C’era una volta un ferroviere che, stanco di vedere sfilare i treni su e giù, decise di arrotondare assecondando la sua passione: scovare giovani calciatori nei campi polverosi delle periferie e segnalarli agli osservatori dei team del Regno Dorato.
Le sue doti di talent scout e di intrallazzatore non sfuggirono al Monocromo FC, squadra di una città a Nord Ovest del Regno, famosa per essere la più vincente e per non avere grossi scrupoli, pur di conseguire il risultato. L’ex ferroviere, pian piano, scalò posizioni all’interno dell’organigramma societario, fino a diventare un importante osservatore, ma poi la sua “audacia” venne considerata troppa perfino dai monocromatici e venne messo alla porta dal loro presidente.
Tuttavia, il nostro eroe non si perse d’animo e, grazie alla rete di conoscenze ormai instaurata, riuscì prima a trovare lavoro presso le due maggiori squadre della Capitale del Regno, e poi, con ruoli sempre più importanti, dai Giovenchi concittadini dei monocromatici e nella squadra del Mare. Durante il periodo passato nella squadra del Mare, arrivarono le prime vittorie, dopo sfide senza esclusione di colpi, anche bassissimi, contro i Diavoli del Nord.
L’ex ferroviere, col tempo e con la crescita di ruolo, diventò sempre più disinibito, la sua rete si espandeva continuamente, coinvolgendo anche direttori di gara, a cui regalava anche divertenti intrattenimenti esotici. La nuova dirigenza di Monocromo FC, stufa di prendere continue bastonate nei denti dai sempre più forti Diavoli del Nord, eliminò gli scrupoli morali della precedente e decise, dopo una decina d’anni dall’esperienza precedente, di riprendersi in casa il nostro eroe, dandogli carta bianca.
Il mix tra storico potere monocromatico e metodi dell’ex ferroviere fu devastante: il “nostro” diventò nel giro di poco tempo l’uomo più potente del calcio del Regno e si guadagnò il soprannome di “Lucky”.
Il Monocromo FC, dopo il lungo digiuno, tornò a vincere ogni cosa, con ogni mezzo, ma la cosa strana fu l’atteggiamento dei Diavoli del Nord: invece di combattere il “nuovo corso” di Monocromo FC, stipulò un Patto d’Amicizia, accontentandosi delle briciole lasciate dall’ex ferroviere.
Nel corso degli anni, Lucky arrivò ovunque: vecchi amici a scegliere gli arbitri da mandare in campo in ogni partita, il figlio, tramite la società Rea, a gestire centinaia tra giocatori e calciatori con metodi poco ortodossi, fino a creare vere squadre satellite, un caro amico ad allenare la Nazionale del Regno Dorato, chiamando, appena possibile, calciatori targati Rea.
Le vittorie continuavano ad arrivare copiose, anche oltre i meriti dei pur buoni giocatori di Monocromo FC: un paio ai danni dei Diavoli e delle Bisce del Nord emanavano fetore da ogni punto da cui le si voleva annusare, ma, purtroppo per Lucky, anche le belle favole hanno una loro fine: troppo potere in un uomo solo non è mai una buona cosa, così tutto quello che la gente immaginava diventò di dominio pubblico.
Processi, condanne, insulti dalla gente, anche se molti presbiti continuavano ad osannarlo. Cacciato a pedate dal mondo del calcio, azzerata la dirigenza di Monocromo FC, Rea sciolta: sembrava ormai tutto finito per Lucky, nonostante le sue apparizioni e la sua popolarità tra i presbiti.
Tuttavia, la tempra dell’ex ferroviere era forte e lui sapeva che nel Regno Dorato anche i non presbiti non hanno gran memoria. Nel giro di 5 anni, aiutato dal nuovo presidente monocromatico dall’unica peluria e da una campagna stampa rosea, Lucky diventò quasi una vittima, mentre suo figlio, dall’esilio nell’Oasi del Deserto, fondò nuovamente la Rea. Un anno dopo la rinascita, la Rea si presentò in grande stile nella città dei Diavoli del Nord. In un Regno in cui i cittadini ricordano, tipo in quello dei Crauti, un evento del genere sarebbe finito ad insulti e sputi, ma il Regno Dorato è particolare: applausi scroscianti, con allenatore ed amministratore delegato dei Diavoli del Nord sorridenti ed in prima fila. Porca troia.