Milan-Napoli (14.04.2013): post-partita

La montagna ha partorito un topolino. E’ con questa massima che, probabilmente, si può sintetizzare la prova dei rossoneri conto il Napoli di Walter Mazzari. Il pareggio di Firenze, prima gara del trittico infernale che avrebbe testato le ambizioni dei nostri ragazzi in ottica Champions, aveva lasciato strascichi molto polemici, che facevano auspicare una reazione rabbiosa, una ferrea determinazione nel portare a casa i tre punti, che sarebbero serviti per tenere a debita distanza la Fiorentina e credere ancora nell’assalto al secondo posto, viatico indispensabile per accedere alla prossima Champions dalla porta principale. Ma la realtà è stata diversa. Onestamente, che il Milan fosse in calo fisico (e anche mentale) era già palese da diverse settimane. Al contrario, i partenopei, abbandonate le velleità di scudetto, erano tornati in carreggiata a livello di risultati e di condizione psico-fisica. E alla fine anche stasera la differenza l’ha fatta l’attenzione, la concentrazione, la presenza mentale, tutti fattori che non si sono visti quando al trentatreesimo minuto del primo tempo, l’asse Zuniga-Hamsik-Pandev ha fatto a fette la difesa rossonera con semplicità disarmante, raggiungendo il pareggio tre  minuti dopo l’illusorio vantaggio di Mathieu Flamini.
A conti fatti si commenta un pareggio giusto, che va forse stretto al Napoli, partito timoroso come spesso capita in trasferta con le grandi blasonate del campionato italiano, e che colpito dallo svantaggio ha iniziato a macinare il suo gioco e a mostrare la sua maggiore condizione rispetto alla formazione di Allegri. Questo perché il Milan, al di là della rete di Flamini ha creato poco, sia prima del vantaggio che dopo aver subito il pareggio, e la situazione non è certo migliorata quando a causa dell’espulsione dell’autore del gol, la squadra si è trovata a dover gestire gli ultimi 20 minuti con un uomo in meno e in palese debito d’ossigeno. Le occasioni nel finale finiscono quindi con l’essere a favore del Napoli, che sfiora il colpaccio con Cavani prima e con Calaiò e Armero poi.
Resta da riflettere, a mente fredda, sull’esclusione di Stephan El Shaarawy dall’undici titolare. Massimiliano Allegri ha già giustificato la sua scelta, dovuta a suo dire a un’eccessiva stanchezza mentale, più che fisica, del ragazzo. Che pertanto è rimasto in panchina per quasi tutta la gara. Personalmente mi auguro che dietro questa esclusione non ci sia altro, anche perché è più che comprensibile che un ragazzo di venti anni, che per tutta la stagione si impegna a trascinare con le sue prestazioni una squadra come il Milan, possa aver bisogno di un attimo per rifiatare.
Ma di certo, con la Juventus alle porte e una Fiorentina in rimonta, il terzo posto è da difendere con ogni forza, con ogni mezzo, e con il contributo di tutti, a maggior ragione dei migliori elementi della squadra. Senza cadere, ovviamente, in eccessivi isterismi. L’obiettivo, anche dopo stasera, è ancora nelle nostre mani.

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