My two cents on El Shaarawy

Ora che il fuoco mediatico post esclusione contro il Napoli si è calmato, vorrei dire pure io qualcosina su Stephan El Shaarawy.

Per partire, tornerei all’estate 2012, quella successiva all’ottimo anno di apprendistato, in cui il Faraone, da quinta punta, grazie ai malanni altrui, ha giocato più del previsto e si è guadagnato la riconferma. Con la rivoluzione in nome del pareggio di bilancio, Ibra e Cassano vengono ceduti, e Stephan, sulla carta, diventa la prima riserva della coppia Pato-Binho nel 4-3-1-2 allegriano. Le speranze rossonere per una stagione decente posano soprattutto su Robinho e Boateng, oltre che sulla speranza di rivedere un Pato a livelli accettabili. Invece, gli infortuni di Pato, le pessime prestazioni di Binho ed una prima parte di stagione oscena da parte di Boateng aprono ben presto le porte alla titolarità indiscussa di El Sha, con Allegri che passa al 4-3-3 per esaltare al meglio le doti del Faraone. Stephan, infatti, ha dimostrato di rendere al meglio come ala sinistra, in quanto abile a partire decentrato e convergere verso il centro per andare alla conclusione. Il Faraone, inoltre, si è evidenziato per intelligenza tattica, visione di gioco e propensione al sacrificio in fase difensiva, grazie ad una velocità ed una facilità di corsa impressionanti.

Con la titolarità, arriva anche l’esplosione: il Faraone è l’anima di un Milan che, tradito da tutti gli uomini su cui si puntava durante l’estate, fatica a trovare un’identità. E’ principalmente Stephan ad evitare il baratro alla squadra, tenendola a galla con le sue prodezze e con doti da trascinatore non indifferenti. Da inizio stagione alla pausa natalizia, i suoi numeri sono impressionanti: 19 presenze, 14 goal e 3 assist in serie A, con la fantastica doppietta al Napoli come culmine;  6 presenze, 2 goal ed 1 assist in Champions League. Queste cifre sono ancora più straordinarie se si considera il fatto che El Sha gioca esterno e la già detta generosità in fase difensiva: lo trovi a fare la diagonale, sostituendosi al terzino (impressionante il suo recupero su Lichtsteiner nella partita di coppa Italia), e poi a concludere verso la porta avversaria nel ribaltamento di fronte.

Inevitabili, sono arrivati i riflettori, che il Faraone sembra riuscire a gestire con intelligenza, nonostante la pettinatura da pirla possa far pensare il contrario. Insomma, prima metà di stagione assolutamente perfetta per il ventenne savonese, che conquista pure la maglia da titolare in azzurro, mettendo anche a segno il suo primo goal in amichevole contro la Francia.

Da gennaio in poi, il rendimento del Faraone in termini di goal ed assist è calato notevolmente: 14 presenze, 2 goal e 1 assist in serie A, 2 presenze ed 1 assist in Champions contro il Barcellona, 1 presenza ed 1 goal in coppa Italia contro i gobbi. Ad oggi, il suo ultimo goal risale al derby di ritorno, giocato due mesi fa. Nel frattempo, è arrivato al Milan Balotelli, che ha avuto, sin dal suo esordio a febbraio, un fortissimo impatto, sia a livello mediatico, sia in termini realizzativi. Se si unisce questo al calo del Faraone, la stampa, ovviamente, ha avuto ed ha gioco facile nel ricamare su queste cose. I media, infatti, hanno subito evidenziato una presunta incompatibilità tra Mario ed il Faraone, quando invece il naturale calo di un ventenne, alla prima stagione da titolare in serie A e che aveva tirato quasi da solo la carretta da agosto, era iniziato un mese prima dell’esordio del bresciano. Il minutaggio parla chiaro: El Sha è il giocatore più utilizzato della rosa, davanti anche all’indispensabile Montolivo, e non ricordo nessun ventenne, nemmeno tra i fenomeni del calcio, che abbia giocato una stagione intera mantenendo il rendimento straordinario del girone d’andata del Faraone.

Certo, è vero che Balotelli ha caratteristiche ben diverse da Pazzini: a Mario piace svariare su tutto il fronte d’attacco e partecipare alla costruzione della manovra. Sulle rimesse dal fondo del portiere, spesso si allarga molto sulle fasce per andare a prendere il rinvio del portiere e, viste le sue indubbie doti, calamita un sacco palloni su di sé. Al numero 11 rossonero, invece, piace giocare più vicino alla linea dei difensori avversari in tutte le fasi di gioco, e le botte con i centrali avversari sono un’attività consueta. Con un Pazzini davanti, El Sha ha senz’altro più palloni giocabili, vista la poca partecipazione alla manovra del centravanti toscano, mentre, per quanto riguarda gli spazi per i tagli centrali, non dovrebbe cambiare molto, a patto che Balotelli ed El Shaarawy siano in continuo movimento e si scambino le posizioni.

Con il calare dei goal, sono arrivate, inevitabili, anche le critiche al modo di giocare del Faraone. La principale riguarda la sua prevedibilità: El Sha conoscerebbe solo un movimento, ossia il taglio verso il centro per liberarsi alla conclusione. Ora che i difensori e gli allenatori avversari, lo “conoscono” meglio, adottano contromisure migliori, lasciandogli spazi solo in orizziontale e non in profondità. Secondo me la cosa è vera in parte. E’ ovvio che gli allenatori siano pagati profumatamente per trovare soluzioni tattiche per disinnescare gli avversari più pericolosi, ma è anche vero che ci sono giocatori come Robben che basano tutto su un paio di finte e movimenti, ma li fanno talmente bene da risultare quasi sempre efficaci.

La propensione al sacrificio di El Shaarawy è rimasta anche in questo periodo di scarsa vena realizzativa, quindi ora molti affermano che Stephan faccia troppo lavoro in fase difensiva, per colpa delle indicazioni di Allegri, ed il Milan lo stia sprecando. A ciò, io rispondo dicendo che in tutti i tridenti delle squadre vincenti, almeno due componenti (di solito le ali), si consumano i polmoni per aiutare la squadra anche in fase di non possesso, mentre i tridenti “fissi” portano a risultati leonardeschi. A Barcellona, ci sono Pedro che è un centrocampista e Villa che fa un bel lavoro, a Manchester, c’è Rooney e non credo serva aggiungere altro, nell’Inter di Mourinho, Pandev ed Eto’o erano di fatto dei centrocampisti laterali, nello stesso Milan scudettato, Boateng e Robinho erano i primi difensori della squadra, con il loro asfissiante pressing alto. Viste le caratteristiche del Faraone, a me vanno benissimo 5-6 goal stagionali in meno in cambio della mole di lavoro per l’equilibrio della squadra.

Concludo dicendo che El Sha e Balo sono due patrimoni che vanno sfruttati, una coppia che può diventare veramente devastante: tra le migliori d’Europa in prospettiva, se i neuroni di Mario funzioneranno a dovere. Personalmente, vedo El Sha come un’ala moderna, da una quindicina-ventina di goal stagionali, più una discreta quantità di assist. Non si metta in testa di essere il principale finalizzatore della squadra, anche se è bello avere le copertine ed i premi individuali, non punti ai 30-40 goal stagionali; continui a sacrificarsi per la squadra, ad offrire la sua classe in fase offensiva, e ci sarà da divertirsi. Se così sarà, le attuali difficoltà lo renderanno solo più forte.

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