tutti a puttane!” dal bagnasciuga si udirono voci festanti e cori di gioia: “Non vedo un pelo da mesi.” si azzardò a dire Luca: “Ma che dico? Da settimane.” e Massimiliano capì perché nessuna squadra al mondo volle mai comprare quell’inutile orpello con la maglia numero settantasette. Già che c’era provò a vedere se il settantasette ci stava nel Sudoko. No, non ci stava.

Il tifoso radunò tutti quanti al bar per un briefing urgente, c’era da pianificare la stagione e li si stava cazzeggiando troppo per i suoi gusti. Quando arrivò Bakayé lo cacciò via: “Non voglio accendini, per cortesia, stiamo lavorando qui!”, “Ma guardi che Bakayé è uno dei nostri…” disse mestamente Adriano: “Ah… Allora siamo messi peggio di quanto pensassi. Dunque ragazzi da domani si cambia registro. Basta festini, basta zoccole, basta feste, alcool, fumo…” prese la settimana enigmistica dalle mani di Massimiliano e la gettò nella spazzatura: “…basta Sudoku, basta racchettoni, basta biglie, basta, basta, basta! E’ ora di rimboccarsi le maniche e…”, “Ma siamo in costume.” lo interruppe Luca: “…e cominciare a lavorare. A partire dalla cessione di questo quì che già mi sta sulle balle.”

Il tifoso era molto adirato, li tenne al bar per almeno 5 ore di fila. Parlò solo lui. Un lungo monologo dove spiegò loro chi doveva essere mandato via, chi bisognava comprare, dove recuperare i soldi, quanti spenderne, si soffermò a lungo anche sulla tattica da adottare in campo e Massimiliano parve capire ed essere consapevole di quel che gli veniva detto. Alla fine di tutto il discorso si congedò da loro con un semplice: “E adesso muovete il culo!” Quando se ne andò e la sua sagoma fu solo un puntino lontano all’orizzonte, Massimiliano guardò Adriano con fare dubbioso: “Mi sono perso qualche passaggio…”, “Anche io” disse Luca: “Come sempre.” concluse Massimiliano. Adriano restò per un attimo in silenzio a contemplare le parole del tifoso, a valutare ogni aspetto del suo lungo ed illuminante discorso, guardandosi ora le mani, ora i piedi, ora la prominente pancia. Cercando consensi ai suoi pensieri negli sguardi degli altri, alla fine si fermò osservando il bancone del bar, rimase così qualche secondo e disse: “Ho fame.”

Quella sera tutti cenarono a spese del tifoso in un noto locale della riviera dalla fiscalità molto elevata, si abbuffarono senza ritegno, bevvero qualsiasi liquido passasse sotto i loro nasi, risero e cantarono a squarcia gola tutta notte. Alle prime luci dell’alba, quando tutti avevano raggiunto il livello 98 di rincoglionimento della scala Bronzetti, nessuno si ricordava più cosa fosse successo il giorno prima. Cosa avesse detto il tifoso, a stento alcuni di loro ricordavano di averlo visto, e la vita in riviera riprese come prima, fino a quando Luca disse: “Un momento… Ma dovevamo fare qualcosa. Qualcosa di importante… Non ricordo cosa…”, “Biglie!” urlò Antonio, e tutti tornarono in spiaggia.

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