Il polverone mediatico sollevatosi intorno al Milan nelle ultime settimane mi ha costretto a delle riflessioni. Stranamente, nelle ultime due stagioni, i momenti clou del campionato rossonero vanno a coincidere con decisioni arbitrali discutibili, squalifiche di calciatori importanti alla vigilia di una serie di scontri decisivi attuate con criteri che definire incomprensibili è dire poco, e rassegne stampa indirizzate al linciaggio di qualsivoglia aspetto riguardante la squadra e la società. In sostanza, la descrizione del quadro al quale abbiamo assistito da Firenze in poi, condito dalle uscite comiche di improvvisati rappresentati della seconda squadra di Milano con le immancabili e deliranti tesi di complotto destinato a favorire la squadra dell’odiato Berlusconi, unito all’increscioso e deprecabile episodio che ha costretto Adriano Galliani a dover lasciare la tribuna vip dell’Artemio Franchi, alla stregua di un delinquente messo alla berlina in pubblica piazza. Episodio per giunta giustificato in maniera faziosa e ridicola dall’addetto stampa della società viola.
Sembrerebbero, a prima vista, le classiche schermaglie all’italiana, se non fosse che dietro tutto questo si cela una precisa strategia da guerra fredda, che vede coinvolto principalmente Adriano Galliani e il suo ruolo all’interno della Lega Calcio, con la Fiorentina (e nello specifico i Della Valle), tra i principali antagonisti.
E’ noto infatti che nelle stanze dei bottoni è in atto un conflitto, durissimo, senza esclusione di colpi, che ha portato addirittura a uno stravolgimento delle storiche alleanze geo-politiche del nostro calcio. Per cercare di comprendere meglio la questione, bisogna tornare indietro di qualche mese, precisamente a Gennaio, quando con 14 voti favorevoli, 2 schede bianche e 4 nulle, il manager Maurizio Beretta, dimissionario e in carica dall’Agosto 2009, è stato rieletto alla presidenza della Lega Calcio. Al suo fianco, neanche a dirlo, Adriano Galliani, con Lotito (Lazio) e Pulvirenti (Catania) consiglieri federali e Cairo (Torino), Cellino (Cagliari), Ghirardi (Parma), Guaraldi (Bologna), Percassi (Atalanta), De Laurentiis (Napoli), Pozzo (Udinese), Preziosi (Genoa) e Lo Monaco (ex-Palermo) come consiglieri di Lega. Balza immediatamente all’occhio l’assenza dal Consiglio Federale di Lega, così come compostosi dopo le elezioni di Gennaio, dei rappresentati di Juventus, Inter e Roma, contrari alla rielezione dell’ex manager di Confindustria, che avrebbero voluto affidare l’incarico ad Andrea Abodi, presidente della Lega di Serie B. Insieme a loro anche Fiorentina e Sampdoria, schierate contro la cordata Galliani – Beretta. Pertanto, si è delineata una sorta di “profana alleanza” tra Juventus e Inter, storicamente rivali prima in Lega che sul campo, e un accordo di non belligeranza tra Galliani e Lotito, altri nemici di vecchia data all’interno del palazzo.
Quest’ultimo accordo, in particolare, ha radici più lontane. Era stata infatti l’alleanza tra Milan e Lazio a far saltare l’elezione in Lega di Dicembre 2012, lasciando la situazione in uno stallo che ha poi consentito di riportare ai vertici Maurizio Beretta. Alleanza per niente disinteressata, visto che Claudio Lotito aveva il palese obiettivo di tentare la scalata alla Federcalcio, soprattutto per risolvere il problema del conflitto d’interessi, che lo vede, ad oggi, incarnare l’unica eccezione, in deroga (scaduta il 31 Dicembre 2012), all’articolo 16 bis che vieta la proprietà contemporanea di due squadre professionistiche (in questo caso Lazio e Salernitana).
Il progetto si è però infranto. Alle elezioni del 5 Aprile 2013 il presidente della Lazio è stato sconfitto da Carlo Tavecchio, colpito in particolare dai voti contrari di Giancarlo Abete e Marcello Nicchi, che hanno palesato il chiaro antagonismo dei massimi vertici del calcio italiano nei confronti di Lotito. Un’ostilità che, a ragion veduta, potrebbe finire per coinvolgere trasversalmente anche i suoi alleati, in primis Galliani stesso. Questo fattore diventa ancor più interessante se si considera che Lotito e gli attuali consiglieri federali avrebbero l’intenzione di proporre Adriano Galliani quale candidato alla presidenza di Lega, ancora una volta contro Andrea Abodi, alle prossime elezioni. Ma soprattutto, contro il volere di Moratti e Agnelli Jr., ed è in questa ottica che probabilmente va inserita la strana mossa dell’Inter di sdoganare sul proprio sito ufficiale dichiarazioni tanto gravi da parte di un semplice tifoso. Ci sono tutti i motivi per classificare questo atto come una vera e propria dichiarazione di guerra nei riguardi di Galliani e del suo ambivalente ruolo ai vertici della Lega Calcio e ai vertici del Milan. E anche la pesante squalifica di Balotelli, a conti fatti molto severa se paragonata ai metri di giudizio utilizzati in casi simili, se non uguali, ricorrenti su tutti i campi della Serie A, rischia di inserirsi in questo ampio contesto di ostilità da parte della classe arbitrale nei riguardi del progetto di scalata ai vertici da parte di Adriano Galliani. E visto come si è poi risolta la questione, con il ricorso rossonero e lo sconto di una giornata, (altra valutazione assolutamente atipica per squalifiche di questo tipo), il sospetto di posizioni antitetiche della classe arbitrale nei confronti dei tesserati rossoneri appare fondato.
Questo senza voler dare adito ad alcuna tesi o teoria complottistica, è bene specificarlo. Ma è altrettanto innegabile che nessun tifoso rossonero può dimenticare i danni causati dal conflitto di interessi che ha già coinvolto l’amministratore delegato negli anni dal 2002 al 2006, che per giunta portarono al coinvolgimento, per fortuna marginale rispetto ad altre realtà, nella brutta storia di Calciopoli. Pertanto questa analisi della situazione attuale in Lega Calcio, tra scontri, alleanze e sotterfugi, vuole essere un appello, un monito all’ex geometra, per far si che almeno stavolta possa avere la decenza di tenere separati i ruoli, anche lasciando il suo incarico al Milan, se necessario, per tutelare la squadra ed evitare di andare ad inficiare, indirettamente, sui risultati sportivi che a noi tifosi stanno molto più a cuore di una poltrona vinta o persa nei palazzi di vetro.
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