Guerra di nervi

Tutto è iniziato dallo scontro diretto del Franchi. Il Milan era a +6 sui viola ed una vittoria avrebbe chiuso il discorso. Tagliavento, purtroppo, non era d’accordo e per il secondo anno di fila i suoi gravi errori hanno influito pesantemente sul risultato della partita di ritorno contro la diretta concorrente.

E  proprio come un anno fa, dopo aver subito un vero e proprio furto, è partita una guerra di nervi con l’avversario, a suon di dichiarazioni pungenti, comunicati ufficiali, battutine stupide e giornalisti prezzolati.

Lo scorso campionato, dopo il clamorosissimo goal di Muntari non visto dal signor Romagnoli, l’ambiente juventino tentò, compatto, di far passare l’idea che l’episodio facesse esattamente scopa con il goal annullato per fuorigioco a Matri. Più o meno, come paragonare Giove e la Luna. Poi la campagna sui rigori dati al Milan e non dati alla Juve (senza mai nominare il Milan, sarebbe stato troppo coraggioso), altre corbellerie assortite (tipo il mantra: “Milan favorito per lo scudetto”). Il Milan con la lingua penzoloni, lo spogliatoio in subbuglio dopo l’eliminazione col Barça, non ha retto con i nervi ed è arrivato secondo.

In questo campionato, un rigore piuttosto generoso su Ljajic e quello, nettissimo, negato durante il recupero per il fallo di mano di Roncaglia sono stati decisivi per permettere alla Fiorentina di rimanere ancora in vita, in virtù di un calendario più facile di quello rossonero. Dopo quel match, il putiferio. Montella ha cominciato a fare il simpaticone con battute su presunte cene, la dirigenza viola ha giocato bene le sue carte sui media, riuscendo a passare da carnefici a vittime per l’opinione pubblica. Tutti a parlare dell’espulsione esagerata a Tomovic, non dei rigori. Io avrei fatto volentieri il cambio: viola in 11 e rigori assegnati con criterio. Chi ci avrebbe guadagnato? Poi ci si è messo pure l’uomo che sussurrava ai pupazzi rosa, con le sue dichiarazioni sul “terzo posto già assegnato” e sugli “investimenti importanti” (decisamente inferiori a quelli dell’Inter, ndr). Naturale, è arrivata la squalifica per Balotelli, reo di aver detto: “Che cazzo guardi?” ad un ufficiale di gara a fine partita.

Nelle due partite successive, come prevedibile, la Fiorentina si è avvicinata molto, andando a -1, ed  iniziando a crederci fortemente, come è giusto che sia. Un po’ meno giuste sono le continue insinuazioni sul Milan, tipo la lista di presunti favori pubblicata dalla Nazione, i tweet galeotti di Giuseppe Rossi, o gli strali dopo il rigore negato in Fiorentina-Roma, chiusasi con un inaspettato scivolone. Il Milan, dal canto suo, domenica scorsa è arrivato a giocarsi il primo match-ball contro la Roma. Lo ha sprecato, ed a Firenze hanno esultato, ovviamente dando pure dei ladri ai milanisti per un presunto rigore di Lamela, senza considerare un arbitraggio abbastanza a senso unico del signor Rocchi. Alla vigilia di quel match, come dimenticare il “caso” delle maglie rossonere della prossima stagione con le toppe della Champions, con tanto di botta e risposta tra dirigenti?

Ora siamo finalmente alla settimana finale. I fiorentini sferrano gli ultimi attacchi, con il loro di mantra (“Siamo già stati bravissimi ad essere in lotta, E’ il Milan che deve arrivare terzo a tutti i costi”). Pullulano battute sull’impegno del Siena, con inni imparati e Pali a Firenze,  ed ottengono che nessuno consideri il fatto che domenica pure loro debbano giocare in trasferta contro una retrocessa. I viola, che siano tesserati, giornalisti o tifosi, continuano a parlare, parlare, mentre dal lato Milan tutto tace, a parte la notizia di un ambiente elettrico durante l’allenamento di mercoledì e l’ennesima dichiarazione destabilizzante di Berlusconi.

Per farli tacere per un po’, c’è solo un modo: vincere domenica. Tanto per loro non cambia molto: il quarto posto per la viola, facendo soffrire il Milan fino all’ultima giornata sarebbe già un successone. O no?

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