Vertigo

Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di 50 piani.

– “Cerca di fare le cose semplici, Stephan. Vedrai che è solo un periodo di appannamento”

– “Certo Mister!” (Cosa ne sai tu delle cose che voglio fare? Non riesce nulla, non riescono gli stop, non riescono i passaggi, la testa è sempre più bassa quando ho la palla tra i piedi, non riesce proprio nulla)

– “Non fossilizzarti sulla ricerca del gol, non pensare di dover risolvere tutto da solo, hai tutt’attorno i compagni pronti a darti una mano in ogni occasione”

– “Lo so, Mister. Cercherò di giocare semplice e con i compagni.” (Ho un po’ di dolore al ginocchio, nulla di assolutamente debilitante, però in questo periodo soffro un po’ di più. Probabilmente il calo è dovuto a questo.)

– “Bene, ora entra in campo e datti da fare, come hai sempre fatto”

– “Ok Mister, grazie mille” (Oggi sarà diverso, stasera deve essere la mia partita. Un leone, nessuna insicurezza. Un leone, cattiveria e nessuna paura di sbagliare. Un leone, sei forte Stephan, sei forte.)

Ok, Mario sembra tranquillo. Grande Mario, come fai a sembrare sempre così freddo, così distaccato? Da che pianeta vieni?

Palla al centro, fischio dell’arbitro, primo tocco per Mario: ok, fino a qui tutto bene. Mi sento osservato, sembra un esame, cazzo. Attacco subito la profondità, mi fermo per non finire in fuorigioco, qui accanto al difensore. Lui sale di qualche metro, salgo anche io. Ogni volta che un centrocampista ha il pallone faccio il movimento a mezzaluna e mi lancio verso la porta. Non sto scappando dal pallone, sia chiaro. Non vado incontro solo perché a fare quel lavoro c’è sicuramente già qualcun altro. Ok, il compagno attacca la linea difensiva. Cosa faccio? Provo un taglio dietro passando accanto al centrale ma pum, sono proprio addosso al terzino che chiude la diagonale.

Niente, non ci sono spazi, devo aspettare il momento buono. “Non mi sto nascondendo Mister, ma non mi arriva una cazzo di palla buona!” – “Cerca di andare più incontro, lascia attaccare la profondità sugli esterni ai centrocampisti che si inseriscono, cerca di gravitare nella zona di Mario, cerca lo scambio!” – “Ok!”

Lancio lungo del portiere, colpo di testa di Mario, gli sono vicino, vado incontro alla palla. Questa la metto giù bene. Stop perfetto, fino a qui tutto bene. Cazzo di difensore. Neanche il tempo di alzar la testa e ce l’ho subito addosso. “Scusa” – “Dai, dai Ste! Chiudi l’1-2 e sono in porta!” – “Scusa, ho sbagliato io” (ma non hai visto che mi è venuto addosso in zero secondi? Lo so anche io che se chiudo l’1-2 vai in porta, mica son scemo!) Il terzino porta palla, vado incontro, mi chiamano l’uomo alle spalle, scarico il pallone di nuovo sul terzino. Ok, fino a qui tutto bene.

Giropalla, sono sempre marcato. Ma è il difensore che segue me o sono io che continuo ad andare verso di lui? “Palla! Palla! Op! Op!” niente. “Dai raga, datemela subito sul taglio!” con chi sto parlando? L’azione è ripartita. Vaffanculo, fino all’altro giorno sembrava pendessero dalle mie labbra, adesso non mi cagano nemmeno se urlo. Azione larga a destra, corro sul secondo palo, non fatemi arrivare il pallone, cercate Mario che incrocia sul primo palo, rimpallo e deviazione del portiere, la palla passa sopra la testa del difensore e sta cadendo a un metro da me! Flashback: Palermo, siamo sotto, la dinamica è la stessa, ma lì la posizione era molto più difficile. Devo chiuderla con l’interno destro, al volo, se la metto sul primo palo non la prendono mai. Fino a qui tutto bene. Arriva, arriva, no! Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo, che liscio. Cazzo, che testa! Ho pensato troppo, cazzo, era buonissima! Cos’ho sbagliato? Come ho fatto a sbagliare? Mario mi guarda, stringe le labbra come a dirmi “Dai!”, anche se non dice nulla. Lui l’avrebbe messa, perché è arrivata proprio a me ‘sta palla?

Intervallo. Me ne sto qui da solo, mi tolgo la maglia, mi rinfresco un po’, in campo c’è un caldo assurdo, sicuramente non sono lucidissimo anche per questo. Una sistemata ai capelli, qua nessuno sembra far caso a me. Oggi non sono io, non ci sono storie. Non la voglio la palla, si, mi sto nascondendo dietro il difensore, e quindi? In allenamento riesce tutto, in allenamento sono un leone, in allenamento sono il solito Stephan, Toh, si scalda qualcuno, sicuramente tolgono me. D’altronde il ginocchio, il caldo, gli spazi intasati…non ho tutte le responsabilità. Son tutti bravi a criticare quando le cose vanno male. Lavagnetta luminosa, esco io, corricchio verso la metàcampo.

Sono fuori, mi sento più leggero. Non mi sento più osservato. Non sono più sotto esame.

– “Tutto bene, Stephan?”

– “Si Mister, tutto ok. Vado a fare la doccia.”

Fino a qui tutto bene.

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