Mi ero illuso di aver cessato di soffrire per la stagione 2012/2013 del Milan al fischio finale della partita di Siena, in mezzo all’esultanza e ai sorrisi della squadra, dopo aver raggiunto un risultato non solo insperato ma soprattutto determinante per il futuro di ACM.
Sbagliato.
Intorno alle 21 di lunedì 20 maggio, anno del signore 2013, è partito invece il più rutilante, incredibile, devastante spettacolo di stronzate in libera uscita a cui abbia assistito in tempi recenti (e ce ne sono stati …).
E’ giusto, cristallino anzi, che tutto sia iniziato dalla più strepitosa caricatura di giornalista sportivo mai creata dalla geniale comicità degli autori di RAI3.
Ora in replica su una insignificante rete locale, come i Monty Python mantiene un suo affezionatissimo pubblico, che continua ad ammazzarsi dalle risate.
Con genialità pari all’ardimento e lucidissimo equilibrio, il capintesta ha giustamente scelto tale comico per divulgare urbi et orbi la sintesi delle meditazioni che, negli scampoli di tempo lasciato libero dai gravosi impegni politici e soprattutto serotini, illuminano con l’efficienza di neon rotti la cavità della sua scatola cranica.
Non bastava l’aver ottenuto di non dover più spendere un cazzo per la sua più brillante agenzia pubblicitaria, grazie al risultato ottenuto dalla squadra nonostante lo smantellamento dell’estate 2012.
Non bastava: il suo ego smisurato e la sua presunzione sovrumana non tolleravano che qualcosa di positivo fosse merito di tutti fuorché suo, né tanto meno che la squadra compatta, dall’amministratore delegato a tutti i giocatori, attribuissero il merito di quel successo a un tecnico che Lui non aveva scelto, e che anzi Lui aveva reiteratamente perculato a reti unificate.
Probabilmente, anzi, proprio gli insistiti e sinceri elogi dei giocatori a quello lì “che’l capiss un casso” hanno fatto da detonatore per l’esplosione di giovanile genialità che ha caratterizzato le ultime 48 ore.
Fuori dai coglioni l’Inadatto, quindi, ma non basta ancora.
Chi è il più simpatico, modesto, umile e ingenuo gran lavoratore che abbia trascorso del tempo in maglia rossonera, nell’aurea epoca berlusconiana?
Chi, fuor di scherno, l’unico che come Lui sia talmente privo di umiltà e capacità autocritica da essere totalmente incapace di ammettere a se stesso di non essere più all’altezza, e di dover serenamente passare la mano?
Ma certo, il suo alter ego in campo: Clarenzio Culonio Seedorf.
Chi meglio di lui, perciò, per guidare ACM verso nuovi, prestigiosi traguardi e trionfi, sfruttando finalmente al meglio la sontuosa rosa di fuoriclasse che Lui, quello che paga e piange, ha per l’ennesima volta allestito?
Un bel corso Radio Elettra per allenatore e via, verso nuove mirabolanti e incredibili avventure, pronto (o prono) naturalmente ad ascoltare i brillanti suggerimenti e le idee sulla formazione, al venerdì sera, del PresidentePiùVincenteDellaStoriaDell’Universo nonché ex allenatore dell’invitta e invincibile Edilnord.
Tutto più che sufficiente per stare male da vomitare, ma non basta ancora.
Perché debbo pure leggere in giro che sarebbe una scelta sensata, che Clarenzio Culonio Seedorf era “un allenatore in campo”, che è uomo d’intelligenza superiore, “un vincente”.
Perché “il calcio è un gioco semplice”, servono solo “carisma e idee chiare”.
Ma quante stronzate, quante.
La sagra del luogo comune, il trionfo degli incompresi geni della panchina, le più becere cazzate da bar dello sport, senza nemmeno la giustificazione del triplo grappino in corpo.
Una squadra di mediocri mestieranti, le cui uniche speranze si fondano su alcuni ragazzotti alle prime vere esperienze ad alto livello, semplici promesse di grandi giocatori, neppure di fuoriclasse.
Messa insieme in quattro e quattr’otto nel marasma più totale, nel più completo disinteresse della proprietà, con un paio di fortunate intuizioni e un affaraccio alla Galliani nel mercato di gennaio.
Ricostruita nell’impostazione, nel gioco, nella convinzione e soprattutto nell’autostima, nonostante tutto e con un lavoro enorme, da chi viene ora allontanato e volgarmente e stupidamente criticato.
Ora affidata, nel momento più delicato della crescita, a chi mai ha allenato neppure una squadra di pulcini, e ha saputo solo spargere veleno, rigorosamente dietro le spalle, nei confronti di chi aveva avuto l’ardire di mostrargli a caratteri cortesi ma cubitali la sua inadeguatezza.
Ma andatevene affanculo, Silvio e Culonio.
Il tennis è uno sport bellissimo, Djokovic è simpatico e molto più milanista di voi due.
Sarà molto più interessante dedicarmi a quello.
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