Tempismo discutibile

Pochi giorni di tira e molla sul caso Allegri sono più che sufficienti a risvegliare tutta l’insofferenza del popolo rossonero, che non ama particolarmente le soap opera, né ricorda con piacere le ultime estenuanti sessioni di mercato.

La scarsità di risorse ha richiamato l’attenzione della dirigenza sull’aspetto finanziario della gestione, spingendola a ponderare con estrema attenzione ogni singola mossa di mercato. Ciò ha sortito un duplice effetto: quello di partorire nuove forme contrattuali (come il prestito con obbligo di riscatto spalmato in più rate, ed altre diavolerie congegnate per comprimere l’esborso al limite dell’accettabile) e quello di allungare notevolmente la durata media delle trattative, talvolta trasformandole in interminabili bracci di ferro conclusi solamente nelle ultime ore di mercato.

Sotto il profilo strettamente matematico, i risultati conseguiti sono stati positivi. Infatti, in un contesto di mercato caratterizzato dalla presenza di molte formiche e di poche cicale, la società ha amplificato il proprio potere contrattuale facendo leva sulla necessità di vendere di altri club, temporeggiando finché lo scemare della sabbia nella clessidra e la mancanza di competitors le hanno consentito di imporre le condizioni desiderate.

Se da un lato tale strategia ha consentito di condurre in porto ottimi affari (e tutto sommato l’elenco è lungo), altrettanto non può dirsi in altri ambiti. In primo luogo, una squadra il cui progetto non è ben definito (soprattutto con riferimento all’allenatore) difficilmente rappresenta un’opzione appetibile per altri potenziali acquisti. Questo vale soprattutto se si tratta di giocatori di un certo spessore e magari in cerca di un progetto vincente.

In secondo luogo, l’arrivo di calciatori a preparazione ultimata crea evidenti difficoltà. I nuovi arrivi sono in ritardo di condizione, devono inserirsi in un gruppo già amalgamato durante il ritiro e mischiano le carte della disposizione tattica, in un momento in cui la squadra con cui affrontare la stagione alle porte dovrebbe essere in veste semi-definitiva.
Detto tutto ciò, se il tempismo è la qualità di colui che compie la mossa giusta al momento giusto, il nodo cruciale è determinare quale sia il momento giusto. Infatti, la predisposizione tempestiva di un organico competitivo mal si conciliano con la ricerca di acquisti a prezzo di saldo.

Una soluzione al dilemma, in linea teorica, ci sarebbe: quella di precorrere i tempi con una meticolosa e metodica fase di programmazione, in grado di individuare in anticipo i calciatori funzionali al progetto e di intavolare le trattative prima che il prezzo salga alle stelle.

Questa tecnica (per altri club reale, per noi solamente ideale) richiederebbe, ad esempio, di conoscere quanto prima il nome del futuro allenatore. Non dimentichiamoci, infatti, che la preparazione dovrà essere anticipata in vista dei preliminari di Champions, dal cui verdetto dipenderanno molte delle scelte di mercato. Analogamente, sarebbe quantomeno preferibile giungere all’appuntamento con le idee chiare sulle strategie da perseguire sia nell’uno che nell’altro caso, magari avendole già avviate.

Diversamente si rischia la fine di recenti drammatiche sessioni di mercato in cui la dirigenza rossonera ha ceduto calciatori senza avere pronte le alternative, ritrovandosi a vagare alla disperata per mesi e finendo per farsi prendere per la collottola negli ultimi giorni di mercato. Erano altri tempi, d’accordo, all’epoca erano tanti i potenziali acquirenti e pochi i potenziali venditori, oggi accade il contrario. Tuttavia, la triste immagine di un Galliani affannato e spaesato che, al fermarsi della musica, si guarda attorno senza trovare alcuna seggiola disponibile dovrebbe indurre più di una riflessione.

Occorre scegliere un allenatore. Adesso. E sottolineo un allenatore.

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