Milan, Europa ed incassi

Soldi, soldi, soldi, tanti soldi
Beati siano soldi
I beneamati soldi perché
Chi ha tanti soldi vive come un pascià
E a piedi caldi se ne sta

E’ un dato di fatto che, negli ultimi 8 anni, diciamo da Istanbul in poi, l’azionista di maggioranza abbia deciso di ridurre il suo impegno nel Milan in termini di calciomercato, comprando quasi sempre a prezzi di saldo, e, quando possibile, realizzando mega-plusvalenze con le cessioni dei propri gioielli a prezzi molto alti.

Gli affari Sheva, Kakà, ma pure Ibra e Thiago Silva, pur dolorosi e pur avendo causato impoverimenti tecnici nel breve periodo, economicamente sono stati eccellenti.  Per quanto riguarda Kakà e Sheva, parlando col senno di poi, la cessione è arrivata nel momento giusto, viste le loro prestazioni post-Milan. Dall’altra parte, bisogna risalire fino all’estate 2002 per trovare l’ultimo campione affermato comprato dal Milan nel pieno della sua parabola, ossia Alessandro Nesta.

La proprietà, fondamentalmente, si è “limitata” a coprire le perdite d’esercizio, spesso cospicue ad onor del vero, non mettendo più un euro extra per il calciomercato. Tralasciando le dietrologie su questo cambio di rotta, da anni argomento di discussione tra i cosiddetti tifosi “evoluti” e “non evoluti”, credo che un’analisi sull’andamento dei fatturati e delle politiche societarie possa essere di una certa utilità per capire le cause del fenomeno.

Per quanto riguarda i fatturati, prendendo come riferimento la Deloitte Football Money League,  il  Milan nella stagione 2002-2003 era la terza squadra in Europa con 200,4 milioni di Euro incassati, circa il 20% in meno del Manchester Utd capolista ed il 9% in meno della Juventus. Il terzo posto fu confermato per altre due stagioni, prima di iniziare una graduale discesa che ha fatto assestare i rossoneri tra il settimo ed il decimo posto nell’ultimo lustro. Attualmente, il Milan è ottavo con 256,9 milioni di fatturato, meno della metà di quello del Real capoclassifica, poco più della metà rispetto Barça seconda forza, ed inferiore anche a quello delle 4 big inglesi e del Bayern.

Tralasciando l’ovvietà che con fatturati doppi ci si possano permettere monti ingaggi decisamente superiori, quindi giocatori migliori, la prima cosa che si nota è come le big inglesi, quelle spagnole ed il Bayern abbiano tutte dal quasi raddoppiato al più che raddoppiato i loro incassi negli ultimi 10 anni, mentre il Milan, sempre leader tra le italiane, si sia dovuto accontentare di un misero +28%. La seguente tabella riassume l’andamento del fatturato  nelle ultime dieci stagioni dell’attuale top-ten, con le cifre espresse in milioni di €:

Pos. Club 2011/12 2010/11 2009/10 2008/09 2007/08
1. Real Madrid 512.6 479.5 (1) 438.6 (1) 401.4 (1) 365.8 (1)
2. Barcellona 483.0 450.7 (2) 398.1 (2) 365.9 (2) 308.8 (3)
3. Manchester United 395.9 367.0 (3) 349.8 (3) 327.0 (3) 324.8 (2)
4. Bayern Monaco 368.4 321.4 (4) 323.0 (4) 289.5 (4) 295.3 (4)
5. Chelsea 322.6 249.8 (6) 255.9 (6) 242.3 (6) 268.9 (5)
6. Arsenal 290.3 251.1 (5) 274.1 (5) 263.0 (5) 264.4 (6)
7. Manchester City 285.6 169.6 (12) 152.8 (11) 101.2 (19) 104.0 (20)
8. Milan 256.9 235.1 (7) 235.8 (7) 196.5 (10) 209.5 (8)
9. Liverpool 233.2 203.3 (9) 225.3 (8) 217.0 (7) 210.9 (7)
10. Juventus 195.4 153.9 (13) 205 (10) 203.2 (8) 167.5 (11)
Pos. Club 2006/07 2005/06 2004/05 2003/04 2002/03
1. Real Madrid 351.0 (1) 292.2 (1) 275.7 (1) 236.2 (2) 193.7 (4)
2. Barcellona 290.1 (3) 259.1 (2) 207.9 (6) 169.9 (7) 123.4 (13)
3. Manchester United 315.2 (2) 242.6 (4) 246.4 (2) 259.4 (1) 251.2 (1)
4. Bayern Monaco 223.3 (7) 204.7 (8) 189.5 (7) 166.4 (9) 163.9 (5)
5. Chelsea 283.0 (4) 221.0 (6) 220.8 (5) 217.5 (4) 134.1 (10)
6. Arsenal 263.9 (5) 177.4 (9) 171.3 (10) 174.1 (6) 150.1 (7)
7. Manchester City 84.5 (-) 89.4 (17) 90.1 (17) 93.5 (16) 70.5 (-)
8. Milan 228.7 (6) 238.7 (5) 234.0 (3) 222.1 (3) 200.4 (3)
9. Liverpool 206.5 (8) 176.0 (10) 181.2 (8) 140.2 (10) 149.3 (8)
10. Juventus 141.2 (12) 251.2 (3) 229.4 (4) 215.3 (5) 218.8 (2)

Analizzando la composizione delle entrate, sempre prendendo come riferimento la Deloitte Football Money League,  è facile vedere come il tallone d’Achille milanista sia la voce “match day”: i rossoneri hanno incassato 33.8 milioni tra biglietti e abbonamenti, mentre i top club inglesi (tranne il City), spagnoli ed il Bayern, grazie a stadi più moderni e polifunzionali, viaggiano dagli 85 ai 126.

Nonostante la buona politica di accordi commerciali messa in atto negli ultimi anni, il Milan rimane troppo ancorato ai diritti tv (126.3 milioni tra Serie A e Champions League, quasi la metà del fatturato), ed il ritorno ai diritti collettivi per la Serie A, entrato in vigore nel 2010, lo penalizza (“soli” 88 milioni previsti per quest’anno).  La seguente tabella mostra da dove provengono gli incassi dei maggiori club europei, più l’Inter:

Club Match day Diritti TV Ricavi commerciali
Real Madrid 126.2 199.2 187.2
Barcellona 116.3 179.8 186.9
Manchester United 122.0 128.5 145.4
Bayern Monaco 85.4 81.4 201.6
Chelsea 96.1 139.4 87.1
Arsenal 117.7 107.7 64.9
Manchester City 38.1 109.0 138.5
Milan 33.8 126.3 96.8
Liverpool 55.9 78.2 99.1
Juventus 31.8 90.6 73.0
Inter 23.2 112.4 50.3

Galliani non ha tutti i torti, quindi, quando ripete a pieni polmoni la litania sugli stadi di proprietà, anche considerando che non sempre si ha un Comune che ti affitta i terreni per 0,58 €/mq all’anno. La mia opinione è che, comunque, non ci sia mai stato l’interesse reale da parte del Milan di dotarsi di stadio proprio, visto che negli anni passati i soldi c’erano, così come penso che gli indispensabili agganci politici siano sempre stati quantomeno discreti.

Per quanto riguarda i diritti tv, Galliani si lamenta spessissimo indicando la  Spagna dei diritti tv individuali, in cui Real e Barça da sole incassano circa il 50% della torta. Nella stagione 2010-2011, infatti, su un totale di 641,3 milioni, i catalani ne hanno incassati 163,  contro i 156 dei madrileni. Staccatissimo il Valencia, terza forza, con 42 milioni.

L’ad rossonero, però, “dimentica” sempre il resto dell’Europa, con Inghilterra, Francia e Germania che dividono in maniera molto più equa dell’Italia, come dimostrano i dati raccolti e pubblicati da tifosobilanciato.it. Basti pensare che in Inghilterra si va dai 76 milioni del City ai 49 dei Wolves (rapporto 1,5:1),  in Francia lo scorso anno dai 43,8 del Lione ai 13,8 del Digione (rapporto 3:1), in Germania dal prossimo anno il rapporto tra più pagato e meno pagato potrà essere al massimo 2:1, mentre in Italia si va dai 104 milioni della Juve ai 25 del Pescara (rapporto 4:1).

In pratica, Galliani prende come modello il campionato europeo più iniquo in termini di distribuzione dei diritti tv, quando già la Serie A tutela molto le grandi squadre sotto questo aspetto, invece di evidenziare come sarebbe ora che pure in Spagna privilegino la competitività interna anziché foraggiare le due grandi!

Sulla politica societaria milanista, brevemente, si scopre l’acqua calda dicendo che la gestione dal 2005 al 2010 è stata miope. La parola d’ordine era risparmiare sui cartellini, ma sono stati offerti ingaggi spropositati a gente bollita, che non aveva alcuna possibilità di essere poi rivenduta. Investimenti totalmente a perdere, che si sono tradotti in monti ingaggi da top-team, bilanci in rosso ed impossibilità di investire sul mercato, causa rubinetti Fininvest semi-chiusi.

Da un paio d’anni a questa parte, sembra esserci stata una svolta, con drastica cura dimagrante del monte ingaggi, ringiovanimento della rosa, cura del settore giovanile (mai considerato negli anni d’oro), ed un Balotelli, pare, acquistato grazie alla plusvalenza di Pato ed un bilancio a quanto pare sistemato (ma aspetto di leggerlo prima di sbilanciarmi).

Continuassero su questa strada, mi andrebbe bene: a me non dispiace affatto l’idea di un Milan autofinanziato, che punti sul settore giovanile e che, salvo qualche eccezione, non prolunghi contratti ai suoi giocatori fino alla morte. Inoltre, il calcio degli ultimi anni sta dimostrando che, nel medio-lungo periodo, emergono le società che sono gestite come aziende, non i giocattolini di lusso per sceicchi o russi vari, a serio rischio di oblio una volta che il mecenate di turno si stufa.  Il Fair Play Finanziario, a mio parere, è stato introdotto proprio per tutelare il mondo del calcio da situazioni del genere, facendo un discorso del tipo: “Caro sceicco/russo, se vuoi mettere soldi nel calcio, li devi mettere davvero, e non limitarti a far da garante con le banche, riempiendo di debiti la squadra che hai comprato.”.

Tornando al Milan, inutile dire che la qualificazione in Champions del prossimo anno è vitale per continuare un percorso che lo riporti ad essere grande in maniera sostenibile, magari attirando pure investitori per questo benedetto stadio ed altri sponsor, e non essere costretti a vedere altre, dolorose, cessioni illustri.

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