L’onore delle armi

Dopo la bella, ma incompleta, prestazione d’orgoglio dell’Inter di ieri sera, è ormai opinione comune che i neroazzurri siano usciti dall’Europa “a testa alta”, mentre il Milan meriti pomodorate dopo l’inenarrabile batosta di Barcellona. Capisco che gli avvenimenti più recenti rimangano più impressi nella mente rispetto a quelli di qualche giorno prima, ma ad Oxford direbbero: “E sti cazzi!”.

Innanzitutto, andrebbero considerati i fatti nella loro globalità, ed in entrambi i casi c’è stata una grande prestazione in casa ed una bella legnata in trasferta. Inoltre, ma non in subordine, vanno considerati gli avversari, la loro qualità e la loro condizione psicofisica prima della partita di ritorno.

Da una parte c’era un Tottenham privo del suo fuoriclasse e con la testa già al terzo posto da consolidare in Premier League, dall’altra c’era un Barcellona incazzato come una belva ferita dopo la lezione presa all’andata, senza nessun pensiero alla Liga e punto ancora più nell’orgoglio dalle sconfitte patite contro gli acerrimi rivali del Real Madrid. Leggevo  già, anche da fonti spagnole, di “fine di un ciclo”, “Messi depresso”, del “solito tiki-taka sterile”. Anche in questo caso, memoria cortissima: era già finito nel dimenticatoio come questa squadra stia dominando la Liga e che abbia avuto il primo periodo di vera crisi dopo anni in cui ha vinto quasi tutto il vincibile, perdendo quel poco che ha perso per un soffio.  La reazione d’orgoglio che hanno avuto a tutto ciò è stata devastante e credo che qualunque squadra al mondo sarebbe uscita sconfitta, più o meno pesantemente, contro quel Barcellona in formato deluxe, con i tre fuoriclasse in giornata, che faceva circolare palla velocemente, pressava in maniera asfissiante e si muoveva molto senza palla.

Fantastico anche come Allegri sia tornato in discussione,  nonostante gli ultimi mesi esaltanti, in cui una squadra rifondata e partita in un ambiente stra-depresso è risalita dalla zona retrocessione alla zona Champions, facendo vedere una coesione assente da anni e per buoni tratti pure un gioco piacevole.

Altrettanto meraviglioso come l’allenatore interista, dopo questa quasi rimonta, sia tornato autorevole e con lo spogliatoio in pugno, nonostante i neroazzurri, dalla bella vittoria nello stadio juventino, abbiano inanellato più figuracce che prestazioni da ricordare e siano da mesi senza una vera idea di gioco, retti da tre o quattro individualità (Cassano, Guarin, Ranocchia, Handanovic) che in serie A fanno la differenza.

Guardando alla situazione globale delle due squadre di Milano, penso che nessuna delle due sia competitiva ai massimi livelli europei nel momento attuale, ma dalla parte rossonera c’è un nucleo portante dal giovane al giovanissimo, con ancora molti anni di carriera davanti, mentre sull’altra sponda la squadra si fonda su un gruppo di over-30 che ormai il meglio lo ha dato. Il Milan, con un paio di innesti di spessore e con l’auspicabile crescita dei talentini che ha in casa, può diventare un bel guastafeste, a meno di “offerte irrinunciabili” o “sacrifici per ragioni di bilancio”, mentre l’Inter si trova più o meno nella situazione rossonera del post-Atene, con una rifondazione necessaria, ma senza pecunia per attuarla in tempi rapidi.

La botta, dalla parte rossonera, c’è stata, è innegabile, ma se fanno tesoro dell’esperienza e la archiviano come un normale episodio in un processo di crescita, il futuro è molto meno fosco di quello che si poteva immaginare ad inizio anno.

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