Estasi giallonera

Il tuo nome l’ho scoperto all’inizio degli anni 90, il calcio iniziava ad essere il business non troppo amato dal nostro Altravita, ma non c’era ancora l’overdose di pallone straniero che imperversa ora in Italia, e certi nomi come il tuo mi apparivano all’improvviso.

Mi sei risultato subito simpatico: quel giallo evidenziatore era perfetto come dichiarazione di stile per il paese che ha regalato al mondo capolavori quali il sandalo con i calzini o l’immortale 99 Luftballons di Nena, mica come l’arrogante Bayern dell’impeccabile ma un po’ ingessato Beckenbauer. In più, eri lo sfortunato avversario in più occasioni dei dannati gobbi, testimone tuo malgrado delle meraviglie di un certo Baggio o di un giovane Del Piero.

Mai avrei pensato che un’innocente simpatia si sarebbe trasformata in gratitudine eterna, quando pensasti di prenderti la tua rivincita nella serata più scintillante contro di loro, nella tana che più ti detestava, l’Olympiastadion di Monaco, mandando in frantumi arroganza e agricole pozioni sabaude.

Proprio tu, allegra colonia all’epoca di panzer un po’ bolliti per la nostra – all’epoca pure questa- scintillante serie A, combinare uno scherzone simile a sua maestà Zidane…una bella zingarata da stronzi, degna di renderti adorabile.

Sei ricomparso in tempo, giusto per piallare il nascente Milan di Carletto in una semifinale di UEFA a casa tua, per poi portarti a casa un altro Meisterschale. Ero convinto che le strade tue e del mio Milan, che stava tornando grande, si sarebbero reincrociate per un bel po’ nel futuro, invece rimase solo il ricordo di un Inzaghi rapinatore in Westfalia, con Berlubeu ricoperto di pelle d’orso e colbacco in tribuna come contorno…il Milan ritornava grande e tu finivi alla periferia dell’Europa che conta, rimanevi un nome, come lo rimarranno per sempre Nottingham Forest o Aston Villa, e poco più.

Fu una brutta sorpresa scoprire che ti trovavi sull’orlo del fallimento, ancora di più per il ghigno ridicolo dei tifosi juventini che si trastullavano in quell’estate 2005 marchiata da Istanbul e da uno scudetto “creativo”, ignari che un minimo di giustizia sarebbe calata solo un’estate dopo…

Lo confesso , ti avevo proprio perso di vista, ed è stata una sorpresa ritrovarti campione di Germania nel 2011, in un’era in cui l’arrogante Monaco sarebbe in grado, per pure invidia urbanistica, di pagarsi financo la clausola rescissoria della Porta di Brandeburgo o del duomo di Colonia.

Ma tu non sei tornato per sederti nuovamente ai tavoli dell’aristocrazia, tu su quei tavoli hai deciso di pisciarci sopra ridendo, tu hai squarciato tele, spaccato chitarre contro gli amplificatori in Bundesliga per due anni, per poi gridare il tuo ritorno a tutto il continente…

Questa è l’Europa dei fatturati bellezza, l’Europa che Conte, Galliani o il sosia torinese di Renzo Bossi, misurano in milioni di euro che scendono in campo, ogni volta che l’Europa li rispedisce a sud delle Alpi…

E tu, caro, carissimo Borussia Dortmund, sei un’anomalia che manda tutti in bestia, perché l’Europa del denaro a pioggia ti porta via Sahin e tu rivinci il titolo, perché ti paga profumatamente Kagawa per poi guardarsi il suo sostituto in TV fare ancora meglio.

Era destino che tra te e la Finale di Wembley si frapponessero due degli emblemi più offensivi di questa Europa calcistica milionaria: quel Real con continue velleità galattiche, guidato dal portoghese dalle milionarie liste della spesa, riproposte ogni estate al ricco scemo di turno.

Un incrocio ideologico che ha cementato la tua assoluta fede nelle vittoria.

Nulla l’ha scalfita sin dall’andata nel tuo Westfalenstadion (Signal Induna? E che cazzo sarebbe…?), non il mattutino tradimento di un tuo figlio amato, Gotze, vendutosi al nemico bavarese, non l’errore di un altro figlio tuo amatissimo, Hummels, che consegna un pareggio inconsapevole e vergognoso ad una banda di star milionarie del tutto inconsapevoli di quale onda li avesse travolti fin lì.

Hai continuato a fare ciò che sai, essere il prolungamento in campo di quel meraviglioso muro giallonero che ti circonda, indifferente nel boato e nei decibel, sia che tu lotti per salvarti o che ti trovi ad un passo dal paradiso, lezione da tener presente per chi l’abbonamento ora lo fa se non gli vendono Thiago, mentre trent’anni fa riempiva con 60.000 persone San Siro per ritornare in serie A.

Quel Mourinho a testa bassa che riconosce i tuoi meriti è un trofeo lucido quanto l’Intercontinentale del 1997, è un tributo a ciò che spesso molti dirigenti, i nostri in prima fila, tendono a dimenticare: che di calcio sempre si tratta…

I tremendi minuti finali che hai dovuto vivere contro il Malaga e al Bernabeu fanno capire che, oltre che perfetti meccanismi di un motore che viaggia alla perfezione, i tuoi giocatori sono uomini capaci di soffrire e andare oltre lo schema ripetuto sino alla noia durante la settimana.

E la tua è la vittoria delle idee, del calcio giocato e non di miliardi a spasso per un prato, di dirigenti che ogni anno lavorano per trovare chi sia funzionale a tale idea di calcio, di un tecnico che pare sempre guardare sornione a certi suoi colleghi che si lamentano di non avere rinforzi sufficienti, Mancini vari piazzati a caso nell’Europa dei nuovi riccastri…

Nessuno può sapere come andrà a finire il 25 maggio, e già sappiamo tutti e due che l’Europa milionaria la risolverà comunque alla sua maniera prima o poi; toccherà a Reus, Lewandowsky, Hummels e Subotic, per quell’Europa è più comodo fare così…ma tu per me hai già vinto, perché un triennio come quello che hai appena concluso la gran parte di chi si porterà via i tuoi ragazzi se lo sognerà per un bel po’ o per sempre, perché quell’Europa, di te e di come sei risalito dal precipizio per tornare a irriderla, non ha mica capito nulla…

A volte il circo oligarcocammellifero di City, Chelsea e PSG, mi fa vacillare in tante certezze, poi arriva una storia come la tua Borussia, e mi ricordo che questo che seguo da decenni è ancora lo sport che amo.

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