Quel bontempone del calendario 2012/13 ha tirato al Milan lo scherzo (di pessimo gusto) di accumulare la maggior parte degli impegni “abbordabili” nella prima frazione, per poi residuare quasi tutti i big match nel rush finale.
In particolare, nel mese di Aprile i rossoneri dovranno vedersela con l’infernale combo di Fiorentina, Napoli e Juventus, in un arco temporale di appena 15 giorni. Non sazio, prima della fine del campionato il Milan dovrà affrontare anche Catania e Roma. La prime tre formazioni citate rappresentano delle rivali storiche, nonché le squadre più competitive di questo campionato. Inoltre, sono guidate da tre allenatori considerati tra i migliori tecnici italiani attualmente in circolazione.
Il buono – Vincenzo Montella.
Fermo restando che ogni allenatore, al di là dell’aspetto di facciata, negli spogliatoi e negli allenamenti è un sergente di ferro, e che il termine “buono” in questa sede non funge da sinonimo di “permissivo” o “caritatevole”, Vincenzo Montella colpisce per la sua sportività e per la perenne espressione sorridente che lo accompagna anche nei periodi meno felici e che trasmette quella affabilità tipica di certe zone del meridione.
Il giovanissimo e quotatissimo tecnico napoletano ha portato un’autentica ventata d’aria fresca in un campionato decisamente stantio. Le sue squadre giocano un bel calcio e portano a casa risultati più che soddisfacenti, facendo gioirei tifosi e società.
Occorre tuttavia riconoscere che il compito di Montella è stato agevolato dalla presenza di condizioni particolarmente favorevoli: infatti, a Catania si è calato in una realtà che produceva ottimi risultati già da diversi anni grazie ad una gestione societaria oculata ed equilibrata. A Firenze è approdato proprio nel momento in cui la società è tornata ad investire, dando anima e corpo ad una squadra veramente competitiva. Qui l’allenatore in parola si è dimostrato veramente valido: non è sufficiente concludere ottimi affari sul mercato se poi a livello tecnico e tattico non si trova il giusto amalgama per farli rendere al meglio. Montella ci è riuscito: ha dato alla squadra una precisa identità, la viola vince e diverte.
Molto probabilmente il suo passato da calciatore ha agevolato la susseguente carriera di allenatore, visto che già allora passava tanto tempo in panchina. Immeritatamente, aggiungo io, che non posso non spezzare una lancia in suo favore essendo in debito per più di una vittoria al fantacalcio.
Il brutto – Antonio Conte.
In seguito al rimboscamento a cui è stato assoggettato non sarebbe neppure tanto brutto, ma è pur sempre gobbo, il che basta e avanza. Un allenatore connotato dalla tipica antipatia che si nutre verso i vincenti. Le sue squadre riflettono il suo carattere, nonché il suo passato da calciatore: estremamente toniche sotto il profilo atletico e cariche di agonismo. Alla Juventus, il tecnico leccese ha messo le redini del gioco in mano a quel Pirlo che le sa ancora muovere a meraviglia.
L’idea di sgambettare la sua corsa allo scudetto è sempre un incentivo piuttosto succulento, e d’altra parte, come recita una celebre frase del film, “mi piacciono quelli grandi e grossi perché quando cadono fanno tanto rumore e quando ti butterò giù io ne farai di rumore”
Tuttavia, nella bolgia dello Juventus Stadium non sarà affatto semplice penetrare la sua squadra, che presumibilmente attenderà i rossoneri arroccata su un’ermetica difesa a tre e protetta da corsie laterali e da un centrocampo estremamente tonici. La posta è alta per entrambe: per il Milan l’ingresso in Champions è fondamentale, per la Juventus c’è ampia voglia di rivincita visto che la gara di andata ha lasciato più di qualche strascico.
Come da tradizione del perfetto allenatore vincente ed antipatico, il tecnico leccese non esita ad alzare la voce a dismisura per ogni circostanza, anche marginale, possa danneggiare la propria squadra, per poi dimenticare molto in fretta i tanti favori gratuiti ed immeritati ricevuti in dono. Proprio per questo motivo, anche se le sue lamentele mi danno l’urticaria, spero di tornare a sentirle presto.
Il cattivo – Walter Mazzarri.
Per descrivere correttamente il tecnico toscano sarebbe stato più appropriato un film intitolato “il buono il brutto e il piangina”. Non avendolo, Walter Mazzarri impersona il cattivo. Come da peggior scuola portoghese, il tecnico toscano è sempre pronto a scaldare l’ugola contro qualsiasi decisione, al fine di assicurare alla sua squadra un livello di tutela superiore, nonché vantaggi che esulano dai meriti sportivi.
Come allenatore l’ho sempre considerato un anticalcio, pur riconoscendogli meriti sportivi da encomio. Infatti, tutte le squadre che ha allenato hanno prodotto risultati molto favorevoli, talvolta inaspettati, quasi sempre al di sopra delle aspettative (ma, occorre sottolinearlo, solamente in ambito nazionale). Esaltante la promozione in Serie A del suo Livorno, miracoloso il salvataggio della Reggina penalizzata di ben 11 punti.
Le sue squadre giocano piuttosto maluccio: anche nel suo caso difesa a tre estremamente arcigna protetta da un centrocampo molto più propenso a distruggere che a costruire, a sostegno di un solo centrocampista tuttofare e di una punta centrale di sicuro affidamento affiancato da un attaccante di movimento. Catenaccio e fallo sistematico sono sempre all’ordine del giorno, anche per questo battere il Napoli non sarà una passeggiata: il Milan dovrà schierare un centrocampo muscoloso senza cadere nella trappola di perdere i nervi. Discorso che riguarda anche e soprattutto Mario Balotelli: non serve il Profeta Calmoni per prevedere che l’attaccante sarà provocato per tutta la durata dell’incontro e forse anche oltre.
E Mister Allegri come si colloca in questo scenario? Mentre gli altri cow boy lanciavano al galoppo i loro destrieri, Allegri li inseguiva cavalcando Constant e, nel polverone che hanno sollevato, qualche volta ha pure sbagliato strada. Tuttavia, il periodo non roseo, gli ha permesso di mettere in mostra notevoli doti caratteriali come il pragmatismo e la tenacia. Non si è perso d’animo, non si è mai lasciato sfuggire una dichiarazione fuori dalle righe, ha sempre creduto e ribadito che la squadra avrebbe fatto valere le proprie qualità. Il tempo gli ha dato ragione. Ora che il percorso si fa veramente accidentato, mi auguro che rimanga in sella.
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