E’ possibile riscoprirsi importanti dopo quattro anni e mezzo ampiamente deludenti? E’ probabile che a questa domanda possa rispondere positivamente Mathieu Flamini, arrivato in rossonero con grandi speranze (e ingentissimo ingaggio), sostanzialmente disattese dal rendimento in campo. La stagione 2007-2008, l’ultima con la maglia dei Gunners, aveva illuso un po’ tutto l’ambiente rossonero. Le aspettative erano giustamente alte, l’angelo custode di Fabregas, con l’aspetto non casuale di un portuale di Marsiglia, con un’anima divisa a metà tra la materna Corsica e la paterna Roma, aveva disputato una stagione impeccabile, conclusa con l’inserimento nel Best-11 Award dell’edizione della Uefa Champions League.
Quel Flamini che tutti si aspettavano, tuttavia, non si è visto. Con Ancelotti le prestazioni furono molto altalenanti, e mai convincenti, né da mezz’ala, né da terzino, evidenziando uno scarso feeling del giocatore ad adattarsi a un campionato diverso, in quanto a ritmo e fisicità, da quello d’oltremanica. Troppi falli, eccessiva irruenza, scarsa lucidità nella gestione del pallone, poca presenza in campo sia in fase difensiva che propositiva. Anche con Leonardo i miglioramenti attesi non ci furono. Soliti alti (pochi) e bassi (troppi), e sempre più radicata convinzione dell’ambiente di aver commesso un madornale e costosissimo errore.
Ma con l’arrivo di Massimiliano Allegri le cose sembrano cambiare, grazie anche alla maggiore cura e attitudine del tecnico livornese nel gestire i centrocampisti incursori, abili ad inserirsi negli spazi e a lottare su ogni pallone. La stagione 2010-2011 è finalmente positiva, i rossoneri sono campioni d’Italia per la diciottesima volta, e Flamini raccoglie 22 presenze, condite da due reti, una a Bari e una nella gara interna con il Bologna, una settimana prima della festa scudetto dell’Olimpico. Con queste premesse, finalmente convincenti, il guerriero marsigliese si prepara alla stagione successiva, pronto a difendere il titolo conquistato insieme ai compagni. Ma stavolta a fermarlo ci pensa la sfortuna, quel crociato anteriore destro che salta nella gara amichevole contro la Juventus al Trofeo Berlusconi, l’operazione, 6 mesi di stop dal calcio giocato, un rientro a Maggio 2012 in sordina, tra l’indifferenza generale e la convinzione di tutti che alla scadenza del contratto, esattamente un mese dopo, il suo destino e quello del Milan si separeranno.
Eppure il guerriero sorprende tutti anche stavolta, accetta una pesante riduzione d’ingaggio e resta al Milan per un altro anno. Certo il suo rinnovo non viene accolto con entusiasmo, travolto soprattutto dalla rivoluzione estiva che vede partire in un colpo solo Ibrahimovic e Thiago Silva. La stagione inoltre parte malissimo, con la squadra smarrita, senza idee, con Allegri che deve barcamenarsi alla ricerca di soluzioni sempre diverse, e Flamini sembra ancora una volta un corpo estraneo. Arriviamo quindi agli ultmi mesi, dopo l’ennesimo infortunio rientra da titolare nel 3 a 0 casalingo con la Lazio del 2 Marzo, e da lì in poi non esce più dall’undici di base. Le prestazioni sono sempre più convincenti, e la presenza in zona gol diventa tanto importante quanto inaspettata : nel momento più difficile della stagione, con le reti segnate a Firenze, in casa col Napoli, in casa col Catania e a Pescara, stabilisce il record personale di marcature in campionato, 4. Meglio delle stagioni londinesi. Un mese macchiato soltanto dall’espulsione rimediata nella gara interna col Napoli, per quell’eccessiva irruenza che sembra ancora da limare.
Ma finalmente l’ambiente rossonero può riabbracciare un elemento importante, un mastino abile anche in zona gol, un combattente nato, sempre pronto a correre a perdifiato per aiutare i compagni. E pronto a firmare un nuovo rinnovo contrattuale, meritato per le prestazioni esibite nel momento più complicato di questa travagliata stagione. Con l’augurio che stavolta la sfortuna resti in disparte.
Allez Mathieu, les jours de gloire sont arrivés!
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