25 giugno 1988. Esattamente 25 anni fa, all’Olympiastadion di Monaco di Baviera si gioca la finale degli Europei tra Olanda ed Unione Sovietica. Vincono gli olandesi, tinti di rossonero, ma ciò che rimane nella memoria dei tifosi di qualunque fede calcistica è senza ombra di dubbio il goal con cui l’Olanda chiude la partita.
Van Tiggelen ruba una palla nella sua metà campo, inizia indisturbato una percussione centrale e la passa sulla sinistra a Mühren. Traversone lunghissimo, sicuramente troppo alto e lento per armare gli attaccanti orange che stavano entrando nell’area sovietica. Una palombella che sarebbe rimbalzata più o meno ad un metro dalla linea laterale dell’area di rigore, leggermente più verso il fondo della linea dell’area di porta. Van Basten si allarga bene, per tempo, il cross lo prende senz’altro lui, anche se il difensore sovietico cerca di chiuderlo. Nel frattempo, Gullit taglia bene sul primo palo, portandosi dietro due sovietici e Van Tiggelen sta per scattare a chiudere sul secondo, liberissimo da marcature.
Qualsiasi giocatore al mondo, in una situazione del genere, l’avrebbe rimessa in mezzo, cercando uno dei due compagni. Magari quelli più dotati avrebbero cercato di pescare Van Tiggelen al volo, altri avrebbero tentato lo stop ed il cross.
Marco sceglie una terza soluzione, la più folle. Vede il portiere un metro e mezzo più avanti rispetto a dove dovrebbe essere, si coordina a modo suo, e si inventa un tiro al volo di destro pazzesco, una fiondata tesa che scavalca il portiere e si infila sul secondo palo. Pubblico e compagni non riescono a credere a ciò che hanno appena visto. Rinus Michels si mette le mani in faccia. E’ successa una cosa impensabile, hanno assistito da posizione privilegiata ad una prodezza balistica entrata nella Storia e non ancora eguagliata 25 anni dopo. Van Basten ha fatto vedere per l’ennesima volta il suo genio, mettendo il sigillo ad un Europeo vinto da grandissimo protagonista.
Grazie Marco. Le emozioni che ci hai fatto vivere sono irripetibili e la perdita per il tuo ritiro anticipato, ad un’età in cui potevi ancora dare il meglio, è un dolore ancora vivo.
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