Una parete spoglia e grigia, un tavolino minuscolo sopra un palco arancione, con l’ormai ex capitano di lungo corso del Milan da solo a parlare. Niente megaschermi con le sue immagini più belle, nessun dirigente importante a supportarlo ed a dargli il doveroso saluto.
La fotografia dell’ultima conferenza stampa di Ambrosini in rossonero mette addosso una tristezza infinita, per il poco rispetto dimostrato dalla società nei confronti di un ragazzo che ci ha passato 18 anni della sua vita, non facendo mai mancare il suo impegno e presentandosi due volte in ritiro con il contratto scaduto, “che tanto l’accordo poi si trova”.
Sia chiaro, non si discute la scelta tecnica sul mancato rinnovo, che per certi versi è condivisibile: nonostante l’impegno che ci ha sempre messo, l’età si fa sentire ed il suo rendimento nelle ultime due stagioni è stato molto altalenante, con momenti da vecchio leone trascinatore alternati a lunghe, lunghissime pause con la bombola d’ossigeno attaccata alla bocca.
E’ il modo in cui è stata gestita la faccenda dal punto di vista della comunicazione ad essere pessimo. E, si sa, il Milan in quest’ambito non deve imparare nulla da nessuno, quindi credo che non sia stato affatto un caso l’aver prima annunciato il mancato rinnovo da una nave da crociera, per poi lasciare Massimo solo, in quell’ambiente deprimente, a dire le sue ultime parole ufficiali da rossonero.
Ambro è amareggiato, e lo comprendo. Ma le sue ultime dichiarazioni da capitano, pur non nascondendo i sentimenti, sono da signore. Lui si sente ancora un calciatore e vuole continuare a giocare, visto che solo lui può decidere quando appendere le scarpe al chiodo o meno. Non chiuderà la carriera al Milan e la cosa ci può anche stare, ma per piacere, cerchiamo di rispettare le sue decisioni, anche se dovesse poi andare alla Fiorentina. Alla fine, è pur sempre un professionista che vuole il meglio per la propria carriera ed un’eventuale proposta viola sarebbe ottima dal suo punto di vista. E, sono certo, non getterà letame sul Milan in ogni intervista o nella sua biografia: il talento calcistico è senza dubbio inferiore al bresciano zebrato, ma come persona è proprio di un’altra pasta.
In bocca al lupo Massimo!
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