Un celebre detto da bevitori recita “se non te lo ricordi significa che non è mai accaduto”. Ipotizzando una improvvisa amnesia circa quanto accaduto tra le 20:00 e le 24:00 di Martedì 12 Marzo, possiamo tranquillamente affermare che il Milan sta affrontando un periodo molto positivo. La squadra sembra non essere nemmeno lontana parente dell’armata Brancaleone vista nella prima parte di campionato ed il frustrante avvio al rallentatore è assolutamente alle spalle. Grazie anche ad una Serie A il cui livello medio è in crollo verticale, i rossoneri hanno dato vita ad una rimonta avvincente che consente loro di giocarsi un posto in Champions per il prossimo anno, quel posto che sembrava inafferrabile la scorsa estate e che sembrava pura utopia fino a Novembre inoltrato.
Se quando le cose vanno male si tende a gettarsi alla ricerca di un capro espiatorio, nei periodi favorevoli, in genere, si gode il momento senza porsi troppe domande. Ma come ha fatto il timido e molle Milan autunnale a diventare d’improvviso uno squadrone dalla media punti stellare? Quali sono stati i fattori che hanno scatenato una simile metamorfosi? Le lacune mostrate dalla squadra (es. l’intesa della coppia centrale) sono state risolte? La preparazione atletica era calibrata per offrire i frutti migliori a metà campionato? Quel Mister che ha provato inutilmente tutte le combinazioni possibili ha avuto finalmente l’ispirazione dal cielo? Giocatori modesti sono improvvisamente diventati dei fuoriclasse? Constant è diventato un bell’uomo? Forse. O forse no.
Tutte queste considerazioni custodiscono in sé un fondo di verità e tutti gli aspetti sottolineati hanno contribuito, a loro modo, all’alchimia a cui abbiamo assistito. Ma la chiave di volta potrebbe non essere nessuna di queste. Potrebbe trattarsi molto semplicemente di un effetto placebo. Una bestemmia? Non saprei.
Da sempre, nello sport come nella vita quotidiana, i risultati sono intrinsecamente la causa e la soluzione di tutti i mali. Una vittoria immeritata o insperata è in grado di azionare un circolo virtuoso almeno quanto una sconfitta inaspettata o ingiusta è in grado di azionare un circolo vizioso. Tante squadre nel recente passato hanno raggiunto risultati stupefacenti giocando sulle ali dell’entusiasmo e vissuto delle stagioni orribili influenzate da problemi psicologici.
Con specifico riferimento al Milan, la realtà è che, pur offrendo prestazioni scialbe e sottotono per buona parte del girone di andata, ad un certo punto della stagione è riuscito, in un modo o nell’altro, ad invertire la rotta mettendo a segno una buona serie di risultati utili consecutivi. Alcuni sono arrivati in maniera fortunosa, altri in seguito a decisioni arbitrali discutibili, ma sono arrivati, e da lì in poi tutto è cambiato.
Il punto di flesso non è caduto in una circostanza qualsiasi: Domenica 25 novembre 2012, il sottoscritto aveva raggiunto da pochi giorni un’età per la quale Galliani offrirebbe solo rinnovi annuali, e la nostra superava in casa la Juventus. Tante le stranezze di quella sera: l’arbitro che prende decisioni discutibili contro la formazione di Torino, Robinho che segna, e soprattutto i rossoneri che sfoderano una prestazione micidiale contro la prima della classe, fin lì autentica ammazza-campionato. Una vittoria netta, perfezionata proprio dalla medesima squadra che pareva la prima a non crederci, che al primo gol subito tirava i remi in barca, o peggio ancora andava in crisi mostrandosi incapace di reagire e trasudando insicurezza e mancanza di convinzione nei propri mezzi.
Dopo aver battuto la Juventus, il Milan ha portato a casa 39 punti in 16 giornate, vincendo e soprattutto convincendo.
Improvvisamente ci siamo resi conto che i nostri giocatori erano tonici e arrivavano sempre primi sul pallone (ma solo entro i confini nazionali), di possedere degli elementi che tutto sommato non sono poi così scarsi come credevamo (es. Montolivo, il cui contributo è attualmente considerato imprescindibile), di avere dei giovani dal potenziale incredibile, che ci costringono a commentare le loro prestazioni sforzandoci di rimanere con i piedi per terra mentre la bocca tradisce un sorriso di soddisfazione. Improvvisamente il Milan che “speriamo di arrivare presto a 40 punti” annichiliva il Barça (a proposito, ma quand’è il ritorno?).
Tra le ultime giornate dell’anno solare 2012 e le prime dell’anno nuovo, i ragazzi hanno iniziato a mostrare qualche cenno di flessione, continuando a fare punti ma offrendo prestazioni opache e incontrando notevoli difficoltà ad andare in rete, probabilmente in dipendenza delle tante energie spese. In quel momento, la rimonta rossonera rischiava di fare la fine di quella dell’Inter leonardiana, la quale cedette di schianto sotto il profilo fisico. Ma il Milan odierno non ha più un’età media così elevata.
Inoltre, il mercato di Gennaio ha portato Mario Balotelli. E’ incredibile come l’acquisto di un giocatore di gran caratura riesca a trasmettere entusiasmo a tutto l’ambiente spingendo tutti a dare il meglio: un solo elemento, come per magia, rafforza l’intero reparto se non l’intera squadra. Lo avevamo già sperimentato con gran stupore ai tempi di Ibra: lo svedese si innestò in uno dei Milan più mediocri della storia recente, prendendolo per mano e convincendolo ad allenarsi duramente fino a trasformare il brutto anatroccolo in un cigno capace spiccare il volo verso la vittoria del campionato.
Balotelli è arrivato proprio nel momento in cui altri giocatori chiave hanno fatto registrare un calo di rendimento, permettendo al Milan di continuare a portare a casa dei punti grazie ad una media gol superiore a quanto lo stesso attaccante fosse mai riuscito a fare in carriera.
Ora che il campionato volge al rush finale, non ci è consentito di prevedere con esattezza se questa incredibile rimonta verrà perfezionata con l’ingresso in Champions (ritenuto più che mai essenziale per gettare le basi del Milan futuro) oppure resterà un’opera incompiuta. Quello che è certo, è che se battiamo la Juventus anche al ritorno è sicuramente meglio.
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