Nato pronto? Mica tanto!

In mezzo a tutto questo casino ci toccherà pure ragionare con calma…allo sfogo di ieri del Vegliardo in “Cazzate in Libertà”, ci siamo uniti tutti con trasporto e commozione e , solo perché vi sentiate in colpa, sappiate che senza l’eroismo di Norma e un buon set di cavi per batterie d’auto, ce lo saremmo giocati già dalla terza frase. Il medico non fa che ripeterglielo che, alla soglia dei quattrocento anni, la gestione del Milan post-2007 non è un’attività indicata da seguire…

La storia tra Allegri e il Milan è al capolinea, nulla è ancora ufficiale ma la parola fine ci sarebbe pure in caso di un’inaspettata riconferma: Allegri in quel caso, sarebbe in una posizione scomoda come lo Zaccheroni del 2000/2001, come il Terim del 2001/2002, come il Bersani in qualsiasi anno abbia fatto politica, l’aspirante neo-padre costituente sarebbe in grado di vendere Balotelli ed El Shaarawy al Locarno per quattro stecche di Toblerone, pur di mostrare al mondo di aver ragione.

Non sarà così comunque, finalmente arriverà un camerier…ops..un allenatore fedele e grato al nostro Silviolo, uno che non mostri risolini ironici di fronte al suo enciclopedico sapere su bel giuoco e possesso palla.

La mia impressione è che la corsa alla panca di Allegri sia partita già a settembre, ma che qualcuno abbia commesso un errore tattico: Pippo, pompatissimo dai giornalisti amici per due partite vinte coi ragazzini, si è affidato a Galliani, che non avrebbe disdegnato secondo me.
Qualcun altro ha fatto come suo solito, percorrendo un canale sottotraccia col presidente, canale venuto alla luce il giorno stesso in cui ha fatto sapere al mondo, senza che il mondo glielo avesse chiesto, che stava frequentando un corso per allenatori, medesimo giorno in cui il suo nume tutelare ha annunciato l’arrivo di Allegri alla Roma.

Quindi ci tocca fare una roba che nessuno si sarebbe mai augurato: cercare di capire se Seedorf possieda qualità adatte per fare l’allenatore. Per fare ciò ci baseremo su certe sue caratteristiche da calciatore, i parametri sono un po’ generici, ma non siamo certo stati noi a volerlo catapultare in un amen dal campo del Mò t’affogo! alla panchina del Milan.

Vediamo dunque alcune doti che dovrebbe possedere un allenatore di una big o fu-big…

-Abilità nel mettere il gruppo sopra ad ogni altra cosa.

Solo rimanendo alla sua ultima stagione da calciatore, nel novembre 2011, con il Milan in un ottimo momento di risultati e gioco, e con Aquilani e Nocerino a panchinarlo, il nostro convocò in un giorno Gazzetta, siti amici e Sky, per comunicare al mondo che per lui, anche una sola panchina, era una panchina di troppo, dimostrando dunque che gli interessi del gruppo, per lui, finiscono un metro prima dell’inizio dei suoi personali.
Nella primavera 2012, durante il drammatico momento del sorpasso della Juve, un Seedorf irritante e sostituito, gridò all’intera panchina di non contare più su di lui fino al termine della stagione.
Dunque si può ben dire che, chi si estrania dalla lotta, è un gran Seedorf, ok.

-Capacità di autocritica.

Fondamentale per qualsiasi allenatore, sia nel suo percorso di crescita, sia quando si afferma.
Una capacità che deve reiterarsi in ogni istante di ogni singola gara, per capire dove si è sbagliato e farlo capire ai propri calciatori.
Temo che Seedorf non ritenga di aver mai sbagliato sin da quando esordì con l’Ajax a 16 anni.

-Capacità di fare da scudo per proteggere i propri calciatori durante le burrasche.

Lui che si prende le colpe intere di un disastro dopo 90 minuti?
Passiamo oltre.

-Abilità nel dare una disciplina ai propri calciatori.

Sarebbe fondamentale in un gruppo che perderà anche Ambrosini e che è ricco di giovani tendenti alla tamarraggine.
Ma voi sareste disposti a ricevere lezioni in merito da uno che, indispettito per l’esclusione dall’11 titolare, si presentò in panchina ad un derby in ciabatte?

-Rispetto della catena di comando tecnico-dirigenza-proprietà.

Lui sarebbe quello che, tutte le volte in cui Galliani glissava su rinnovi di contratto, telefonava direttamente all’onorario…passiamo subito ad altro!

-Capacità di lavorare su difetti e potenzialità dei singoli.

La stagione 2013-2014 vedrà un Milan con numerosi prospetti in rosa: Saponara, Cristante, Salamon, Niang, Vergara, lo stesso El Shaarawy che ha ancora bisogno di crescere.
Qui ci vorrebbe davvero un maestro di calcio, uno di quelli che, da una mezza occhiata, sappia come lavorare per rendere meno tonto uno stopper di vent’anni, meno narciso un centrocampista di diciotto, meno fumoso un attaccante ancora acerbo. Lavoro di campo che necessita di esperienza pregressa sul campo, l’esperienza che, grazie all’aver allenato le giovanili del Milan anni prima, consentì ad un ottimo manager come Capello, di diventare un altrettanto ottimo uomo di campo.
Ossa rotte per Clarenzio anche dopo questa analisi dunque.

-Capacità di imporre le proprie idee di mercato in società.

Ecco, qui la spunta il nostro Chiappa Pesante.
Il suo promoter questa volta si prende tutta la responsabilità di tale scelta, mostrando i muscoli ad un Galliani che difficilmente farà da parafulmine più in là, quindi un’adeguata copertura tecnica della rosa, per evitare un rischio troppo grande di figuracce, potrebbe pure assicurarla. Nulla che vada oltre ai venti milioni di esborso personale, ma certo di più di ciò che toccherebbe ad un Milan in autofinanziamento.

-Abilità nel rapporto coi media.

Eh beh, qui non si può dir nulla: i media lo adorano..carisma, phisique du role, sguardo accattivante…al suo confronto il sorriso di Anne Hathaway pare quello della Gegia, Obama ricorda il Baffo delle televendite, Fiorello pare affetto dalla sindrome di Asperger.
Alcuni perdono le bave su microfoni e taccuini al solo comparire dell’ombra delle sue smisurate terga.

Quindi, oltre all’adorazione di scribacchini e megafoni societari, l’unico vantaggio apparente sarebbe quello di poter spuntare qualcosa di più sul mercato, giusto perché simpatico al boss?

Vi dirò la mia, se basta star simpatici a lui, allora preferirei la Minetti come allenatrice.
Se non altro discesa e  salita dei tre scalini che portano alla buca della panchina di San Siro, con contorno di stacco di coscia, avrebbero il loro perché.

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