E fu così che una settimana di guerra mediatica si concluse con un nulla di fatto. Quante ne abbiamo lette e sentite? Da “Pirlo pallone d’oro“ a “centrocampo più forte“. Da “sangue agli occhi“ a “guerra“. Eh si, la guerra. Beh, da buon crucco devo dire che se quella di ieri era la vostra guerra non è che avete migliorato tanto negli ultimi decenni. Una settimana a gridare alla rimonta, di milioni di “io ci credo“ su facebook e di polemiche perchè un certo Beckenbauer si è permesso di sottolineare che a volte pure il buon Gigi mostra la sua età. Lesa maestà! E giù coi Kartoffeln!
La partita, sopratutto in confronto allo spettacolo offerto da Borussia e Màlaga la sera prima, era di una noia mortale. Se la mia squadra sta stotto di due gol e ha veramente l’intenzione di recuperare, mi aspetto corsa, pressing, scivolate e convinzione. Coltello fra i denti, sangue, guerra, tutto ciò che volete. Ma non sta scialba resa messa in scena a Torino ieri. Invece l’unica cosa convincente che ho visto era mio figlio che si era addormentato sul divano accanto a me. E mi dispiace, ma ci avevano promesso una guerra, non un cartone animato targato Disney. Ma questo succede se alzi troppo l’asticella.
Il Bayern è più forte. È una squadra in salute, gioca un buon calcio e ha un centrocampo più forte della Juve. Ma anche l’attacco e la difesa. Hanno pure lo stadio più bello. Non c’entrano ne la Merkel ne lo spread se questi in campionato hanno staccato di 20 punti l’altra semifinalista crucca. Il Bayern è più forte. Lo era all’andata, lo era ancora di più allo “stadio più temibile d’Europa”.© Contro di loro ci saremmo usciti anche noi, senza storie. Mi sarei augurato lottando di più in campo e meno sulla Gazzetta. Perchè ieri, a parte una punizione sparata in faccia a Neuer, il Bayern era in pieno controllo della situazione senza nemmeno doversi sforzare più di tanto. Piuttosto sterile (siamo generosi, va) la vecchia signora.
Gli americani hanno l’espressione del “big fish in a small pond“ ovvero il “pesce grosso in un pozzo piccolo“. E nelle due partite contro il Bayern non è successo niente di clamoroso, solo che il pesciolino l’hanno lanciato nel mare aperto e lui, che bosseggiava tanto nel suo pozzetto di casa, si è spaventato a vedere che là fuori ci sono balene e squali veri. Come evidentemente le tre stellucce della vostra coreografia aziendale non hanno spaventato i Bavaresi. Forse perché non hanno seguito con la dovuta attenzione questo argomento a voi tanto caro. Niente di scandaloso, ribadisco, uscire contro una squadra più forte. Se la Bundesliga ha scavalcato la Serie A nel ranking europeo un motivo ci sarà. Bisogna soltanto avere l’umiltà di poter ammetterlo.
A me non interessa il Bayern. Sono vent’anni che mi sono innamorato del calcio italiano. E se non fosse stata la Juve sarei ancora più triste dello scenario messo in campo dalle italiane dal 2010. Forse occorre concentrarsi sui propri difetti e cercare di migliorare invece di coprire la differenza tra la Serie A e altri campionati soltanto con fiumi di parole. Perché si sa, alla fine conta il banalissimo verdetto del campo. Abbiamo bisogno di un sistema calcio trasparente e razionale. Abbiamo bisogno di stadi nuovi, accoglienti e pieni. Di società sane con le mani sprovviste di farina. Eliminiamo gli scandali, valutiamo i nostri giovani e guardiamo sopratutto il livello del calcio italiano con una sana dose di obiettività. E cerchiamo di migliorarlo con dedizione e sudore, non con le chiacchiere.
Perchè non è vero che il Bayern è lì dov’è per grazia divina. Hanno speso meno della Juve sul calciomercato degli ultimi anni. Ma hanno speso bene, hanno valorizzato la loro primavera – che una primavera non è, ma una “squadra B“ che si confronta con giocatori veri e fornisce giovani già rodati. Ma sopratutto hanno accettato la superiorità del Dortmund degli ultimi due anni e hanno cercato di migliorare. Sul campo, quello vero, non quello mediatico, quello dei “bla bla“ e delle dichiarazioni inverosimili. E miglioreranno ancora: Lewandowski è già prenotato, Guardiola pure. Gli Americani hanno un’altra espressione azzecata: “externalization of guilt“ – tutto ciò che va male è colpa di qualcun’altro. È un giochetto tanto divertente che faremo da qui alla prossima Champion’s. Purtroppo anche esso si conclude con un nulla di fatto.
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