Cunctator – Il temporeggiatore

La scorsa settimana, tutti scrivevano che dovevano incontrarsi lunedì, poi c’è stato il rinvio a giovedì, infine tutto è stato rimandato a data da destinarsi. Berlusconi ed Allegri, separati in casa, stanno combattendo una vera guerra di nervi.

Leggendo un po’ in giro gli umori del popolo rossonero, c’è una bella spaccatura: da una parte chi tifa spudoratamente Allegri, dicendo che il tecnico toscano faccia bene a cercare di spremere il più possibile il Milan, visto il trattamento ricevuto da Berlusconi;  dall’altra chi sta dalla parte del Presidente Onorario, esibendo tessere di tifoso doc del Milan, e dicendo che Allegri sia scarso, vada assolutamente cacciato e Berlusconi faccia bene a tirare la corda il più possibile per far esporre il tecnico toscano e fare in modo che sia lui a chiedere di andarsene.

Io non mi schiero,  anche se, per quanto mi riguarda, Allegri si era meritato la conferma attraverso un soddisfacente terzo posto in campionato. Ora, però, dopo tutto il putiferio successo la scorsa settimana, con un Berlusconi che, per motivi condivisibili o meno,  ha una considerazione molto bassa del valore del tecnico livornese, a mio parere non ha alcun senso la permanenza di Allegri in rossonero. I dead man walking, in Italia, difficilmente fanno bene.

Berlusconi-Allegri è una trattativa tirata, in cui ognuno cerca di ottenere il massimo da questa situazione e penso che il primo che avrà fretta, perderà la partita.

L’allenatore livornese, forte dell’interessamento della Roma, ma non convinto al 100% da progetto e piazza, cerca legittimamente di ottenere l’esonero (con tanto di buonuscita) o un clamoroso rinnovo, sfruttando l’appoggio di Galliani. Strizza l’occhio ai giallorossi, temporeggia, in modo da arrivare all’incontro con Berlusconi con le spalle coperte.

Dall’altra parte Berlusconi, altrettanto legittimamente, non vuole fare la figura del peracottaro, ossia di quello che paga la buonuscita ad un tecnico che il giorno dopo si sistema in un’altra squadra, con condizioni contrattuali simili a quelle che ha avuto in questi anni al Milan. Gli unici soldi che vuole versare ad Allegri sono quelli relativi agli emolumenti, siano essi corrisposti per tenerlo ad allenare o a casa a guardare la TV, con un’ovvia preferenza per le dimissioni del toscano. Ha meno fretta di Allegri, in quanto la Roma, pur avendo il tecnico livornese come prima scelta, ha pur sempre una mezza rivoluzione da pianificare e non può permettersi di aspettare a lungo la decisione di Max.

Ne avremo per qualche giorno, per la felicità dei quotidiani sportivi, che possono continuare ancora un po’ a vivere di rendita con lo stesso pezzo quasi copia-incollato, così come fanno in corrispondenza di ogni sessione di calciomercato con quello sul fantomatico ritorno di Kakà in rossonero, a patto che si dimezzi lo stipendio ed arrivi in prestito gratuito, con un pettine usato da Galliani come somma per il riscatto.

Io aspetto, in balia degli eventi, sperando per il meglio, ossia che questo teatrino si chiuda innanzitutto con l’arrivo di un allenatore vero.  Chi di mestiere fa ancora il calciatore e la panchina l’ha vista solo in ciabatte, dicendo che è nato pronto, per me può restarsene in Brasile. Un secondo requisito per il nuovo tecnico, assolutamente gradito, sarebbe quello di essere migliore di Allegri. Non è facilissimo, ma nemmeno così difficile trovarne uno con tali caratteristiche. Parafrasando uno striscione della Curva rossonera:  “Aspettiamo, ma non così fiduciosi”.

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